Cultura e campagna elettorale / Come ne parlano Finocchiaro e Volpe

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Giustamente, nel fondo di apertura del Corriere della Sera di ieri, Gian Antonio Stella lamenta come la cultura, il confronto sul patrimonio culturale del Paese che si va depauperando, pur essendo un’essenziale risorsa di futuro, siano temi esclusi dalla campagna elettorale.
Il grido di dolore dell’editorialista del Corriere è un tantino tautologico, perché la sua tesi è fondata fino a un certo punto. È vero che la cultura non sembra essere in cima ai pensieri dei leader della coalizioni. Ma è altrettanto vero che altrove se ne discute, e come, e sono semmai i grandi organi d’informazione a non dare il giusto risalto ad una campagna elettorale che in periferia sembra più vivace delle altre volte.
Ho ascoltato un intervento sorprendente – per calore e per consapevolezza – di Anna Finocchiaro sul tema, affrontato da una prospettiva nuova e quanto mai stimolante. La presidente del gruppo Pd al Senato ha invitato a tenere conto della grande risorsa rappresentata in termini di conoscenza, di know how, di arricchimento della comunità e dunque di capacità di costruire il futuro, di sorreggere lo sviluppo,  dai tanti giovani foggiani, dauni, pugliesi, meridionali che hanno studiato, si sono diplomati e laureati.

La conoscenza è un patrimonio tanto inestimabile nel senso più vero del termine. È insondabile, non può essere calcolato, ma rappresenta una enorme opportunità di futuro.
E noi lo possediamo, questo il punto. Spesso senza accorgercene. 
Anna Finocchiaro guida la lista del Pd al Senato nella Regione Puglia. Sel schiera invece ai primissimi posti un altro candidato che di questi temi fa un suo cavallo di battaglia. È Giuliano Volpe, rettore dell’Università di Foggia. Volpe ama spesso ripetere un dato che deve farci riflettere:  l’80% degli studenti proviene da famiglie i cui genitori non sono laureati.
Moltissimi di quei giovani si sono laureati o stanno per farlo. Un giovane che si laurea in una famiglia in cui nessuno l’aveva fatto prima di allora, costituisce un serbatoio di conoscenza, di abilità, a disposizione di quella famiglia e della comunità civile.
Quando rivendica per le università meridionali pari dignità di trattamento rispetto a quelle del Nord, Volpe aggiunge: “Questo non è meridionalismo piagnone, ma la richiesta di pari opportunità. È un meridionalismo che, nella scia dei Salvemini, dei Fiore, dei Di Vittorio, considera la formazione, la conoscenza, la ricerca, la cultura, il rigore etico, l’impegno gli unici strumenti capaci non solo di garantire una vera crescita individuale e collettiva del Sud ma anche di evitare comode autoassoluzione e di superare quei mali e quelle degenerazioni che hanno a lungo condannato il Mezzogiorno ad una condizione di subalternità e di ritardo.”
La campagna elettorale può offrire un’opportunità per rilanciare questi temi e farli tornare al centro dell’agenda politica nazionale. Sperando che se ne accorgano i grandi organi di informazione.
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Author: Geppe Inserra

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