L’Archivio della Memoria Ritrovata e Lettere Meridiane per #liberafoggiadallamafia

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Ricordare è importante per costruire il futuro. Lettere Meridiane e l’Archivio della Memoria Ritrovata aderiscono alla campagna social #liberafoggiadallamafia promossa da Libera Foggia e dal Presidio di Libera Foggia “Nicola Ciuffreda e Francesco Marcone”, ricordando quel 10 gennaio 2020 che per Foggia ha rappresentato una data storica, con decine di migliaia di cittadini, giovani, donne e uomini, che sono scesi in piazza ed hanno sfilato per le strade cittadina per dire no alla criminalità organizzata, per liberare Foggia dalla mafia che ne avvelena il futuro.

Vogliamo ricordare proponendo a lettori ed amici del blog e a quanti prendono parte alla campagna social, un documento di straordinaria importanza, che era giusto e necessario mettere nero su bianco, perché ne restasse memoria: il discorso pronunciato da don Luigi Ciotti in via Lanza, a conclusione di quella memorabile giornata di mobilitazione. La puntuale trascrizione si deve all’ammirevole passione civile di Gaia Carella, che ringrazio molto per il suo lavoro e per la sua sensibilità.

La nostra memoria di quel giorno è completata da un filmato (lo trovate alla fine del post, dopo il discorso di don Ciotti) che racconta per immagini i momenti salienti della giornata. A rivederla un anno dopo, colpiscono i sorrisi, la serenità, la consapevolezza che accomuna quelle immagini. Quel giorno, Foggia si è sentita veramente una comunità. Ed è giusto ricordare, per andare avanti, per guardare come dice don Luigi “un metro oltre l’orizzonte”.

Il filmato è stato realizzato dalla stessa Gaia Carella, che ha utilizzato le immagini girate da Matteo Carella, suo padre, e memoria vivente del movimento operaio e sindacale di Capitanata. L’Archivio della Memoria Ritrovata è una iniziativa promossa da Cgil, Spi Cgil ed Auser della provincia di Foggia. Buona lettura e buona visione. (geppe inserra)

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Intervento di don Luigi Ciotti a chiusura della manifestazione di Foggia (10 gennaio 2020) “Foggia Libera Foggia”, in via Lanza.

Vorrei chiedere a tutti voi una grande cortesia: che si parli sempre meno di Luigi Ciotti, perché io rappresento un voi, non un io. Vi prego, se siamo in tanti è perché si è costruito un noi. Ve lo chiedo per cortesia. Siamo venuti qui tutti – anch’io sono tornato a Foggia – per affetto e riconoscenza a Foggia e alla Puglia, perché la Puglia e Foggia hanno la forza di ribellarsi, perché io qui ho conosciuto una terra di profonda umanità e di risorse umane straordinarie. Qui ho conosciuto tante persone di grande valore e quindi mi sembra importante sottolineare le positività, i valori che questa terra ha.

Secondo, vi invito tutti a stare vicino, siamo chiamati tutti a stare vicino alla vita delle persone. E stare vicino alla vita delle persone significa starci dentro. Starci dentro, mettersi nei panni degli altri! Noi non possiamo stare zitti di fronte alla sofferenza, alle sofferenze sociali, ma soprattutto non possiamo stare inerti. Ci vuole il coraggio ad avere più coraggio, tutti, nessuno escluso. Allora, vi prego, dobbiamo sentire questa forza dentro ciascuno di noi.

La debolezza e la forza vanno tenute insieme, e perché questo sia possibile è necessario che il più forte sappia chinarsi, sappia mettere la propria forza, la propria passione, il proprio impegno al servizio dell’altro, al servizio delle persone più fragili. E allora sì, amici, parliamoci chiaro: ci servono azioni chiare, ci servono parole autentiche, misurate, inequivocabili. Ci servono parole per dire no alla violenza in tutte le sue espressioni.

Ma abbiamo bisogno di parole capaci di esprimere a un tempo il dolore …, il dolore, il dolore. È stata uccisa il 2 gennaio scorso una persona. Abbiamo toccato con mano questo dolore. Ad ascoltare dei familiari ci scava qualcosa qui dentro. Parole capaci di esprimere a un tempo il dolore, la compassione, la condanna, ma sempre anche la speranza.

