Questo non è il mio paese

Print Friendly, PDF & Email
È vero marketing territoriale promuovere in una fiction televisiva il Gargano, facendolo passare per un paesino calabrese, ed utilizzando come stazzo per le pecore uno dei beni culturali più rappresentativi del suo territorio? Non si tratta, piuttosto, di un autogol? 
Fanno discutere e dividono l’opinione pubblica le riprese garganiche della serie tv Questo è il mio paese, girata tra il Gargano e la Basilicata, ma ambientata aCalura, un borgo immaginario della Calabria. E ha destato stupore ed amarezza la scelta, probabilmente inconsapevole  da parte del regista e dello scenografo, di utilizzare come location per una sequenza poliziottesca l’Abbazia di Kalena, ovvero la più antica abbazia meridionale, sottoposta a vincolo dalla Soprintendenza ai Beni Culturali. 
Ferruccio Castronuovo, storico regista e cineasta di Vico, amico e collaboratore di Federico Fellini, e fondatore di una delle prime film commission, la mette sul filo  dell’ironia: “Presto sarà aperta a Vico una scuola speciale per insegnare ai vichesi a parlare con accento calabrese. Visto il successo dello sceneggiato “Questo è il mio paese”, è opportuno prepararsi in tempo per non deludere i turisti che arriveranno a conoscere il luogo dove è ambientata la storia… allora prepariamoci “ca poi nun  è tantu difficili” …. intanto imparate una canzoncina tipicamente vichese: “abballati, abballati fimmini schitti e maritati e si nun abballati pulito ‘nce lu dicu a lu vostru zito … e si nun abballati bonu nun vi canto e nun vi sonu…. (ballate, ballate, donne sole e maritate, e non ballate pulito lo dico a vostro marito, e se non ballate buono, io non vi canto e non vi suono).
Rovente la polemica sull’uso improprio dell’Abbazia di Kalena divenuta stazzo di capre e covo di latitanti, nella fiction televisiva diretta da diretta da Michele Soavi
La denuncia è partita da Teresa Maria Rauzino, intellettuale garganica che sta conducendo da anni una dura battaglia per salvare il prezioso bene storico, di proprietà privata. La scrittrice non usa mezzi termini: quella trasmissione ha violato la legge: “Far pascolare capre e pecore all’interno di una Abbazia protetta è vietato dall’art. 20 comma 1 del codice dei Beni Culturali. Ma che parliamo a fare?”

Kalena com’è apparsa nella fiction

In pochi giorni la bacheca facebook di Teresa si è affollata di proteste, commenti e di prese di posizione

Usa parole di fuoco lo scrittore Costantino Piemontese da Lecce: “le scene ambientate all’interno dell’Abbazia di Kàlena, soprattutto, mi hanno indignato, perché quello che mostrano non è un set apprestato per l’occasione, ma mostra la condizione pietosa dell’inaccettabile stato di rovina del Monumento garganico, pugliese, nazionale e mondiale! altro che fiction, questa è la cruda realtà, spacciata per un bell’allestimento filmico. una scelta indecorosa che dimostra quanto scarso amore ci sia per il nostro patrimonio storico e artistico, da parte della cultura ufficiale e dei proprietari del complesso abbaziale”.
Antonella Romano mette in dito nella piaga. Situazioni così non sono una promozione per il territorio, anzi…. “Si pensa sempre che la “televisione” faccia ottima pubblicità, su Kalena, però, ha proprio toppato, potevano usarla in maniera, totalmente, differente!”
Di avviso diverso Francesco Giambavicchio, per il quale comunque l’abbazia è un bene da salvaguardare:” Abbazia di Kalena, bene o male l’importante cè he se ne Parli. I riflettori su Kalena non devono spegnersi, speriamo sia un richiamo per il Ministro Franceschini affinché se ne prenda cura personalmente !!”
È una speranza condivisa da Santa Picazio responsabile dell’Archeoclub di Foggia: “Spero che queste scene di Kalena possano trasformarsi in una denuncia a livello nazionale! I Beni Culturali restano privati solo quando il privato è in grado di tutelarli e di valorizzarli. In caso contrario il privato arreca un grosso danno alla comunità. E, dopo queste immagini, anche un danno di immagine per un territorio che appare privo della voglia di riscattarsi!”
Vincenzo Roncone accusa senza mezzi termini i peschiciani: “Ho portato Kalena in giro per la Spagna, parlando dei suoi problemi. A vedere quella ripresa sono rimasto allibito, Kalena è stata ancora una volta violentata; e tanti peschiciani felici della violenza….”
Facebook Comments

