Sciatteria e vandalismo avvelenano il futuro

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Tra i molti commenti ricevuti dal post sul ripristino del Giardino della Memoria, che celebra il ricordo delle vittime del crollo di viale Giotto, mi ha colpito in modo particolare quello di Agostino Circella che scrive:” …fa
piacere. Il problema nostro del sud si chiama “manutenzione”. Gli
interventi si fanno per poi lasciarli morire nell’incuria e, nei casi
peggiori, nel vandalismo. La sciatteria la fa da padrone.”
Impossibile dissentire dalla tesi di Circella. La sensazione di incuria e di abbandono che colpisce girando per le piazze, le strade e i giardini di Foggia deriva proprio dalla mancanza di una manutenzione programmata. Tutto è lasciato a se stesso, e in fondo non potrebbe essere diversamente, visto che le voci di bilancio del Comune destinate alla manutenzione degli immobili, degli impianti, del verde, delle strade sono costantemente calate nel corso degli anni, e sono assolutamente inferiori rispetto al fabbisogno. Ma proprio per questo il Comune (inteso nel significato letterale di luogo, bene, istituzione di tutti) andrebbe aiutato e sostenuto.
La mancanza di senso civico e il vandalismo diffuo fanno invece la differenza. La spesa necessaria per la manutenzione potrebbe essere più contenuta, se le strade si sporcassero di meno, se le panchine venissero maggiormente rispettate, se si avesse cura dei beni pubblici come se fossero gli arredi di casa propria. Non è un discorso accademico, anzi.  
In queste settimane in cui sembra finalmente tornato d’attualità il tema del divario che separa Nord e Sud, non si può sottacere che il vandalismo, l’abbandono, il degrado, la scarsa qualità della manutenzione dei beni pubblici  contribuiscono ad allargare la forbice, aumentano il divario.
In una parola, rendono il Sud peggiore, avvelenano la speranza che le cose possano cambiare.
In fondo, è emblematica proprio la vicenda del Giardino della Memoria. Realizzato con il contributo fondamentale dei privati cittadini e per la pressione dell’opinione pubblica, ci si sarebbe aspettato che i residenti nella zona contribuissero a mantenere il luogo pulito o comunque vigilassero perchè questo luogo simbolico non diventasse un bivacco, com’è accaduto per tanti luoghi pubblici. Le cose non sono andate nel senso sperato. E’ subentrata quell’abitudine, quell’assuefazione  che ci fanno convivere con la sporcizia, col degrado, con la bruttezza elevata a stile di vita.

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Author: Geppe Inserra

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