Oooh, la mafia più pericolosa è la nostra lentezza, è la burocrazia, è il nostro provare a volte a vuoto , è il nostro promettere e il non fare, la mafia pericolosa è la mafia delle parole, e quante parole abbiamo hanno sentito, promesse, proclami, e poi?

La mafia delle parole è la più pericolosa, è la più pericolosa, la più pericolosa.

Oooh, è necessario un cambio di rotta nella chiarezza, che senza responsabilità collettiva, responsabilità collettiva, non è dato un futuro, non c’è futuro se non uniamo tutte le nostre: le forze degli onesti per diventare una forza.

Allora noi siamo qui, voi siete qui, non c’è uno che ci ha convocati.
Questa non è una manifestazione, questa è una mobilitazione, perché ognuno di noi deve metterci la sua faccia, deve con la sua faccia dire da che parte sta.

Non è una manifestazione, è una mobilitazione. Allora siamo qui, per porre, lasciatemi usare questa espressione, ancora una volta le fondamenta di un modo nuovo di abitare le nostre realtà, ma è in tutta Italia che si devono mettere oggi le fondamenta di un modo nuovo per abitare i nostri territori.

Non è solo un problema di Foggia, è un problema della nostra Italia, della nostra Italia, perché in Valle d’Aosta la mafia è che mafia, è in Piemonte, è in Liguria, è in Lombardia, è nel Veneto. Non c’è regione d’Italia che può considerarsi esente. Ma qui siete in tanti a dire basta, e magari in altre parti non è così.

Siate orgogliosi di essere pugliesi, è per chi è di qui, Foggiani. Siate orgogliosi di tutto questo.

Oooh, qui, qui, si ride e si sente, lasciatemelo dire, uno spirito nuovo. Io vi devo ringraziare, e lasciatemi esprimere un saluto particolare. Guardate, non c’è retorica nelle parole, ma il mio grande affetto, stima, riconoscenza va alla magistratura, alle forze di polizia. Nessuno dica che lo Stato, rispetto alla lotta alla mafia, alla corruzione, non c’è stato negli ultimi anni, perché qui c’è stata questa risposta. Altre risposte non sono state date, ma questa sì.

La terribile malattia è che molti pensano che si possa delegare solo e sempre in una direzione. Ma oggi, qui, si vive e si sente uno spirito nuovo. Non venga meno e ci faccia guardare ed andare avanti. La sfiducia non può prevalere sulla speranza. E la speranza… è che sto vedendo questa immensa presenza di migliaia di persone, vi prego di riflettere, di sentire la bellezza di tutto questo.

Siamo venuti qui tutti insieme, insieme, per disinnescare la miccia della paura. Perché quei gesti, quelle violenze, è umano che creino fatica, che creino paura, ma l’essere in tanti è un modo di affermare che insieme vogliamo disinnescare questa miccia della paura, della rassegnazione, della delega, che guardate è la cosa più pericolosa, il pensare che tocca sempre altri fare. Lo so che non è semplice, ma siamo venuti qui tutti insieme per riportare al centro della società questi valori positivi, profondi. E perché questo avvenga, è necessario agire tutti insieme, tutti insieme.

Oooh, dobbiamo interrompere la tendenza al lutto prolungato. Questo lutto prolungato di quelli che dicono che tanto le cose non cambieranno mai. E no, le cose cambieranno se anche noi di più, sempre di più, faremo la nostra parte. Vi prego, la nostra parte, la nostra parte.
Mi permetto umilmente di dire che non sono ammesse diserzioni, perché questa è una scelta tra la vita e la morte.

Le mafie, la corruzione, sono parassiti che vivono a nostre spese, dunque sono agenti di morte. Non è ammesso, non è ammesso tirarsi indietro, ma neanche dobbiamo permettere atteggiamenti ambigui, subdoli, e non dobbiamo permettere due parole che spesso sentiamo aleggiare: i neutrali e le malelingue.

I neutrali sono quelli che non si scherano, stanno alla finestra a guardare, invece di sporcarsi le mani per il cambiamento, per amore verso le nostre città, il nostro Paese. Le malelingue sono quelli che giudicano, che criticano per partito preso.

