Gargano, un Texas accanto al mare…

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Qualche giorno, fa ho pubblicato una lettera meridiana, Quando Foggia era come il migliore Far West, dedicata alla metafora della Capitanata “americana”, utilizzata dal quotidiano della Democrazia Cristiana, Il Popolo in un reportage su Foggia e la sua Fiera, dell’inviato Angelo Narducci.
Curiosamente, più o meno in quegli stessi anni, la suggestione di una provincia di Foggia potenzialmente in grado di ripetere il mito americano veniva utilizzata anche dai giornali dell’altra sponda politica, quella comunista.
Il 17 agosto del 1966, l’Unità pubblicò nel supplemento estivo dedicato alle vacanze, una bella corrispondenza intitolata Gargano: un Texas accanto al mare. Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci non mancava di esprimere perplessità sul boom turistico che proprio in quegli anni cominciava a profilarsi, non senza contraddizioni. “II « boom » turistico ha fatto… rumore per pochi – si legge nel sommario – Villeggiatura ancora costosa: da 5 a 7 mila lire al giorno”.
Rapportate al valore attuale della moneta, le cifre stigmatizzate dall’autore del bel reportage, Italo Palasciano, rappresentano più o  meno quel che costa ancora oggi una vacanza sul Gargano in media stagione: tra 50 e 70 euro al giorno. È però profondamente mutata la cultura della vacanza, che era allora, negli anni Sessanta, a tutti gli effetti un lusso.
Barese, serissimo giornalista professionista, Palasciano è stato per decenni il corrispondente pugliese del quotidiano comunista, ed ha raccontato tutti i più significativi momenti dei grandi cambiamenti politici, economici e sociali  che hanno interessato il territorio regionale nello scorso secolo.
L’articolo sul Gargano è particolarmente interessante perché, al di là degli aspetti vacanzieri, tipici delle pubblicazioni estive, c’è uno sforzo sincero di capire quale  direzione stava imboccando il promontorio, appena scoperto dai grandi gruppi industriali pubblici e privati del Bel Paese.

“Il boom turistico del Gargano – scrive il corrispondente –  conta appena un decennio di vita. Ma anche su questo « boom » bisogna intendersi. È esploso in modo particolare, ed è lungi ancora dal significare quello che più comunemente la parola vuol far intendere. Siamo ancora di front a un turismo di transito e in maggioranza di stranieri, per lo più tedeschi o di italiani delle regioni settentrionali. Il Gargano manca tuttora della ricettività necessaria e il turismo di residenza ha solo due nomi: Pugnochiuso e Manacore, il primo per iniziativa dell’Eni, il secondo del capitale privato milanese.”
Molto bella la fotografia che illustra il servizio di Palasciano, purtroppo non resa al meglio nella digitalizzazione della pagina, e priva delle tonalità di grigio che l’avrebbero meglio visibile. Raffigura, come si legge nella didascalia, “una contadina” che “cerne il grano al vento sopra la rada di Peschici”, e che in qualche modo simboleggia l’incontrarsi della tradizionale vocazione contadina del territorio con quella nascente, turistica.
Il buon Palasciano tifa apertamente per il Gargano e nella chiusa dell’articolo indica la sua ricetta per  un futuro all’insegna di un boom turistico vero: “Acqua e strade che non turbino molto il paesaggio e attrezzature turistiche maggiormente accessibili, per far sì che il Gargano sia una meta turistica, una  permanenza sia pur breve, non soltanto per chi ha grandi possibilità finanziarie. Un Gargano per pochi, come ora è, è davvero un’ingiustizia.”
Potete scaricare e leggere l’edizione digitale in pdf dell’articolo de l’Unità cliccando qui.

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Author: Geppe Inserra

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