Il giallo della veduta di Foggia di Antonio Verico

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Ho posto qualche giorno fa agli amici e ai lettori di Lettere Meridiane un quesito circa il punto di vista da cui Antonio Verico ha ritratto il capoluogo dauno, nella sua incisione Veduta della città di Foggia, di cui ho parlato in due distinti post (Quando Foggia era la seconda città del Regno: il racconto di Zuccagni-Orlandini, l’incisione di Verico e La versione a colori della Veduta di Foggia di Verico; potete leggerli o rileggerli cliccando sui relativi collegamenti.)
A cimentarsi con il rompicapo di Verico non sono stati moltissimi: una ragione in più per fare il punto e rilanciare l’enigma. Le risposte sono state eterogene, a conferma che la bella Veduta di Foggia incisa da Verico resta una sorta di rebus.
Non si è fatto pregare a dire la sua Tommaso Palermo, cultore di storia cittadina, che direttamente sulla bacheca del blog ha scritto: “Se si considera che la cattedrale è visibile col campanile sulla sinistra e si vede bene la zona absidale, la visuale è da est verso ovest. Per quanto riguarda gli edifici e i vari campanili, io penso di riconoscervi più che altro un capriccio architettonico anche se potrebbero essere esistiti realmente ed appartenenti a edifici non più esistenti, come la Maddalena. Non si tratta, secondo me, di una fedelissima riproduzione del paesaggio urbano dell’epoca ma di un capriccio, appunto, un capriccio foggiano. Anche la presenza del ponticello in primo piano sembrerebbe un espediente per rendere più dinamico questo bel lavoro artistico.”

Anche Maurizio Marrese riflette circa la veridicità della rappresentazione di Verico: “Concordo, la sensazione che ho quando vedo questo dipinto è che ci sia molto di artistico e poco di realtà…”
D’accordo con la tesi sostenuta da Palermo è Giuseppe Gramazio che scrive: “sembrerebbe dal luogo dove poi nascerà la villa comunale.” La prospettiva della villa comunale coincide infatti con quella “ad est” indicata da Palermo, come si vede nella immagine, che ho tratto da Google Maps,
Di avviso diverso sono invece Fabio Massimo Benvenuto secondo cui la prospettiva di Verico è quella via San Severo e Gino Longo che opta per Porta Barletta.

Qualche elemento ulteriore di riflessione giunge guardando attentamente l’incisione, preferibilmente nella versione in bianco e nero, che è più nitida. Premesso che, effettivamente, non possiamo giurare sulla assoluta fedeltà alla realtà della rappresentazione di Foggia ritratta da Verico (e neanche sul fatto se l’autore sia stato effettivamente a Foggia oppure abbia lavorato traendo spunto da altre immagini), vi invito a guardare con attenzione gli elementi evidenziati con frecce o ovali nella immagine che apre il post. A mio avviso, la prospettiva potrebbe essere quella, posta tra l’est e il nord est, che chi giunge a Foggia ha da via Manfredonia, che è poi anche la prospettiva da cui convenzionalmente è sempre stata rappresentata la città nelle antiche carte. Ed è la prospettiva che potete vedere nell’immagine sulla destra.
La freccia azzurra indica quella che potrebbe essere Porta Arpana. L’ovale giallo racchiude la Cattedrale. E qui sorge un problema: se l’autore ritrae la prospettiva absidale, come in effetti pare e come afferma Palermo, questa non è conciliabile con il punto di vista di via Manfredonia. Se però si tratta quella che si vede a destra del campanile è l’abside, dov’è la facciata?
Se diamo per buona l’ipotesi di via Manfredonia, ci sarebbero altri potenziali elementi di riconoscibilità: cerchiato in rosso, potrebbe essere la Chiesa di San Giovanni Battista (con Palazzo Angeloni?) e nell’ovale verde Sant’Eligio con la chiesa delle Croci.
Ma onestamente non ne sono convinto. Nessuna delle ipotesi prospettate risolvere comunque il giallo del fiume, indicato dalla freccia viola. Di che torrente si tratta?
Qualche settimana fa, ricorderete la lettera meridiana sul quadro di Edward Brian Seago, intitolato A church in Foggia, ma che erroneamente l’autore aveva attribuito a Foggia. Furono proprio gli amici e i lettori di Lettere Meridiane a svelare il rebus, e proprio sulla base del ponticello e del fiume che l’autore dipingeva in primo piano. Questa volta non può essersi sbagliato l’autore…. e il giallo si infittisce.

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Author: Geppe Inserra

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