I neutrali e i mormoranti. I mormoranti sono quelli che stanno sempre zitti, ma poi nei salotti e nei vari luoghi giudicano, spettegolano, semplificano, e fanno i giochi che non devono essere fatti.

La speranza è un diritto, ma anche un orizzonte di una politica. L’orizzonte di una politica seriamente impegnata nella promozione del bene comune. La politica se non fa questo tradisce la sua essenza. Non è politica.

Mi ha fatto piacere – io non ho nessun titolo per dire questo, ma se mi permettete lo dico – mi ha fatto piacere vedere tanti sindaci, tanti amministratori, tante persone impegnate nella politica. Io vi sarò vicino se fate le cose giuste, ma il giorno in cui non si fanno le cose che a parole si dicono, io sono dall’altra parte, dall’altra parte, perché questo è importante. Ma sarebbe sbagliato, come invece qualcuno fa, non distinguere per non confondere, perché è troppo facile semplificare.

Dobbiamo diventare capaci di riconoscere uomini, donne, giovani impegnati nella politica al servizio del bene comune, da mascalzoni che fanno altro: dobbiamo sapere distinguere, perché sennò non aiutiamo il nostro Paese.

E guardate, di vere persone che vivono questo servizio li trovate in mondi trasversali. Ma la politica se non promuove il bene comune, tradisce la sua essenza. Lo dico a voi, fatevene portavoce. La politica esca dai tanti sismi e dalle spartizioni di potere, riduca le distanze sociali e si lasci guidare dai bisogni delle persone. Questa è la politica, questa è la politica.
Sentite, vi prego, certo il diritto alla sicurezza, certo il diritto alla sicurezza, ma io con voi vorrei gridare con forza la sicurezza dei diritti, la sicurezza dei diritti, non solo il diritto alla sicurezza. Diversamente, non ne usciremo mai fuori.

Non possiamo dimenticare i passi in avanti che sono stati fatti. Ieri come oggi, perché sarebbe un altro errore dire che non si sono fatte delle cose, non è vero. Se siamo in tanti su questa piazza è perché si sono fatte delle cose.

Prima di arrivare qui,  arrivando da Palermo, sono andato ad Acquaviva delle Fonti ad inaugurare un bene confiscato dato al Comune che con la Diocesi ne ha fatto un servizio per la gente e quella legge per uso sociale ha visto nel ’96 un milione di firme di cittadini che con Libera, che è un coordinamento di associazioni, l’abbiamo costruita insieme quella legge e anche se siamo piccoli, se siamo fragili, se uniamo le nostre forze diventiamo una forza. E allora forza, non scoraggiamoci.

Ma noi non vogliamo tanto parlare di lotta alle mafie e alla corruzione?, certo che ne parliamo. E ringraziamo voi, voi ringraziamo. Vorrei parlare che il nostro impegno è la lotta per la giustizia sociale. Perché se non si lotta per la giustizia sociale, non se ne uscirà mai fuori. È 164 anni che parliamo di mafia. Il lavoro, il lavoro, la scuola, la cultura, le politiche sociali, i servizi per le persone.

Aveva ragione Giovanni Falcone che un giorno disse che la lotta alla mafia è una lotta di civiltà e di legalità. Molti hanno scelto la legalità, però hanno scelto quella malleabile e quella sostenibile. Molti si nascondono, usando la legalità come un lascia passare. Voi mi insegnate che la legalità non è l’obiettivo. È lo strumento, è il mezzo necessario per raggiungere l’obiettivo che si chiama giustizia sociale. E allora deve essere chiaro tutto questo, perché abbiamo avuto persone che nel nome della legalità hanno fatto anche associazioni mafiose. E allora? allora non basta la legalità, amici, se manca la giustizia sociale.

