Il televoto a Sanremo? Una bufala, ed ecco perché

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Cosa pensereste della legittimità, della correttezza e della serietà di una votazione in cui non viene garantita la possibilità di partecipazione a tutti quanti ne hanno o ne avrebbero diritto? A voler essere buoni, io penserei che è una bufala. A voler essere meno buoni, che è una gran presa per i fondelli.
Purtroppo la mentalità pecoreccia di certi dirigenti Rai non viene mai meno. Neppure in occasione di una gran bella edizione del Festival dei Festival, com’è quella firmata da Claudio Baglioni.
In questa fattispecie rientra il televoto, strombazzato e pubblicizzato, almeno una cinquantina di volte a sera. Non tutti possono esercitarlo, perché non tutti i gestori telefonici sono abilitati, presumibilmente perché non hanno sottoscritto il contratto con la Rai.
L’ho scoperto mio malgrado ieri sera, mentre mi accingevo ad esprimere le mie preferenze. Provo dal telefono fisso, e la voce dell’operatore mi informa che la linea non è abilitata a questo tipo di operazione. Allora provo a mandare l’sms al numero telefonico indicato, ottenendo l’identico risultato.
Basta una rapida ricerca in rete per scoprire la verità: il mio operatore (Fastweb, sia per il fisso che per il mobile) non è abilitato al servizio. Mica cosa da poco tenendo conto che, bilancio della società alla mano, questo gestore conta su quasi 2 milioni e mezzo di utenti sulla rete fissa e più di un milione su quella mobile.
Gli operatori abilitati sono soltanto TIM, Vodafone e Wind Infostrada per la rete fissa e TIM, Vodafone, Wind, H3G e PosteMobile per quella mobile.
Nulla di illecito, per carità, ma almeno per trasparenza occorrerebbe che il meccanismo fosse chiarito. Il televoto non riguarda tutti gli italiani. E che a provocare questo vulnus sia la televisione pubblica (senza che nessuno protesti) è a dir poco sconcertante.
E dire che la regolarità della procedura è garantita da un regolamento (ispirato alle norme dettate in materia del Garante delle Comunicazioni) che però si limita a scongiurare la possibilità di abusi ed usi distorti dello strumento del televoto,  glissando sul fatto, sostanziale, che dovrebbe essere garantita la possibilità e il diritto di esercitarlo a tutti quelli che vorrebbero partecipare al televoto, e non solo agli utenti di certi gestori.
Per la cronaca, e per quelli cui la cosa può interessare, i miei cinque voti sarebbero andati a:

  • Max Gazzè, “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”
  • Enzo Avitabile e Peppe Servillo, “Il coraggio di ogni giorno”
  • Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico, “Imparare ad amarsi”
  • Diodato e Roy Paci, “Adesso”
  • Decibel, “Lettera dal Duca”

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Author: Geppe Inserra

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