L’operazione Avalanche passò per Foggia

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La tesi di Amedeo Tosti secondo cui gli Alleati scelsero di sbarcare a Salerno e non in un approdo più settentrionale e più facile da conquistare, perché ritenevano prioritaria la conquista di Napoli e degli aeroporti di Foggia (ne ho parlato in un post precedente) trova una conferma
autorevole anche da parte degli storici militari americani. Il colonnello Kenneth V. Smith ha scritto sull’argomento una brochure che ricostruisce dettagliatamente le ragioni e le diverse fasi della campagna Naples-Foggia, cui l’esercito statunitense dedicò anche una mostrina celebrativa, che vediamo in una delle immagini.
L’operazione fu ideata dal generale Marshall il 16 luglio del 1943, soltanto qualche giorno dopo il successo riportato nello sbarco in
Sicilia. “L’invasione della Sicilia – scrive Smith –  il 10 luglio andò al di là di ogni più ottimistica aspettativa degli alleati. Le loro forze subirono perdite più leggere del previsto e registrarono progressi significativi  già nella prima settimana della campagna. Sulla base dei successi alleati e le notizie che giungevano circa la disgregazione dell’esercito italiano, il generale Marshall il 16 luglio propose una coraggiosa iniziativa: conquistare il porto di Napoli e gli aeroporti di Foggia, una cinquantina di miglia più a nord est, e a seguire attaccare Roma. All’operazione venne dato il nome in codice Avalanche.”
Quanto scrive Smith è abbastanza sensazionale perché con il nome di Avalanche è passato alla storia lo sbarco di Salerno. Il fatto che
Smith lo usi in riferimento alla più generale campagna Naples-Foggia  conferma che la motivazione che spinse gli Alleati a scegliere un contesto così difficile quale Salerno per il loro sbarco fu dettata proprio dall’espressa volontà di conquistare il capoluogo partenopeo e gli aeroporti foggiani, conquista che veniva ritenuta dagli Americani essenziale per le sorti dell’intero teatro di guerra italiano.
In quel luglio 1943, Eisenhower non aveva ancora deciso se e quando muovere all’attacco della penisola. A convincerlo fu l’annuncio che il
re Vittorio Emanuele III aveva rimosso Benito Mussolini dal potere e aveva nominato il maresciallo Pietro Badoglio a sostituirlo. Come scrive Smith, “Eisenhower prese la sua decisione definitiva il 16 agosto”.
È difficile dire in che relazione stiano l’operazione Avalanche e i bombardamenti su Foggia. Probabilmente tra i due eventi non c’è un nesso logico: i bombardamenti sugli aeroporti foggiani furono pianificati per indebolire le difese italo-tedesche, mentre Avalanche doveva servire a risalire la penisola e a utilizzare il Tavoliere come testa di ponte per operazioni aeree nell’Europa centrale.
Proseguendo nella lettura della brochure di Smith si apprende un altro particolare interessante, che conferma ulteriormente e in maniera decisiva come lo sbarco di Salerno ed Avalanche siano legate a filo doppio con l’operazione Napoli-Foggia.
Marshall aveva inizialmente indicato proprio il porto di Napoli come sito dello sbarco, ma l’idea venne scartata perché il porto
partenopeo è sovrastato dal Vesuvio, dalle cui alture i nemici potevano facilmente prendere di mira i mezzi anfibi. Si preferì per questo Salerno,
nonostante che anche la corografia dell’altra città campana si presentasse
critica.
L’operazione scattò alle prime ore del mattino del 9 settembre. Il giorno prima Badoglio aveva firmato l’armistizio.
Gli Americani incontrarono da parte tedesca una resistenza piuttosto accanita sia a Salerno che a Napoli, Quindi, lentamente ma
inesorabilmente, cominciarono ad avanzare verso nord e verso nord-est, alla conquista di Foggia. Ad ostacolarli non c’era soltanto l’opposizione tedesca, ma come ricorda l’autore, il fango, la pioggia, il freddo. I muli diventarono il principale mezzo di trasporto sul terreno accidentato dell’Appennino.
L’avanzata verso Foggia incontrò da parte tedesca una resistenza più leggera.
Il 1° ottobre il generale Montgomery conquistò quello che Smith definisce “l’essenziale complesso aeroportuale” di Foggia aggirando con un’abile mossa le posizioni difensive tedesche. Il generale conquistò la città e il porto di Termoli con un raid condotto con mezzi anfibi e i nemici si trovarono accerchiati.
Il racconto successivo del colonnello Kenneth V. Smith è sicuramente destinato a far discutere, quando paragona la condizione di Napoli a quella di Foggia.
“Con la cattura di Napoli e l’aeroporto di Foggia – scrive – termina ufficialmente l’operazione Avalanche. Gli Alleati subirono circa 12.500 vittime (2.000 morti, 7.000 dispersi e 3.500 feriti). Foggia, catturata intatta, sarebbe stata presto utilizzata come base dai bombardieri alleati.
Sebbene Napoli fosse stata uno degli obiettivi fondamentali del piano alleato, la sua cattura provocò inizialmente una certa delusione perché era stata praticamente distrutta. Gli alleati avevano bombardato ripetutamente la città, ma le squadre di demolizione tedesche riuscirono a fare ancora peggio.
Kesselring era stato esplicito sulla necessità di proteggere chiese e monasteri, ma niente venne risparmiato. I Tedeschi in fuga avevano rimosso o distrutto tutte le comunicazioni, i trasporti, l’acqua, e le reti elettriche.
Hanno bruciato hotel, minato edifici, fatto crollare ponti e divelto i binari della ferrovia. Le navi nel porto erano state affondate, aggiungendole a quelle già distrutto. Grazie agli Alleati, e nonostante gli intensi raid aerei tedeschi, il porto di Napoli venne riaperto al traffico una settimana dopo la sua cattura.”
Cosa intende Smith quando afferma che Foggia venne conquistata intatta (intact), nonostante esistano dati inoppugnabili che indicano che la città era stata praticamente rasa al suolo dai bombardamenti alleati? È possibile che Smith si riferisca alla situazione militare, più che a quella civile. Ma è singolare che ogni volta che si riferisce a Foggia non parla mai della città, ma dei suoi aeroporti. E non bisogna sottovalutare che è il punto di vista del vincitore…. E la storia la scrivono sempre i vincitori.
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Author: Geppe Inserra

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