Perché siamo ultimi? Le riflessioni di Massimo Mazza

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C’è un desiderio diffuso di tornare a ragionare di sviluppo, un desiderio che si può palpare quotidianamente in questo blog. Diversamente dal social network, che per sua natura spinge a commenti telegrafici, i commenti di un blog consentono una maggiore libertà, e credo sia pertanto doveroso che i commenti più articolati diventino a loro volta post, nel tentativo di azionare il circolo virtuoso della riflessione condivisa, del confronto, di rilanciare un dibattito sullo sviluppo che da troppo tempo è asfittico.
Leggo solo ora (imperdonabile, da parte mia, ma a volte su Facebook taluni commenti vanno a ficcarsi dove non è facilissimo trovarli) questa bella e interessante riflessione di Massimo Mazza al mio articolo Perché siamo ultimi: una riflessione a bocce ferme sul declino di Foggia e provincia (ne suggerisco caldamente la lettura o la rilettura, per gustare pienamente le considerazioni di Mazza). Ecco il contributo dell’amico Massimo, giornalista, funzionario culturale della Biblioteca Provinciale.

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Grazie Geppe per avermi coinvolto in un argomento che purtroppo ci amareggia ma che occorre analizzare nel tentativo di tutti, ognuno per la propria parte, di individuare rimedi e frenate circa ineluttabili, disastrose cadute libere in un baratro senza fondo; purtroppo questa Città, questa Provincia sono diventate in effetti indifendibili, e lo sostiene uno come me che ha sempre difeso a spada tratta, anche attraverso l’informazione, questo amato territorio.

In un’altra circostanza condividemmo che si sarebbe reso necessario eliminare le Regioni e non le Province, proprio quelle istituzioni regionali che sono venute meno a determinati compiti, per non parlare di sprechi e stipendi d’oro con annesse buonuscite che non salvano neanche l’incolpevole Vendola, a tutt’oggi, dopo lo “scandalo sanità” alla Regione Puglia, facendo perdere di vista i problemi reali del territorio. Geocentrismo a parte.
Vederci agli ultimi posti nel solito annuale studio del Sole 24 Ore che in questa circostanza coinvolge anche la BAT che è “fuggita” prima ancora di essere annessa al nostro territorio, è frustrante. Tu facevi menzione, in un’analisi altamente obiettiva, alle opere del fascismo e al tentativo di decollo industriale post bellico-anni ’70, le cui realizzazioni nel bene o nel male sono state possibili grazie, alla strategia, all’intelligenza, all’operosità e, perché no, all’onestà di tanti figli della nostra terra che hanno dato anima e corpo per la ricostruzione, per il riscatto sociale delle nostre popolazioni.
Nel momento in cui vediamo caricarci di migliaia di euro per IMU e TARSU, mentre la città e i giardini oramai sono diventati il primo “immondezzaio” non solo d’Italia ma del mondo, subiamo mortificazioni e scoraggiamenti che spesso ci inducono a pensare di emigrare nelle città del Nord ove i nostri figli hanno “purtroppo” trovato occupazione; ma l’analisi non può fermarsi qui: come ha potuto – e questo rappresenta solo un piccolo esempio degli scempi attuati – in un recente passato la nostra Amministrazione comunale sprecare 600mila euro di consulenza per un legale esterno all’AMICA, mentre si rendeva necessario assumere una ventina tra giardinieri e spazzini che avrebbero dato più decoro alla città?
Con la mentalità, l’egoismo, l’impreparazione l’affarismo e il menefreghismo di determinate persone non ci saremmo salvati forse neanche con le provvidenze per la reindustrializzazione previste per le aree terremotate.
Tanta colpa è da addebitare alle ultime amministrazioni comunali e provinciali, che se pure in tempi di crisi e di congiuntura non sono state in grado di tener la “barra dritta” del vapore che perdeva acqua da tutte le parti, segnando letteralmente il passo. Qualche nastro tagliato, qualche evento culturale in un contesto che salva solo la nostra Biblioteca Provinciale, che grazie all’informatizzazione dei servizi e ai circa 500mila “reperti” posseduti tra testi moderni, antichi, manoscritti, periodici, la rendono seconda per importanza solo a Napoli nell’intero Mezzogiorno. Speriamo che cambi il vento ed una nuova classe politica sia in grado di uscire fuori dal tunnel in cui ci siamo ricacciati, anche se come sostieni tu, Geppe, il bicchiere oramai è vuoto e la frittata è fatta.

