Altro che patto. Ci hanno fatto il pacco.

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Con il passare dei giorni, diventano sempre più nitidi i contorni di quella che pare l’ennesima beffa operata ai danni della Capitanata. Nel Patto per la Puglia che il governatore Emiliano si accinge a sottoscrivere con il premier Renzi, Foggia è praticamente esclusa dal capitolo che riguarda le infrastruttura, e il resto della provincia è solo marginalmente interessato. 
Dei circa  800 milioni di euro previsti per le infrastrutture in Capitanata giungeranno le briciole: 32 milioni e mezzo, neanche il 5 per cento. Oltre ai 30 milioni per le strade di Monti Dauni c’è soltanto il dissalatore alle Isole Tremiti. Poi più niente, zero assoluto.
La prima impressione che avevo avuto scorrendo l’elenco degli interventi che saranno finanziati nell’ambito del Patto Puglia, è confermata anche dalla opinione di osservatori mutevoli, come il capo della redazione foggiana della Gazzetta del Mezzogiorno, Filippo Santigliano, che parla senza mezzi termini di “scelte strategiche geo-politiche che puntano ad escludere dai processi di sviluppo la Capitanata, un’area debole e che con gli anni è diventata più fragile per l’assenza della Puglia.”
A far la parte del leone è ancora una volta la baricentrica Bari che, dal Masterplan per il Mezzogiorno aveva già avuto un Patto tutto suo (si riferisce all’area metropolitana di Bari). Era dunque auspicabile e possibile che il Patto Puglia riservasse una maggiore attenzione verso le restanti aree del territorio regionale pugliese. È stato così per il Salento (che potrebbe peraltro beneficiare dell’altro patto previsto nell’ambito del Masterplan, per l’area tarantina colpita dalla crisi dell’Ilva).

Al danno si aggiunge la beffa, perché la parte più ingente dei finanziamenti previsti nella sezione che riguarda le infrastrutture saranno devoluti al potenziamento delle ferrovie pugliesi, all’interno del quale Foggia e la provincia hanno molto da chiedere e da rivendicare: dalla realizzazione della seconda stazione ferroviaria nel capoluogo, utile per scongiurare il rischio di restare tagliati fuori dalla linea ad alta capacità Napoli-Bari, all’avanzamento dei progetti del treno-tram, che costituivano il cuore della programmazione di area vasta e che invece restano al palo.
Di progetti cantierizzabili rapidamente ce n’erano: dall’elettrificazione ed ammodernamento della linea ferroviaria Foggia-Manfredonia, all’implementazione della tecnologia treno-tram sulla linea San Severo –  Peschici Calenella, e la prosecuzione del tracciato fino a Peschici.
Tra le poche voci di protesta che si sono  levate c’è  quella del WWF Foggia: “L’esclusione della Capitanata è una cocente sconfitta che purtroppo non lascia stupiti e che chiama in causa l’intera classe dirigente locale, strutturalmente incapace di sostenere progetti nell’ambito dei trasporti al passo con le odierne istanze di mobilità sostenibile e a basso impatto ambientale che sempre più si stanno affermando in Italia e in Europa.”
In realtà quella che pare far difetta alla Capitanata è la cultura del progetto, la capacità di pianificare (e progettare) interventi nel medio e lungo periodo, e di sostenerli con un minimo di spirito unitario.
Del Masterplan per il Mezzogiorno, di cui il Patto per la Puglia è strumento attuativo, si parla dalla estate scorsa. 
Ad eccezione della iniziativa promossa  dalle associazioni Lavoro & Welfare e Capitanata Futura, non c’è stato alcun confronto pubblico, alcuna tensione politica e culturale. Sono rimasti inerti, istituzioni, partiti, sindacati e perfino le associazioni di categoria che dovrebbero essere le più interessate ad intercettare finanziamenti pubblici..
Ed è così, che – come scrive argutamente Vincenzo Concilio – anziché il Patto ci hanno tirato un pacco… (gli sono debitore del titolo…).
C’è da dire che la Capitanata paga anche per la mancanza di una visione coesa del proprio futuro: non c’è accordo su niente o quasi, rispetto alle cose da fare. Tanto per dire, si litiga sull’allungamento della pista dell’aeroporto, si litiga sul completamento della superstrada del Gargano, non si parla più della realizzazione del secondo invaso sul Fortore…., anche questa al centro di vibranti polemiche.
La filosofia che pare ispirare il lungo elenco di progetti che troveranno spazio nel Patto per la Puglia sembra essere stata quella di privilegiare gli interventi concretamente e rapidamente realizzabili.  La penalizzazione della Capitanata si spiega anche con la mancanza di un parco progetti seriamente candidabili. 
In passato, questo ruolo è stato svolto dalla Provincia, che è stata anche un presidio importante quando si è trattato di difendere gli interessi della Capitanata dalla protervia degli altri territori pugliesi. Come non ricordare le vibranti polemiche nei confronti della Regione  di presidenti come Michele Protano, Antonio Pellegrino, ma anche Carmine Stallone? 
La soppressione della Provincia è un altro grave elemento di crisi per un territorio che pare avere imboccato la china di un irreversibile sottosviluppo. Ma nessuno ne parla. 

