Quando un libro ti cambia la vita. Le parole di Danilo Dolci

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Ci sono libri che ti cambiano la vita. Come Le parole di Danilo Dolci. La presentazione di Antonio Vigilante mi ha emozionato e commosso. L’oculata antologia di Michele Ragone, che seleziona e scandisce le parole chiave su cui Dolci ha costruito il suo modello teoretico e prassico, mi hanno coinvolto e conquistato.
Ci sono libri che bisogna leggere e autori ai quali bisogna accostarsi a una certa età, quando ci si accorge che il futuro incombe incerto se non minaccioso, e si ha bisogno di ormeggi più solidi per affrontare il resto della navigazione.
Danilo Dolci è stato un pensatore di assoluto rilievo nel panorama intellettuale del Novecento europeo e italiano. È stato un gigante e uno dei ultimi epigoni del “pensiero forte”: la sua rimozione dalla cultura nazionale rappresenta uno scandalo che grida vendetta. Non dico che RaiUno dovesse dedicargli una fiction, anche se la sua vita è bella e solare più di un romanzo. Ma è gravissimo – un insulto all’intelligenza – che sulla sua opera, sulle sue sfide, sulle sue provocazioni, ancora così attuali e prorompenti, calasse anzitempo una cortina di silenzio, pesante come il piombo.
Forse una ragione c’è, a ben vedere: Danilo Dolci è l’esatto contrario di quest’epoca che viviamo, intrisa di berlusconismo e di antipolitica, e in cui anche la sinistra non sembra più in grado di liberarsi dai miti della comunicazione di massa (di cui Dolci fu un critico feroce e puntiglioso), dell’apparire che sopravanza l’essere, dell’individualismo che trionfa sulla visione comunitaria della civiltà.
È per questo che Danilo Dolci va letto e amato ad una certa età, semmai dopo averlo cercato ed occhieggiato, dopo averlo preso e lasciato per un bel po’ di decenni, com’è successo a me. È uno di quegli autori che sai che devi leggere, che sai che prima o poi leggerai. Come i migliori classici.
Il tempo giusto è arrivato nelle prime ore di un mattino della primavera scorsa, quando sulla bacheca Facebook di Antonio Vigilante, docente e direttore di Educazione Democratica, ho letto un post in cui esprimeva la sua amarezza per lo scarso interesse suscitato – perfino tra gli addetti ai lavori, perfino tra i dolciani – dal libro di Ragone. Vigilante aggiungeva una notizia bella e sorprendete, e cioè che il libro era disponibile gratuitamente anche in ebook (al link http://educazioneaperta.it/wp-content/uploads/2017/04/Michele_Ragone_Le_parole_di_Danilo_Dolci.pdf): una scelta che editore, curatore e autore della prefazione avevano condiviso proprio per cercare di dare alle Parole di Danilo Dolci una diffusione ampia che però, fino al momento di quel post, era stata piuttosto deludente. L’opera è rilasciata sotto la licenza Creative Commons. Al momento i download sono poco più di un migliaio: la distribuzione digitale sta dando risultati interessanti, ma sarebbe stato lecito attendersi qualcosa di più, visto che nonostante la rimozione dalla coscienza civica e culturale nazionale di cui ho detto già, associazioni dolciane e laboratori maieutici (il metodo maieutico è la pietra d’angolo della filosofia nonviolenta e della pedagogia di Dolci) sono sparsi in tutta la Penisola.
L’ho scaricato e l’ho letto. Non tutto d’un fiato, perché un libro così profondo, bello, avvincente, coinvolgente va gustato un po’ alla volta. Meditato. Annotato. Riletto. Tra l’altro, è stato il primo volume che non ho letto su carta, ma dal principio alla fine nell’edizione digitale e attraverso un ebook reader (esperienza interessante, di cui vi dirò a parte, un’altra volta).
Michele Ragone offre ai lettori anche una ricca e avvincente biografia di Dolci, che spese tutta la sua esistenza per migliorare le condizioni di vita dei braccianti e dei pescatori di Trappeto, Partinico e della Sicilia occidentale, sconfiggendo il potere clientela e mafioso che incombeva su quell’area attraverso la pratica non violenta, la partecipazione ed un’intelligente se non rivoluzionario uso della comunicazione (che Dolci contrappone alla mera trasmissione di norme e comportamenti passivi che oggi caratterizza i mass-media).
Come si legge nella presentazione di Antonio Vigilante, “Dolci ha combattuto la miseria, la mafia, il sistema clientelare, ma il suo merito più grande è stato quello di aver fatto una cosa semplice, che dovrebbe essere naturale in una realtà sociale non alienata: ha aiutato la gente ad incontrarsi, discutere insieme dei problemi comuni, aprirsi, comunicare. È tutta qui la sua maieutica reciproca, espressione filosofica per dire una cosa essenziale come il mangiare ed il respirare. Una cosa dalla quale dipende la nostra democrazia. Non illudiamoci: non esiste democrazia se non c’è confronto; non esiste democrazia in un paese in cui la socialità è frammentata ed ognuno apprende singolarmente il mondo; non esiste democrazia dove la lettura attenta dei segni complessi del reale lascia il posto alla chiacchiera ed allo slogan.”
Proprio come sta accadendo nel nostro Paese.
I tempi sono dunque più che maturi per leggere Danilo Dolci, o per riscoprirlo come auspica Vigilante. E un ottimo inizio è rappresentato proprio da questo libro.

M. Ragone, Le parole di Danilo Dolci. Dizionario lessicale-concettuale, presentazione di Antonio Vigilante, Biblioteca di Educazione Democratica, I, Edizioni del Rosone, Foggia 2011, pp. 305.

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Author: Geppe Inserra

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