Riscattare Foggia ripartendo dalla fantasia dei foggiani (di Franco Antonucci)

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Chiamato direttamente in causa dal mio commento alle riflessioni di Milly Pellegrini sul senso del bello dei foggiani (e su quanto sopravvive della bellezza della città), Franco Antonucci non si è lasciato pregare. Ecco il suo intervento, di largo respiro e di alto profilo. Antonucci – che ha progettato, quando era sindaco di Foggia Pellegrino Graziani, la maggior parte delle opere pubbliche di quella indimenticabile stagione di crescita della città – avanza diverse interessanti proposte legate da un filo rosso che deve farci riflettere attentamente: Foggia possiede tante risorse, che restano per lo più inespresse. E perciò si perdono…
La discussione è aperta. E, una volta tanto, si ragiona non solo della questione se Foggia sia bella o brutta, ma su come si possa difendere la bellezza foggiana sopravvissuta agli scempi della storia e all’incultura degli uomini, su come si possa portare alla luce quella nascosta, su come si possa fare di Foggia una città più bella, e più vivibile.
La fotografia che illustra il post è di Bruno Caravella, attento ricercatore e propugnatore della bellezza nascosta di Foggia.

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Ciao Milly Pellegrini. Grazie della Tua sensibilità!
Da parte mia che dire? Sono capace soltanto di ripetere alcune mie solite litanie.
Aspetto che i foggiani si mobilitino per fermare l’avanzata del cemento urbano e salvino alcune proprie memorie storiche di immensa rilevanza. Mi riferisco, per esempio, al regio “rudere” Pantano, per iniziare. Ricontestualizzato in un grande monumento in una estesa Area verde.
Penso all’immenso contesto delle Masserie attorno alla città, e a quelle disperse nell’intero contesto di Capitanata.

Penso al recupero e valorizzazione delle antiche Borgate rurali, che fanno parte della storia foggiana, e che, invece, rimangono ancora oggi a margine, come cellule dimenticate, in un territorio da recuperare al Verde urbano vero e proprio, attraverso radiali-anulari Verdi e/o di Agricoltura di prossimità urbana.
Penso all’idea di una grande “orbitale verde”, in uno alla sola “Orbitale viaria”. Foggia ha necessità vitale di una grande cintura verde, anche per condizioni ambientali-climatiche particolari.
Penso alla necessità di ricucire in percorsi continui tutte le Aree verdi/francobollo presenti casualmente in Area urbana.
Penso ad un grande progetto di tutta l’Area storica del Piano delle fosse.
Penso al recupero e alla valorizzazione della Foggia ipogea.
Penso alla realizzazione di un “Museo delle Arti daune”, per recuperare l’infinito tesoro archeologico dauno, che è ormai disperso chissà dove, lontano da Foggia, e, in parte, nascosto in oscuri magazzini di un attuale Museo insufficiente a contenere tutta la ricchezza dei reperti archeologici dauni.
Penso ad un Architettura nuova per Foggia, concepita per contesti di adeguati riferimenti urbani. Superando il modello della “Palazzina” autonoma, pseudo autoreferenziale, e ritornare alla antica cultura architettonica mediterranea, dove i contesti, anche sociali, erano essenziali.
Penso alla vocazione territoriale della città-capuologo di provincia, che deve recuperare questa sua funzione, anche in modo nuovo, attraverso un diverso coinvolgimento territoriale sinergico. Grazie ad un progetto di “Area Vasta” che parta dalla città di Foggia.
Penso ai tanti scippi perpretati nei confronti della città di Foggia e al suo territorio di Capitanata. Ultima è la crisi della Fiera di Foggia/Capitanata, che, invece, deve essere difesa con unghie e con denti. Inserendola nel circuito della Cittadella dell’economia di Capitanata (estensione necessaria), ed immersa in un contesto verde di continuità urbana e territoriale, senza soluzioni di continuità. Fiera, Parco Diomedeo, Villa comunale, Centro urbano da una parte. Direttrice tratturale verde verso il Bosco dell’Incoronata, dall’altra.
Pensare in un nuovo modo: una città centrale che riconsidera se stessa, rigenerandosi, e, al tempo stesso, guardando all’intero territorio di Capitanata, che una volta era davvero il territorio foggiano, quando, attraverso le radiali della Transumanza, Foggia era prima di tutto l’espressione del suo territorio vasto.
I Foggiani sono un popolo di grande fantasia, oltre che di intelligenza.
Eustacchiofranco Antonucci

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Author: Franco Eustacchio Antonucci

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