La giustizia sociale è la base del progresso, della crescita umana. Io ho un sogno: che un giorno, spero vicino, non si parli più di uno strumento che è stato in questa emergenza importante, ma il mio sogno che ci sia un giorno vicino in cui non si parli più del reddito di dignità, di cittadinanza, ma si parli del lavoro per tutti. Il lavoro per tutti, il lavoro per tutti!
E lasciatemi dire che le tre grandi povertà oggi in Italia, semplifico, sono i poveri, i migranti, e la terza grande povertà del nostro Paese sono i giovani, perché vengono impoveriti, sono impoveriti, e i nostri ragazzi, invece, sono meravigliosi. Non prendiamoli in giro, hanno bisogno di avere delle luci, e ci stanno dando delle lezioni di vita. Io sento la responsabilità.

Mafia e corruzione, non possono nulla contro la forza di una comunità solidale che unita difende la libertà e la giustizia, come abbiamo fatto questa sera: difendere la libertà e la giustizia vuol dire difendere la vita, la vita. Abbiamo camminato per la vita, abbiamo camminato per la vita. E allora, c’è un libro che ci dà le istruzioni sul da farsi: questo libro si chiama Costituzione, la nostra Costituzione. Lì c’è scritto quello che dobbiamo realizzare per diventare un Paese demafiosizzato.

Mi piacerebbe che in molti Comuni all’entrata, una volta si mettevano cartelli contro le cose nucleari, si sottolineava che quel comune era denuclearizzato. Mi piacerebbe, con le giuste verifiche delle prefetture, delle questure, della magistratura, che si possa entrare nei Comuni leggendovi la scritta “Paese demafiosizzato”.

Abbiamo bisogno di promuovere una democrazia del lavoro, e saluto i sindacati che in massa sono venuti. Il lavoro è la difesa attiva  della dignità delle persone.
L’altro giorno mi è stato mandata in dono una piccola bottiglietta coi pomodori, ma il marchietto è una meraviglia, il marchietto di quella bottiglietta coi pomodori, c’è scritto “DE CAP”, che vuol dire “No al caporalato”, sottolinea una scelta di campo, l’impegno a pagare il lavoro in modo giusto, dare la dignità ai lavoratori, alla nostra gente, ai migranti, ma anche la dignità ai nostri contadini. Ma guardate che cose belle, qui, qui, nella nostra Costituzione.

Sindaci, la prossima volta che torno mi piacerebbe vedere all’entrata della città o del paese “Comune Demafiosizzato”. Ecco, allora, e chiudo, vi ho rubato tanto tempo. Ringrazio il Vescovo, ho visto dei Vescovi mescolati in mezzo alla gente. Era questo il nostro senso. Io avevo chiesto di non parlare, poi mi hanno detto no devi.

Oggi avete parlato soprattutto voi, camminando insieme, con la vostra faccia, l’essere qui, sono questi i segni importanti. Ma c’è un regalo, un regalo che ci fa Papa Francesco, grande Papa, immenso, che parla a tutti, quando dice: il Comandamento “non uccidere” non riguarda più solo gli atti di violenza diretta contro il prossimo, ma anche forme di violenza indiretta, di umiliazione, di riduzione di persone a merce, a cose. Guardate che uccidere non è solo quando si spara, quando si fanno saltare le persone in aria. C’è una violenza indiretta. Allora non rendiamoci complici, lottiamo perché non vengono umiliate la dignità, la libertà, la vita delle persone.

E infine, ooh, questa è una terra su cui galleggiano grandi spiriti. Padre Pio è qui a qualche chilometro, ma non posso dimenticare Giuseppe Di Vittorio, Di Vittorio che ha significato la lotta dei lavoratori per quei diritti. Lasciatemi chiudere ricordando un grande amico pugliese, per il quale si è aperto il processo di beatificazione, a me molto caro, Don Tonino Bello. Tonino Bello un giorno ci ha detto queste parole, non perdetele, facciamole nostre. Ha detto: “sono convinto che il senso della vita, dell’amicizia, della giustizia, non si trovano in fondo ai nostri ragionamenti, ma sempre in fondo al nostro impegno”.

Allora auguri a tutti: tocca a noi andare incontro al futuro, non attenderlo, ma soprattutto impariamo io e voi, io piccolo piccolo, che insieme possiamo fare tante cose nel nostro Paese che amiamo che si chiama Italia.

Impariamo tutti a guardare un metro, un metro oltre l’orizzonte.

 

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Author: Geppe Inserra

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