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Author: Geppe Inserra

3 thoughts on “Altro che patto. Ci hanno fatto il pacco.

  1. Che strano. Le verità "vere" il collega Inserra le scrive alla fine del suo conturbante articolo. Peccato che titolo e attacco siano (al solito) tutti al veleno, contro Renzi e/o contro la matrigna Bari. Lo stesso Filippo Santigliano non ha trovato di meglio che ribadire concetti ormai logori, ma che trovano sempre audience.
    Dunque, partiamo dai dati. Sono veri quelli snocciolati da Inserra? Sì, lo sono. Quindi si è voluto penalizzare volontariamente la Capitanata? Direi di no, perché poi bisogna conoscerlo il territorio pugliese. Cataneo, per es., dovrebbe studiare meglio la geografia. Quando si parla di fondi non si può dividere "equamente" per sei (le province pugliesi), perchè la BAT non è paragonabile al Barese, e il Salento non lo è con la Capitanata. Non lo si può fare dividendo gli abitanti, ma conoscendo criticità e priorità. Se poi ci mettiamo anche le doglianze obiettive presenti nell'autocritica che Geppe pone alla fine del suo articolo, allora il quadro è ancora più chiaro, perché non tutto può essere concesso per merito divino o perchè ce lo ordina il medico.
    Nell'elenco del 'Patto per la Puglia' (dimezzato nei finanziamenti inizialmente previsti) c'erano sicuramente voci che riguardavano la Capitanata e che si cercherà di finanziare col tempo e con altre fonti. Ma le priorità salvate, pur "premiando" il Barese, Salento e un po' Taranto, sono più che giustificate. E lo si capisce se si conoscono quelle situazioni.
    Ma andiamo con ordine: il fabbisogno richiesto a Roma, a valere sul FSC (Fondo di Sviluppo e Coesione) non è spalmato per territori e quindi riguarda TUTTE le province, compresa la nostra. Ma laddove alcune voci appaiono 'chiuse' c'è invece ampio spazio, cioè finanziamenti, per progetti che a larga prevalenza interessano la Capitanata come quelli relativi alle infrastrutture dei Consorzi di Bonifica e gli interventi per il Piano delle Coste.
    Gli oltre 40 milioni per la linea ferroviaria Bari-Altamura-Matera davvero vogliamo chiamarlo un "regalo ai baresi" ben sapendo che si tratta di un'opera strategica con la prospettiva di Matera 2019?
    Certo, sul Treno-Tram si poteva spingere di più, ma non all'ultimo momento, tant'è che questo pacchetto di progetti (che sulla carta includeva il treno-tram) è ispirato dal principio dell'accelerazione della spesa e, al momento, nessun segmento del progetto complessivo (per quanto ne sappia) poteva considerarsi "maturo" amministrativamente e quindi cantierabile in tempi brevi.
    La cosa davvero importante che andrebbe sottolineata è che la Puglia, per la prima volta dopo decenni di cincischiamento politico-amministrativo, con Vendola prima e con Emiliano oggi dimostra di saper spendere tutti e subito i Fondi resi disponibili dall'Europa, a differenza di tante altre regioni, specie del Sud.
    A Concilio, cordialmente, suggerisco di contattarmi: sono bravissimo anch'io nei titoli ad effetto.
    Cordialmente (Maurizio De Tullio)

