Capitanata, la ripresa comincia dai piccoli comuni

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Su Lettere Meridiane abbiamo spesso ragionato, con gli amici e i lettori, del difficile rapporto tra il capoluogo e il resto del territorio provinciale, e di come l’endemica crisi del primo, rappresenti un vincolo anche per il rilancio del secondo.
Se le cose stanno così, uno dei nodi mai risolti del modello di sviluppo della Capitanata è proprio quello che riguarda il rapporto tra Foggia e la provincia, le relazioni del capoluogo con le altre città (Manfredonia, San Severo, Cerignola e Lucera) che con esso compongono la cosiddetta Pentapoli, e con gli altri territori (l’Alto e il Basso Tavoliere, il Gargano, i Monti Dauni) che fanno della Capitanata una tra le più grandi province d’Italia.
Il punto è che, mentre Foggia s’avviluppa nel tentativo di venire fuori da una crisi che l’ha profondamente e strutturalmente cambiata (purtroppo non in meglio), dal resto della provincia affiorano segnali positivi, che vengono però sottovalutati, buone prassi che, opportunamente metabolizzate e diffuse, potrebbero rappresentare fattori di crescita e di sviluppo non soltanto per i comuni che le producono, ma per l’intero territorio.
L’aria sta cambiando, nella periferia della Capitanata, ma il problema è che questi venti di cambiamento non arrivano a spirare sul centro. A distinguersi in questo sforzo di innovazione e di crescita sono soprattutto i piccoli comuni (non solo dei Monti Dauni, ma anche della piana).
Ho partecipato nelle ultime settimane a diversi eventi di questo tipo, come l’inaugurazione del Credea (Centro Risorse Educative e Dimostrative per l’Energia e l’Ambiente) a Candela e la riapertura del Museo Archeologico di San Paolo Civitate, entrambi autentici gioielli nel loro genere.

Voluto dall’Aforis e dal Consorzio E.D.E.N. (Energy Demonstration and Education Network, che vede tra i suoi soci l’Università di Foggia), il Centro sorge in quell’altra risorsa straordinaria che è l’incubatore d’impresa di Candela, promosso dal Gal Meridaunia e dal Comune di Candela, e che diventa così un autentico hub di servizi per la Green Economy, per giunta con valenza interregionale, vista la fortunatissima posizione geografica in cui sorge, praticamente al crocevia tra Puglia, Campania e Basilicata.
Il bellissimo museo di San Paolo Civitate, tenacemente ed appassionatamente voluto dall’amministrazione comunale ha stabilito un record: è il primo in Puglia ad aver utilizzato tempestivamente i finanziamenti comunitari del Poin.
La bella struttura mette  in vetrina reperti per lo più inediti, essendo il frutto di recenti campagne di scavo, che documentano aspetti poco noti della storia antica della Daunia, come ad esempio gli influssi della civiltà etrusca, presenti proprio in queso lembo dell’alto Tavoliere. Il museo espone attualmente anche la bella mostra retrospettiva dedicata a Savino Russo, Confesso che ho disognato.
Tra qualche giorno, toccherà al Comune di Accadia, ergersi a protagonista di un’altra buona prassi: verrà infatti presentato pubblicamente il progetto di recupero e di riuso di Rione Fossi (nella foto che illustra il post), il più bel borgo di Puglia, abbandonato dagli abitanti dopo il terremoto del 1930, e che proprio per questo conserva intatto il suo fascino di un luogo senza tempo, dov’è possibile ritrovare le radici più remote e più profonde dell’identità dauna.
Candela, San Paolo Civitate, Accadia confermano come proprio dai piccoli comuni della Capitanata parta la sfida di un nuovo modello di sviluppo, più attento rispetto al passato alle risorse, alle specificità locali: il solo modello di sviluppo possibile per uscire dalla crisi. Non solo per queste coraggiose comunità, ma per l’intera Capitanata.

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Author: Geppe Inserra

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