Massimo Mazza
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Author: Geppe Inserra

1 thought on “Perché siamo ultimi? Le riflessioni di Massimo Mazza

  1. Ho anch'io delle considerazioni sul post di geppe Inserra intitolato "Perché siamo ultimi"
    Bella analisi.
    Mi permetto di fare qualche osservazione a latere.
    Negli anni ottanta l'Italia ha cercato e in qualche modo trovato un tipo di presenza industriale basata su capitali privati. Sono stati gli anni della sostanziale dismissione delle “partecipazioni statali” e dell'affermazione del sistema dei distretti produttivi manifatturieri, del “Piccolo è bello” e del “Made in Italy”. È stata la particolare modalità con la quale l'Italia ha deciso di rispondere alla crisi della fabbrica fordista. La ragione divulgata è stata la presenza onnivora dei partiti. La seconda non era meno vera della prima ma era facilmente superabile con pochi efficaci provvedimenti normativi. Bastava fare delle semplici riforme.
    Noi abbiamo in tal modo rinunciato a furor di popolo sotto una campagna di stampa ben orchestrata al settore petrolchimico, a buona parte della siderurgia, alla cantieristica navale al settore delle c.d grandi opere, ecc. Siamo stati i primi a produrre un personal computer, abbiamo realizzato grandi dighe e autostrade in giro per il mondo, abbiamo messo elettrodomestici in ogni casa europea e abbiamo invaso il pianeta di vaschette di moplen. Oggi stiamo rinunciando con altrettanta incoscienza alla nostra industria automobilistica e a quello che resta della nostra industria siderurgica, mentre a oggi non abbiamo prodotto un solo smartphone o un tablette o un televisore lcd. Siamo inoltre totalmente o sostanzialmente assenti, come produttori, nei settori delle energie alternative, dalle biotecnologie, del farmaceutico.
    Ci vantiamo però di produrre divani e minigonne molto belle.
    Abbiamo cioè dismesso il settore industriale a favore di quello artigianale e abbiamo cambiato nome a quest'ultimo chiamandolo pomposamente “settore industriale” e abbiamo messo a capo di confindustria sanguigni rappresentanti di quel mondo.
    Spesso lo abbiamo fatto a favore della Germania, la quale, invece non ha affatto dismesso il suo sistema industriale e ha risolto la crisi facendo riforme serie, alzando il livello di conoscenza contenuta nel ciclo (sia in termini di prodotto che di processo) e dismettendo serenamente e lucidamente il loro settore manifatturiero semmai proprio a favore dell'Italia.
    Oggi ci accorgiamo che non possiamo più competere nel mondo globalizzato in termini di costo della manodopera mentre le nostre produzioni sono alla portata di chiunque. Continuiamo a raccontarci che solo noi abbiamo la manualità necessaria ma si tratta di una vera e propria balla.
    Ciò che voglio dire è che sicuramente la Provincia di Foggia ci ha rimesso dalle politiche degli spezzatini, degli anni ottanta ma ci sta rimettendo anche l'itera Nazione.
    Il tutto in un quadro politico-amministrativo che non consente più politiche di governo.
    Parlavo qualche giorno fa con il professor Viincenzo Cerulli Irelli sul tema dei risultati delle riforme del sistema delle autonomie locali e del c.d federalismo. A livello accademico il dato del fallimento è già acquisito. Anche quelle politiche sono state prodotte esattamente in quegli anni.
    Uno dei sottoprodotti di tale situazione è la politica che si occupa di rappresentare le istanze localistiche.
    La frammentazione/frantumazione di competenze non già su materie ma su base territoriale porta anche a questa sorta di guerra di territorio con politici spesso un po' “terra terra”.
    Una delle ragioni per cui sono personalmente contrario alle rappresentazioni rivendicazionistico/localistiche è anche dovuta alla considerazione che o si ha la capacità di avere visione di insieme o non si governa neppure un piccolo comunello di montagna. Lo vedo qui a Monte S. Angelo, diventato per tanti versi un piccolo comunello di montagna nonostante le sue potenzialità e la sua storia. Il livello della cd politica è sconcertante. Non si ha nessun tipo di visione, neppure di breve periodo e neppure solo di livello locale e non si governa un bel niente e

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