Discussioni | Non c’è sviluppo senza capitale sociale (e investimenti)

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Ricevo e pubblico volentieri da Michele Lauriola, promotore di Pro Capitanata. Alla fine la mia risposta.

Caro Geppe
è umanamente impossibile venirti dietro. Sei un fiume in piena. È impossibile, allo stesso tempo, rimanere insensibili rispetto alle
tante sollecitazioni che tue lettere fanno sui vari temi che riguardano
la Capitanata.
Il tema della bellezza
come strumento di sviluppo per la nostra terra è quello che mi sta
appassionando di più, anche perché vede la partecipazione al dibattito
di Giuliano Volpe, di Davide Leccese e di altre persone particolarmente
sensibili.
Al
di là di tutte le considerazioni o affermazioni in merito al concetto
di “bellezza”, riferito ad una città, Giuliano Volpe sposta il dibattito
su un altro tema: “il futuro appartiene alle città belle”, cui fai eco
affermando che “l’investimento nella bellezza è la vera rivoluzione
produttiva, oltre che culturale”.

Non
entro nello specifico tema delle questioni urbanistiche trattate da
Giuliano Volpe e da Davide Leccese, a mio modesto avviso, molte
riduttive rispetto a quelle che la complessità materia tratta.
Enrico
Moretti, docente di economia all’Università della California a Berkeley
e autore del libro “La nuova geografia del lavoro, la pensa
diversamente: “una città con una solida base di capitale umano e
un’economia fondata su creatività e ricerca attrae un numero sempre
maggiore di imprese di successo e di posti di lavoro, mentre all’estremo
opposto, la grande maggioranza delle città, caratterizzate da attività
produttive tradizionali e livelli di capitale umano molto più bassi, si
accontenta di imprese senza futuro, impieghi senza prospettive e
retribuzioni modeste. Le città che non saranno in grado di richiamare
innovazione e capitale umano conosceranno un inevitabile declino. Stare
tra persone intelligenti ci rende più intelligenti, più innovativi e
più creativi”.
Ingredienti indispensabili, a mio modesto avviso, indispensabili per rendere una città bella.
Allora
la vera discussione, ribadisco, che andrebbe fatta è se abbiamo
abbastanza senso civico, se siamo capaci di fare solidarietà, se abbiamo
etica e cultura e abbastanza coraggio per invertire la rotta. Le città
belle apparterranno a quelle comunità che investiranno in persone
intelligenti. Questa è la vera rivoluzione produttiva, oltre che
culturale”. Ci aspettavamo che Giuliano Volpe potesse essere il
catalizzatore di tanti giovani intelligenti per dar vita alla vera
rivoluzione produttiva, oltre che culturale, mentre apprendiamo che è
stato lui catalizzato altrove.
La
mia personale impressione è che molti sono ancora i giovani talenti
della Capitanata che sono catalizzati in altri mondi e che la “bellezza”
resterà ancora un concetto radicato/ancorato al giudizio della nostra
collettività.
Questo vale anche per tutti i temi trattati nelle tue lettere: la pizzica, il Gino Lisa, etc.
Michele Lauriola

* * *

Caro Michele,
colgo l’occasione per scusarmi, con te e con gli altri amici e lettori di Lettere Meridiane se talvolta sono fluviale.  
Non ho letto il libro del prof. Moretti ma ne conosco i contenuti grazie ad un’esaustiva recensione di Daniele Scalea. È vero wquanto dici circa gli hob tecnologici, l’innovazione, il capitale umane, che sono ingredienti indispensabili dello sviluppo. Ma qui parliamo di Seattle e della Silicon Valley. Moretti vede profondissimi divari negli stessi USA tanto è vero che parla di grande divergenza.
La proposta del grande economista per risollevare le sorti delle aree che subiscono il divario, come il Mezzogiorno, è di stampo decisamente keynesiano.
“La ricetta del Professor Moretti per cercare di sollevare le aree depresse – scrive Scalea – passa per l’intervento pubblico. E non tanto sotto forma di offerte ai privati per portare in un determinato luogo un nuovo stabilimento: queste ultime, a suo avviso, rischiano di essere eccessive al punto da essere controproducenti, e inoltre se la concorrenza è tra regioni allora a livello nazionale si traduce in una perdita secca. Molto meglio invece concentrarsi in programmi di investimento, sovvenzioni e agevolazioni a favore degli abitanti locali per indurre nuovi investimenti.”
Sembra fantapolitica, nella vecchia Europa dove prevalgono gli egoisimi nazionali. Ma è da qui – e dall’accumulo di capitale sociale, come giustamente dici tu – che si deve ricominciare per cercare di imboccare il sentiero della ripresa. 
Geppe Inserra

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