  2. Mi sembra che l'articolo sia abbastanza autocritico nei confronti delle istituzioni locali, che sono evidentemente parte del problema. Non mi pare però si possa negare il "bari-centrismo" della ns regione, cosa chissà naturale per i capoluoghi ma che evidentemente nn è più bilanciata dalla esistenza delle province. Nn sono poi affatto d'accordo con l'articolo sulla esigenza di costruire una nuova stazione per l'alta velocità distante dalla città, per fare risparmiare pochi minuti di percorso al treno. I pochi minuti risparmiati dai cittadini di Bari, Brindisi, Lecce saranno pagati da almeno 15' in più che serviranno ai foggiani per arrivare alla nuova stazione. Non mi pare un trattamento equo ed è solo il sintomo di un evidente declino della città, che la Regione Puglia nn sembra interessata a contrastare. Anzi, meglio così, quello che nn pretende Foggia si può redistribuire a amministrazioni indubbiamente più attive ed efficaci.

  3. Il discorso sul "Baricentrismo" è lungo e scivoloso ma non sono tra quelli che neghi l'esistenza di questo rischio. E' successo molte volte in passato (basti vedere le Giunte Fitto con diversi nostri rappresentanti in luoghi-chiave!) e credo succederà ancora, a volte di più, a volte meno.
    Ma così come si condanna il "Baricentrismo" nelle politiche di sviluppo e distribuzione delle risorse a livello regionale, vorrei altrettanto richiamare l'attenzione sul "Garganocentrismo" da parte di molte Giunte Provinciali ai danni dei Monti Dauni, attraverso decisioni prese a Foggia.
    Quelle popolazioni, che già soffrono i limiti e i rischi della naturale morfologia territoriale, non hanno quasi mai ottenuto degna attenzione da Palazzo Dogana negli interventi e nell'attenzione necessari. Basta vedere cosa sono ancora oggi le strade nei collegamenti fra i tanti Comuni del nostro bellissimo Subappennino, lo stato della manutenzione stradale, gli alvei di fiumi, torrenti e canali di bonifica, i tagli ai collegamenti su gomma, la soppressione di tratte e fermate ferroviarie, la sospensione della fornitura di giornali e riviste. So già qual è la risposta: parte degli interventi necessari dipendono dalla Regione! Certo, ma gli Enti intermedi – di cui tanto si piange per la loro progressiva soppressione – dov'erano? Presidenti, Assessori, Consiglieri provinciali dormivano? No. Preferivano andare in missione all'estero a seguire improbabili Fiere o Corsi di formazione…
    Per non dire di questi ultimi: quanti miliardi di lire prima e di milioni di euro dopo sono stati "spesi" (leggasi: distribuiti a titolo di regalìa e a scopo elettoralistico) in inutili Corsi di Formazione che non hanno prodotto mai un posto di lavoro?
    Oggi se i Monti Dauni vivono un relativo momento di visibilità mediatica e di risveglio culturale e imprenditoriale lo devono a qualche sindaco dinamico, ad Amministrazioni che hanno saputo guadagnarsi titoli non certo comprati a scambio (Bandiere Arancioni del T.C.I., Borghi più Belli d'Italia ecc.). Non mi sembra che sul Gargano queste politiche di valorizzazione abbiano prodotto altrettanti risultati e si continua a vivere di rendita per il dono che Dio ha fatto loro.
    Le sperequazioni sono un pericolo costante, certo, ma bisogna saperle leggere in controluce. Rivendicare una nuova classe di nostri rappresentanti (e possibilmente anche di quella dirigente), che vada a sedersi in Regione, non avverrà per miracolo divino. E se fanno schifo quando li mandiamo a Bari, perché mai dovrebbero migliorare se, per assurdo, dovessimo mandarli nell'iperuranica Moldaunia, di cui in tanti s'illudono potrà tutelare i nostri diritti e suggellare le nostre richieste?!
    Cordialmente (Maurizio De Tullio)

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