[Foto che parlano] 1946, i foggiani ritrovano la democrazia

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Le buone fotografie parlano, anche quando si tratta di semplici ritratti. Le espressioni dei due foggiani immortalati dall’obiettivo del fotografo di Foggia Occupator indicano speranza, desiderio di guardare avanti e stupiscono per la loro spontaneità. Certo, allora il farsi fotografare non era cosa di tutti i giorni, e presupponeva che il soggetto dovesse mettersi in qualche modo in posa. Era raro lo scatto rubato. Ma in quella posa c’è una potenza  espressiva stupefacente.
Le due immagini sono pubblicate sul numero di Foggia Occupator – il giornale stampato dagli Alleati durante l’occupazione – del 9 giugno 1946.
I due personaggi sono ritratti subito dopo (o subito prima) aver esercitato il diritto del voto. A giudicare dalla sua espressione perplessa, ma in un certo modo sorniona, si direbbe che l’anziano si appresta a votare, e che non abbia ancora deciso del tutto il da farsi. La donna appare invece rilassata, quasi si fosse tolta un peso, e si concede sorridente alla macchina fotografica, sfoggiando il paio di orecchini della festa. I due hanno in comune una certa espressione di sollievo: non si capisce bene se per la ritrovata democrazia o per essere riusciti finalmente a votare, dopo aver atteso per ore il proprio turno.
“I foggiani – scrive Foggia Occupator – hanno votato domenica e lunedì scorsi nelle prime libere elezioni che si siano tenute dopo vent’anni. Per gli uomini di età inferiore a 45 anni e per tutte le donne si è trattato della prima volta che nella loro vita hanno espresso il voto.
Gli elettori erano circa 30.000, e molti di essi come l’uomo e la donna raffigurati nelle foto hanno dovuto aspettare tutto il giorno per esercitare il loro diritto.

Era il 2 giugno del 1946. Quei 30.000 foggiani si recarono alle urne, assieme al resto degli Italiani, per esprimersi nel referendum istituzionale tra Monarchia e Repubblica e  per eleggere l‘assemblea costituente. In provincia di Foggia i votanti furono 295.999, con un affluenza del 90,6 per cento. La maggioranza di voti andò alla  Monarchia, con 155.852 voti, pari al 54,57%.
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Author: Geppe Inserra

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