La bella Capitanata, in un’incisione del Seicento

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Nel 1629, in occasione della festa di San Giovanni che si celebra il 23 giugno, Napoli festeggiò la concomitante ricorrenza del settimo anno di governo del viceré Antonio Alvarez Di Toledo con un fastoso spettacolo pubblico. Com’era usanza del tempo, durante tali feste venivano declamati testi encomiastici, che concorrevano successivamente al corpus della narrazione della festa “il cui racconto – come ricorda Lorenza Gianfrancesco in un approfondito saggio sull’argomento – veniva immortalato in testi plurilingue che i floridi laboratori di stampatori e librai napoletani mettevano in circolazione per il pubblico raffinato di corti ed accademie.”
Il racconto della festa di San Giovanni e del settimo anniversario del governo del viceré venne scritto da Francesco Orilia, in un libro  prezioso e suggestivo, dal titolo chilometrico: Il Zodiaco Over Idea Di Perfettione Di Prencipi, Formata dall’Heroiche Virtù Dell’Illustriss. Et ccellentiss. Signore D. Antonio Alvarez Di Toledo Duca D’Alba Vicere Di Napoli: Rapresentata come un Trionfo dal Fidelissimo Popolo Napoletano. Per Opera del Dottore Francesco Antonio Scacciavento suo Eletto. Nella Pomposissima Festa DiSan Gio: Battista, celebrata à 23. Giugno 1629. Per il settimo Anno del suo Governo. In Napoli, Appresso Ottavio Beltrano, 1630.
“La dettagliata narrazione di Francesco Orilia – scrive ancora Gianfrancesco – si accompagna, al contrario di altri testi di simile argomento pubblicati a Napoli nel primo Seicento, ad incisioni descriventi emblemi, apparati festivi, raffigurazioni del viceré e della sua casata. Prendendo spunto da una fiorente letteratura scientifica, gli apparati di quella festa servirono da strumenti di uno spazio celebrativo in cui conversero sacralità religiosa e propaganda politica.”
Essendo la Capitanata parte del regno governato da Antonio Alvarez Di Toledo, anche la provincia di Foggia ebbe un suo spazio in quella festa: il testo di Orilia riporta in una incisione quella che con ogni probabilità fu l’allegoria della terra dauna che venne rappresentata durante la festa.
L’incisione è di pregevole fattura artistica: la Capitanata vi viene rappresentata come una figura femminile che regge lo stemma, in cui si vede San Michele Arcangelo, che impugna con la mano destra la spada e con la sinistra la bilancia della giustizia.
Sopra l’immagine campeggiano alcuni versi. probabilmente declamati durante la festa: Ma qual muta vicende la mia Stella? / Fu già Lucifero al tuo ventre, / hor si sa Espero nel tuo dipartire, / L’ultima delle Provincie, che forse dal nome dove esser la Capitanata, / Capitanata.”
Sulla pagina seguente si legge, invece la dedica al viceré: “Si dipinse Capitanata, e portò nello feudo il Gran Capitano delle Militie Celesti S. Michele Arcangelo: al cui honore è famosissimo il Tempio dedicato nel Monte Gargano. I tempi del Governo del Duca saranno mai sempre ricordati in questa Provincia per li gravissimi terremoti accadutevi, con urina di tante Terre: ma debbo unitamente celebrarsi la giustizia e l’Equità del Principe, che no mancando all’amministrazione della buona Giustizia etiandio in riguardo di tanta calamità l’ha sollevata e stabilita.”
Potete scaricare l’incisione ad alta risoluzione cliccando qui. Anche questa immagine è di pubblico dominio, ed è stata resa disponibile da Internet Archive.

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Author: Geppe Inserra

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