Il buco dei fondi comunitari: 1.300 milioni che potrebbero andare perduti

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Gli investimenti comunitari in Capitanata continuano ad essere importanti, e migliora, seppure di poco, la capacità di spesa degli enti beneficiari dei fondi. Insomma si attenua il rischio di vedere sfumare i finanziamenti, ma resta concreto il problema di una corretta e tempestiva utilizzazione, che potrebbe dare più di una boccata d’ossigeno all’asfittica economia provinciale.
È quanto si ricava ponendo a confronto lo stato dell’arte dei finanziamenti comunitari in Capitanata, così come fotografato da Opencoesione, con i dati pubblicati ad ottobre, sempre dal sito promosso dall’allora ministro, Fabrizio Barca, proprio allo scopo di monitorare l’andamento dei cantieri.
Di ciascun progetto viene fornito lo stato dell’arte il che consente a qualsiasi cittadino di verificare di persona come vengono spesi, nella sua città o nel suo paese, i finanziamenti elargiti dall’Unione Europea. L’iniziativa del ministro Barca sembra avere effettivamente contribuito ad accelerare la capacità di spesa.
La cartina (fare clic sulla imagine per ingrandirla) mostra le zone in cui si concentrano i flussi finanziari più consistenti (quelle più scure): i finanziamenti più notevoli sono quelli che riguardano Foggia e Chieuti, che è anche il comune che vanta la spesa pro-capite più elevata, con ben 33.379 euro.
Ad oggi, i progetti comunitari monitorati dal sito in Capitanata sono 6.704 (erano 5.557 ad ottobre scorso), per un finanziamento complessivo di un miliardo e 800 milioni di euro (nella scorsa rilevazione di Lettere Meridiane era circa un miliardo e mezzo).

La nota dolente è come al solito rappresentata dai pagamenti effettuati, ovvero dalla quantità di progetti che si sono regolarmente conclusi e la cui spesa è stata effettivamente liquidata alle imprese aggiudicatarie degli appalti: solo 490 milioni e mezzo di euro, ovvero il 27% dell’investimento complessivo.
È ancora molto poco, ma è sicuramente di più rispetto ad ottobre 2012, quando i pagamenti monitorati erano pari a 339 milioni e 400.000 euro, che rappresentava il 20 per cento circa della spesa potenziale complessiva. Quasi sette punti in più da ottobre ad oggi che però – va precisato – non significa necessariamente che sia migliorata la capacità di spesa.
Per valutare correttamente i dati, c’è infatti da tener presente che si riferiscono ai progetti monitorati. Può darsi, insomma, che nel dato di ottobre non fossero compresi progetti, pur avviati, che però non erano stati inseriti nella banca dati del ministero. In ogni caso, il miglioramento è significativo ed indica una tendenza confortante: piano piano gli enti pubblici e gli altri beneficiari dei finanziamenti dell’Unione Europea stanno imparando a spendere.
Il dato più clamoroso è tuttavia quello che si ottiene semplicemente calcolando la differenza tra le risorse comunitarie potenzialmente disponibili (come ho già detto oltre un miliardo e 800 mila euro, veramente un’enormità) e quanto risulta liquidato.  Si tratta di una massa finanziaria immane, che spesa rapidamente potrebbe rappresentare veramente una vita di uscita dalla crisi che sta massacrando la Capitanata: un miliardo e 310mila euro.
La cantierizzazione dei progetti o il loro completamento non darebbe una mano soltanto all’economia, ma a tutta la sfera della qualità della vita della comunità provinciale, come ci si accorge facilmente scorrendo l’elenco dei settori di intervento. Gli investimenti più cospicui riguardano l’ambiente con 653.781.541,37 euro, ma vengono interessati praticamente tutti i comparti su cui si giocano i destini della Puglia settentrionale: l’attuazione dell’Agenda digitale prevede una dotazione di 39.605.838,18 euro; Città e aree rurali, 39.219.945,41 euro; gli interventi a sostegno della competitività della imprese 36.534.753,21 euro. Importante anche la voce che riguarda cultura e turismo, con 38.702.686,38 euro, per l’energia la dote finanziaria è di 9.334.080,23 euro. Ma è massicciamente rappresentata anche la spesa sociale,: per l’inclusione sociale è prevista una spesa di 136.217.526,75 euro, per infanzia e anziani , 21.578.635,36 euro; per l’istruzione, 288.341.927,81 euro, per l’occupazione, 26.176.061,80 euro.
Un altro settore d’intervento particolarmente sostenuto è quello dei trasporti, con  389.526.127,72 euro. Per il rafforzamento  della pubblica amministrazione la spesa prevista ammonta a 4.088.136,48 euro, per la ricerca e innovazione  a 99.631.562,88 euro.
Con riferimento, invece, alla natura dell’intervento per l’acquisto di beni e servizi la spesa prevista è di 246.905.480,98 euro, mentre per la realizzazione di infrastrutture si prevede di spendere 1.424.853.291,48 euro.
Una parte consistente della spesa è direttamente devoluta a cittadini e imprese: per gli incentivi alle aziende la spesa ammonta a 73.876.282,46 euro per contributi a persone a 36.897.998,66 euro.
Va puntualizzato che è proprio la spesa sociale quella che dà meno problemi: le risorse risultano infatti quasi tutte impegnate o liquidate.                                                                                                                                                      
Vista la crisi drammatica in cui si dibatte la finanza pubblica non approfittare di questa mole di finanziamenti è delittuoso, tanto più che c’è il rischio che vengano perduti. A fine anno, infatti, scade il settennio comunitario iniziato nel 2007, tutta la politica d’intervento comunitaria verrà rivista. Ci saranno sicuramente proroghe ma è la rapidità di spesa che può rappresentare veramente una risorsa da mettere in campo in funzione anticrisi.
Una cosa è riuscire a spendere i finanziamenti in zona Cesarini, semmai tra sette anni, ben altra investirli con la maggiore tempestività possibile, ridando fiato alle imprese ed all’occupazione.

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Author: Geppe Inserra

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