Settant’anni fa finiva la guerra: così Foggia salutò la pace

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Settant’anni fa, con la resa della Germania, si chiuse almeno formalmente la Seconda Guerra Mondiale (i giapponesi non si arresero, e vi fu il terribile epilogo delle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki ad agosto del 1945). La resa tedesca agli Alleati venne firmata il giorno prima della formale conclusione delle attività belliche, il 7 maggio, e la notizia fece immediatamente il giro del mondo.
Foggia, città più delle altre vessata dal conflitto, che aveva pagato alla guerra un immane prezzo in termini di vite umane e di distruzioni, accolse la notizia con una gioia incontenibile che sfociò in spontanee manifestazioni di piazza.
Fin dal giorno precedente, quando cominciò ufficiosamente a diffondersi la notizia che la Germania aveva capitolato (in effetti gli atti di resa furono due, il 7 maggio con gli Alleati occidentali, il giorno successivo con i Russi) Foggia scese in piazza, scossa da un fremito di sollievo e di liberazione.
Ecco come il giornale Ricostruzione Dauna, nel numero di edicola il 13 maggio del 1945, racconta le manifestazioni popolari che si svolsero il 7 e l’8 giugno al capoluogo dauno.

“Il pomeriggio del  7 maggio si sparse in un baleno la notizia della resa germanica. Era troppo bella e troppo attesa perché non provocasse grandi manifestazioni di giubilo.
Le strade del Capoluogo si riempirono di capannelli, poi sopraggiunse la folla dai borghi. poi si addensarono, lungo tutte le strade, i cittadini che sbucavano d’ogni dove. Si sentiva l’aria di festa: si gustava la espansione di quell’entusiasmo travolgente
e spontaneo che era tutto l’opposto di quel sentimento sgorgato dalla stessa gente nell’infausto giorno 10 giugno 1940 (era stato il giorno dell’entrata in guerra dell’Italia, n.d.r.).
D’un subito apparirono bandiere, improvvisamente si formò un corteo numerosissimo e lungo da non dirsi, che attraversò le vie principali  al canto degli inni della patria…
Ma nulla era preordinato. Se pure si ottenne che suonassero campane e sirene, ciò non vuol dire che la notizia avesse carattere ufficiale non solo, ma che la dimostrazione potesse avere la solennità d’una cosa preparata.
Sicché si pervenne alla sera dell’otto dopo che Churchill aveva  – primo fra gli Alleati — tenuto il suo discorso di fine guerra. A chiusura del discorso, il fatidico campanone municipale dette lo annuncio della capitolazione del nemico mortale d’Italia come degli altri Stati e della civiltà!
Il pomeriggio, alle ore 18, un’immensa folla si era data convegno nella piazza XX settembre. all’ombra delle bandiere gloriose Americana, confuse insieme in una mirabile armonia, per il preludio e la consacrazione di quella che dovrà essere la solidarietà delle Nazioni nel divenire dei popoli.”

Sul palco di piazza XX settembre si avvicendano il segretario provinciale del Comitato di Liberazione Nazionale, Domenico De Meo, il sindaco di Foggia, Luigi Sbano che interviene anche in rappresentanza del Partito d’Azione, Carlo Ruggiero per il Partito Socialista, Antonio Matrella per il Partito Democratico Cristiano, Maffei del Movimento Patriottico Italiano e Filippo Pelosi per il Partito Comunista Italiano.
Ma le manifestazioni di giubilo non sono ancora finite.

“Chiusi tutti i discorsi con vibranti ovazioni – scrive ancora l’articolista di Ricostruzione Dauna – la folla si è recata davanti alla Sede del Comando Alleato e quivi ha improvvisato una lunga e calda manifestazione di compiacimento e di giubilo. L’immenso corteo, con la banda del Concerto Cittadino alla testa, ha traversato le maggiori strade della Città, al canto clamoroso degli inni della Patria, della Vittoria e degli Alleati.
In serata una maggiore illuminazione elettrica ha dato il tono di festa alla città.”

E non è ancora tutto. Il 10 maggio successivo, “a cura del Movimento Patriottico Italiano si è celebrato un solenne Te Deum in Cattedrale in suffragio dei Caduti, con l’intervento di tutte le autorità cittadine.”
Nella foto in alto il titolo della pagina che Ricostruzione Dauna dedicò all’evento.

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Author: Geppe Inserra

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