Quando Foggia era bella

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Quando ho trovato sul web l’immagine che illustra questo post, la cui didascalia recita testualmente Foggia – Stabilimenti Industriali, vi confesso di aver pensato, sulle prime, che si trattasse di un errore, non infrequente quando si tratta di antiche cartoline.
Il fatto è che non riuscivo a riconoscere Foggia, nella fotografia, scattata nel 1916.
È bastata però una indagine più approfondita per appurare subito che non si tratta di errore.
La fotografia mostra effettivamente Foggia com’era all’inizio del secolo scorso, essendo stata realizzata da un editore foggiano, Urbano Savino, che certamente non poteva sbagliarsi nella didascalia.
L’immagine svela i tratti di una città in crescita, operosa. Ma dove venne scattata?
Non è facilissimo rispondere, ma avanzo sommessamente una ipotesi. Se guardate bene, sulla destra si nota il profilo del Gargano. Appena più in basso, sotto la campagna, si intravedono alcune costruzioni che lasciano pensare alla vecchia stazione di Foggia, ripresa nelle sua parte a nord, quella che oggi si affaccia sul terminale dei bus. Il punto di vista, dall’alto, è più o meno quello che avrebbe un osservatore che si trovasse sull’odierna via Sabotino.
Se le cose stanno così, l’ampia strada che si nota al centro dell’immagine è il viale della Stazione, che all’epoca non era circondato da palazzi, com’è adesso, ma neanche attraversava la campagna.
Da un lato e l’altro sorgevano per lo più opifici, cantieri, come quelli che vengono mostrati dalla foto. È evidente l’intento del fotografo nonché dell’editore della cartolina, di non documentare la stazione, ma piuttosto il contesto produttivo che sorgeva attorno allo scalo ferroviario, che era stato inaugurato alcune decine d’anni prima.
L’abitato si espanderà presto verso la stazione, con la realizzazione di edifici pubblici importanti, come il palazzo dell’Acquedotto Pugliese e quello delle Poste, ma anche di palazzi residenziali che conferiranno a Foggia l’aspetto di una vera e propria città. Una bella città.
Purtroppo, i bombardamenti dell’estate del 1943 che infieriranno con particolare violenza proprio nella zona mostra dalla foto, cambieranno radicalmente questo angolo di Foggia, che praticamente non esiste più.
Il solo manufatto sopravvissuto ai decenni è la grande ciminiera che si vede proprio al centro della foto e che serviva una fornace che sorgeva in viale Fortore, operante fino agli anni Sessanta.
Della immagine forniamo ad amici e lettori di Lettere Meridiane sia l’originale in bianco e nero, sia la foto colorizzata utilizzando la tecnica di intelligenza artificiale “profonda” di Satoshi Iizuka, Edgar Simo-Serra e Hiroshi Ishikawa (Let there be Color!: Joint End-to-end Learning of Global and Local Image Priors for Automatic Image Colorization with Simultaneous Classification).
L’immagine colorata che illustra il post è solo uno screenshot. Per scaricarla ad alta risoluzione, cliccate qui.
Se avete da aggiungere particolari, ricordi, indicazioni, suggerimenti alla foto e ai suoi elementi, commentate il post.

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Author: Geppe Inserra

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