Hits: 36

Author: Geppe Inserra

2 thoughts on “Questo non è il mio paese

  1. L'articolo si commenta da se……………….,anzi una piccola riflessione: i peschiciani sono molto contenti e soddisfatti delle intere riprese effettuate nell'abazia. Almeno hanno avuto ancora un'occasione per visitare kalena tramite i proiettori. Per noi non e' una struttura vincolata perche'a tutt'oggi e' di proprietà privata ad uso privatistico. Laddove venga garantito l'accesso al pubblico, l'Abazia sara' ritenuta un bene sottoposto a dei vincoli particolari (e nn solo sulla carta). Allorquando questo accada anche i peschiciani intraprenderanno quel cammino che porterebbe sicuramente all'"Adulazione" ed al rispetto del Bene che abbiamo e che nn riconosciamo piu' come infrastruttura pubblica.-

  2. L'ABBAZIA DI KALENA DEVE TORNARE ALLA COLLETTIVITÀ DI PESCHICI
    "Kalena non deve morire", l'urlo di dolore dell'abbazia di Peschici sbarca sulla rete con una petizione online, change.org che fa registrare 1158 sottoscrizioni. Tra le quali spicca anche la firma di uno degli eredi Martucci e di sua moglie Pina Cutolo.
    Otto sono i destinatari della petizione: la presidenza del Consiglio dei Ministri, quindi Matteo Renzi; la segreteria del del governatore pugliese Michele Emiliano; la soprintendenza dei Beni storici, artistici ed etno-antropologici della Puglia; l'Assessorato al bilancio regionale retto da Raffaele Piemontese; il sindaco di Peschici Francesco Tavaglione; il Ministero dei Beni culturali; la direzione dei beni culturali e paesaggistici della Regione Puglia e la Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici.
    Da anni, uno dei monumenti simbolo del Gargano – l'abbazia di Santa Maria di Kàlena, in agro di Peschici – è sotto attacco degli agenti atmosferici. Mentre intorno il silenzio è assordante. Tutela disattesa dai proprietari che usano Kalena come deposito di macchine agricole e da chi da chi è preposto istituzionalmente a vigilare sul monumento, in primis la soprintendenza regionale. L'abbazia e le due chiese, un tempo luogo di culto di grande interesse storico-culturale, testimonianze irripetibili dello "spirito dei luoghi", oggi versano in uno stato di indicibile abbandono, I tetti, ormai inesistenti, mettono in evidenza capitelli e affreschi che l'intemperie e l'umidità stanno cancellando lentamente parti preziose in irreversibile disfacimento. Tant'è che anche nella serie TV in onda su Rai Uno Kalena è stata utilizzata per far pascolare pecore e capre. L'imbarazzante quanto drammatica situazione in cui versa l'abbazia ha superato i confini nazionali: «Kalena non deve morire perché è un importante marchio di cultura europea. Perchè è bellissima» è il commento di Veronika Pelikan da Wien, Austria.
    In oltre mille gridano allo scandalo.
    “L’Attacco” 27 novembre 2015

    PS oggi 3 dicembre, ore 22.46, il numero dei firmatari della petizione per l'esproprio di Kalena su change.org,ha raggiunto quota 1254.
    Si può firmare cliccando su questo link ed inserendo i dati richiesti: https://www.change.org/p/l-abbazia-di-k%C3%A0lena-non-deve-morire

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *