Quando il Foggia venne definito “il piccolo Torino”

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Carmine Buonpensiero,
protagonista della goleada di Olbia

Giovanni Cataleta ha raccontato ieri da par suo l’incredibile giornata calcistica del 4 ottobre 1953, quando le due squadre che allora rappresentavano il calcio nel capoluogo dauno vinsero ciascuna per dieci a zero: il Foggia che disputava il campionato di IV serie inflisse all’Olbia quella che sarebbe rimasta la sconfitta più pesante della sua storia sportiva, mentre l’Incedit, che disputava il campionato di Promozione, di categoria immediatamente inferiore, subissò di reti il Bitonto.
Accertata la data, è stato più facile fare qualche ricerca d’archivio, e certi di far loro cosa gradita, regaliamo ad amici e lettori di Lettere Meridiane i ritagli degli articoli pubblicati dalla Gazzetta del Mezzogiorno (per scaricarli, leggete il post fino in fondo).
Il calcio pugliese non se la passava benissimo, in quegli anni. La squadra meglio piazzata era il Lecce che giocava in serie C. Il resto delle pugliesi di maggior peso era distribuito nei gironi G e H in cui si articolava il complicatissimo campionato di IV serie, al quale partecipavano ben 128 squadre.
I satanelli erano la sola formazione pugliese nel girone G che andava dalla Sardegna alla Basilicata, comprendendo anche Lazio, Campania e Lucania. Nel girone H giocavano invece  Bari, Molfetta, Cerignola, Brindisi, Ostuni e Trani.
La sonante vittoria conquistata di Olbia proiettò i rossoneri in cima alla classifica del loro girone, inducendo la Gazzetta a definire la compagine rossonera “il piccolo Torino” (in quegli anni, il Torino era una formazione leggendaria, fermata poi dalla tragedia di Superga).

Curiosamente, la stessa Gazzetta collocò in vetta il Terracina, sulla base di un astruso ragionamento matematico la cui ratio sinceramente ci sfugge.
Il commentatore del martedì del quotidiano regionale si sofferma parecchio sulla questione di quello che definisce quoziente-gol: “Una squadra che ha un solo gol all’attivo e zero al passivo ha sempre la precedenza (a parità di punti naturalmente) di un’altra che vanta due, tre, quattro, dieci gol all’attivo ed uno solo al passivo perché il quoziente tra uno e zero è rappresentato da una entità molto più  rilevante del quoziente tra dieci ed uno. Tale entità è l’infinito, e di fronte all’infinito non c’è regola che valga. La matematica non è un’opinione, come invece certe norme del nostro regolamento calcistico.”
Bah… il ragionamento potrebbe anche starci da un punto di vista squisitamente filosofico, se non fosse che il quoziente tra uno e zero non è infinito, come sostiene il giornalista, ma un numero indefinito, che è tutt’altra cosa.
È comunque il caso di precisare che ad essere penalizzato dal bizzarro sistema di calcolo escogitato dal giornalista della Gazzetta non fu soltanto il Foggia, ma anche lo stesso Bari.
Ma come andò a finire quel campionato? Benissimo per il Bari che vinse lo scudetto e fu promosso, male per il Foggia, che vinse il suo girone, ma perse tutte le partite di quelle che venivano definite finali di Lega.
I satanelli terminarono la regular season con 42 punti all’attivo , frutto di 19 vittorie, 4 pareggi e 7 sconfitte, con 61 reti segnate ma ben 30 subite.
 La fase finale si svolse in due gironi di quattro squadre ciascuno, venivano promosse le prime due. Col Foggia c’erano il Bari, il Prato e il Colleferro. I rossoneri le persero tutte, segnando solo due reti e subendone addirittura 17 in sei partite.
Bari, Prato e Colleferro finirono in parità con 8 punti a testa e dovettero disputare gli spareggi, che si conclusero con la qualificazione del Bari e del Prato. Per poter accedere alla finalissima nazionale, che assegnava lo scudetto di IV serie, il Bari dovette affrontare un altro spareggio con il Prato, con gara di andata e ritorno, che si aggiudicò, vincendo poi anche la doppia finale che l’oppose alla Cremonese.
L’insoddisfacente rendimento del Foggia nelle finali provocò invece un mezzo terremoto, sia a livello societario, che di panchina. La dirigenza del sodalizio subì diversi rimaneggiamenti, al tecnico Migliorini non fu rinnovato il contrato. La panchina fu affidata per la stagione successiva all’ungherese Lajos Kovács, che è uno degli allenatori più blasonati che abbiano guidato il Foggia.
Prima di arrivare in rossonero, aveva guidato il Padova, conquistando la promozione in serie A, il Bologna, vincendo la Mitropa Cup e la Roma.
Il campionato 1954-55 rappresentò per il buon Kovács il canto del cigno: finito il torneo, si ritirò a vita privata.
Il doppio derby perso dal Foggia con il Bari nelle finali di Lega  ha un’incidenza statistica tutta particolare. Ma questa storia ve la racconto un’altra volta.
Per il momento, eccovi i ritagli della radiosa giornata del calcio foggiano riportata alla luce da Giovanni Cataleta.
La pagina della Gazzetta su Olbia-Foggia 0-10
Il ritaglio di Incedit-Bitonto 10-0

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Author: Geppe Inserra

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