Il viaggio in Capitanata di Carlo Collodi

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Tra i diversi turisti che visitarono Foggia alle fine dell’Ottocento vi fu anche l’autore della storia più famosa del mondo, Carlo Collodi, papà di Pinocchio. Non si è detto e scritto molto sul viaggio che portò lo scrittore fiorentino in terra di Capitanata, e proprio negli anni in cui egli dava alle stampe il suo capolavoro.
Collodi racconta Foggia, Manfredonia, Monte Sant’Angelo e Lucera con la penna e la voce di Giannettino, un altro personaggio per l’infanzia, meno noto di Pinocchio, ma assai più presente del burattino di legno nella sua ricca produzione letteraria. 
Ho appreso del viaggio in Capitanata di Carlo Collodi sfogliando la raccolta del Nuovo Risveglio, che mi è stata regalata dall’indimenticabile e compianto direttore del periodico cattolico. Uno scrigno di preziosi ricordi, che cercherò di offrire a mia volta agli amici e ai lettori di Lettere Meridiane.
Il Nuovo Risveglio ospita un articolo molto documentato di Carlo Raso, intitolato Foggia e la Capitanata in un libro di Carlo Collodi
Secondo l’autore alla penna di Collodi “siamo debitori di parecchie notizie sui centri più significativi della Capitanata; notizie che per essere state affidate ad un’opera dedicata ai fanciulli, sono rimaste pressoché ignote se non del tutto sconosciute tra i cultori di cose locali.”
Il resoconto del viaggio è contenuto ne Il Viaggio per l’Italia di Giannettino, la cui terza parte, pubblicata a Firenze nel 1866 presso il libraio-editore Felice Paggi, descrive ampiamente l’Italia Meridionale.
Raso inquadra quindi l’opera del Collodi: “Giannettino, un discolaccio di adolescente, prima felice creazione della fantasia di Collodi, accompagnato da un dottore dal nome fiabesco e ricco di significato – Boccadoro -, compie un lungo viaggio per l’Italia, informando epistolarmente l’amico Minuzzolo a Firenze delle impressioni riportate e delle cose viste. Oltre a ciò, un fitto dialogo con il dottore offre il pretesto per fornire notizie storiche, descrizioni di luoghi e monumenti, dati economici e qualsiasi altra informazione possa essere richiesta ad una guida turistica.”

Secondo Raso, “l’opera rispondeva nel complesso ad un’esigenza molto sentita dagli educatori del giovane Regno: formare le nuove generazioni nell’amore per la Patria, finalmente libera e unita, mostrando quanto fosse ricca, dalle Alpi alla Sicilia, di inestimabili tesori di storia, di arte, di tradizioni.”
I passaggi che riguardano la Capitanata sono contenuti nel capitolo XXIV del Viaggio, sotto il titolo Una gita da Ancona a Napoli passando per Foggia. Ecco la descrizione che l’amico Giannettino e il pedante dottor Boccadoro ci lasciano della Capitanata alle pagine  125 e 126. Eccoli, di seguito.
* * *
— Foggia è una bella città? – gli domandai.
— Se non è bella nel senso artistico della parola, è peraltro una città pulita, simpatica e popolata da circa 40.000 abitanti. Foggia rappresenta il centro più commerciale e più animato di quella vasta pianura detta il Tavoliere delle Puglie. Una volta questa pianura, spogliata di alberi e poco o punto coltivata, serviva unicamente a uso di pastura per i numerosi armenti di montoni, che ai primi d’ottobre scendevano giù dai monti. Si vuole che sul finire del secolo XVI il numero di questi montoni arrivasse alla bella cifra di quasi cinque milioni. Oggi, la pianura essendo in gran parte coltivata e seminato a grano, il numero dei montani è ridotto a mezzo milione e forse a qualche cosa meno.

Nei pochi giorni che mi trattenni a Foggia, feci in compagnia d’un amico tre piccole escursioni: a Manfredonia, a Monte Sant’Angelo, e a Lucera.
Manfredonia si chiama così, perché venne fondata dal re Manfredi nel 1263. Quattro secoli dopo fu distrutta dai turchi. Oggi il suo porto serve di ancoraggio ai legni mercantili e di caricatoio per i grani delle Puglia. Di cose antiche e meritevoli di esser viste, non le rimangono, secondo me, che le sue vecchie fortificazioni, 1e quali rammentano il medio evo.
Volli fare anche la salita del Monte Sant’Angelo, dove si celebra ogni anno un antico pellegrinaggio in onore di San Michele. Ma i pellegrini che salgono fin lassù, invece di trovare una Chiesetta o una Cappella, trovano una specie di grotta, nella quale bisogna scendere per mezzo di una scala di cinquanta gradini. Stando alla leggenda, San Michele sarebbe apparso in quella grotta a San Lorenzo, allora vescovo di Siponto.
Da Foggia a Lucera fu per me una passeggiata di poco più di tre ore. Lucera è fabbricata sopra un colle che domina quella pianura e per questo può dirsi la chiave della Puglia. Si mantenne per lungo tempo città florida e importante: ma nel 663 rimase distrutta.
L’imperatore Federico II, volendola far risorgere, vi portò dalla Sicilia una colonia di Saracini, accordando loro piena libertà di coscienza. Esiste sempre il Castello, o Fortezza, fatta erigere da questo imperatore, e fra le fortezze medioevali, io la chiamerei volentieri una delle più caratteristiche e delle meglio conservate. Prima di venir via, volli dare un’occhiata anche alla Cattedrale, alla Biblioteca e ai ruderi appena riconoscibili di un antichissimo anfiteatro.
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Author: Geppe Inserra

1 thought on “Il viaggio in Capitanata di Carlo Collodi

  1. Complimenti, Geppe, per il tuo sforzo nel recuperare pezzi di memoria storica relativi alla Capitanata di tanti anni fa!
    E complimenti a quel grande maestro di giornalismo che fu Gaetano Matrella e a quel bellissimo giornale che fu il "Nuovo Risveglio", che io, 17enne quando uscì, comprai per tanti numeri prima di avviarmi all'attività radiofonica.
    Ma, sul solco di questa tua bella ri-scoperta, voglio offrire a te e ai lettori di LM un altro piccolo contributo, per far emergere ulteriori pezzi di memoria storica ignota o ignorata.
    Credo che nessuno sappia che un altro grande autore di letteratura per ragazzi, il fiorentino Luigi Bertelli, universalmente noto con lo pseudonimo di Vamba e ancor più noto per essere il "papà" di Giamburrasca, lavorò diversi anni a Foggia come impiegato nella Ferrovia Adriatica.
    Ma Vamba/Bertelli non era del tutto ignoto prima di esplodere nel 1907 col "Giornalino di Giamburrasca", perché inviava regolarmente da Foggia al popolare giornale "Capitan Fracassa", testi e vignette, pubblicate su quello e su altri giornali del tempo.
    E' solo un anticipo che ti faccio di una breve ricerca, ma molto più ampia, dalla quale emergeranno i nomi di altri grandi autori che transitarono a Foggia e in Capitanata, e che la descrissero con l'occhio attento e critico del viaggiatore e del recensore.
    Cordialmente (Maurizio De Tullio)

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