Quel che non t’aspetti è questa rinnovata voglia di politica che sembra affiorare dalle macerie della vecchia politica, questo desiderio di discussione e di confronto. Mai i post di Lettere Meridiane erano stati così partecipati. Inutile rimarcare che l’insuccesso del centrosinistra e l’exploit di Beppe Grillo mettono prima di tutto il Pd di fronte al bivio tra un “vecchio” superato soltanto a parole ed un “nuovo” ancora tutto di là da venire.
E gli amici e i lettori riflettono, discutono.
Sul tema della rottamazione e del nuovo che ho sollevato nei post precedenti, interviene ancora Giovanni Dello Iacovo: “Anche io penso che esista un problema di egemonia degli “ex”. Ho provato a dirlo qui (Dello Iacovo si riferisce ad un post pubblicato sul suo bel blog in cui con molta intelligenza riflette su tema della contrapposizione irriducibile tra società civile e apparato che a suo giudizio a prodotto la sconfitta elettorale del Pd).
“Ma la strada della rottamazione – aggiunge – scavalca il tema dell’elaborazione di un progetto Paese che, invece, era avvertito dagli italiani più largamente con l’Ulivo del 1996. Osservo che questa attitudine “visionaria” matura laddove c’è cultura politica (teoria e prassi assieme).”
Girolamo Arciuolo, attentissimo lettore di Lettera Meridiane, condivide la tesi di Dello Iacovo e a sua volta posta un articolato commento, nel quale affronta la questione del successo del Movimento 5 Stelle da un punto di vista diverso e stimolante. E se da parte degli elettori di centrosinistra che hanno votato per Grillo non si sia trattato soltanto di un voto di protesta, ma anche dell’adesione ad un programma, ritenuto evidentemente più interessante di quello proposto dai loro partiti? Ecco quanto scrive Arciuolo.
Ho parlato con alcuni elettori di Grillo. Sicuramente c’è la protesta, ma molti si sono presi la briga di leggere il programma e si sentono rappresentati dai temi proposti sia per la riforma del sistema politico che per alcune istanze economico-sociali.
Il voto al PD o a SEL è sicuramente di appartenenza/rappresentanza, ma ho provato a fare una rapida verifica: nessuna delle persone che ha votato Italia Bene Comune ha compreso quali siano i termini essenziali della proposta politico-programmatica. Io stesso ho votato la coalizione di centrosinistra per appartenenza, per infliggere una sconfitta definitiva a Berlusconi e al berlusconismo e in quanto mi fa paura la deriva populista pur presente nel Movimento 5 stelle.
Pongo a questo punto alcune domande semplici: sulle politiche agricole quali risposte fornisce la coalizione? si è per il superamento della “impresa familiare”? si intende affrontare il tema della microframmentazione della proprietà? con quali strumenti? si intendono favorire processi di aggregazione significativa dell’Impresa agricola, con quali strumenti? si intendono realizzare grandi opere per favorire l’agricoltura ad esempio della capitanata; la provincia di Foggia ha poca acqua ma il Molise ne ha tanta, si intende andare avanti con il delirio del regionalismo che divide l’Italia e rende impossibile la pianificazione di politiche di livello adeguante ai mercati globali? quanti sono gli elettori appartenenti al mondo agricolo pugliese che conoscono le proposte del centrosinistra su questi temi? quale il meccanismo di appartenenza/rappresentanza su questi temi?
Lo stesso discorso può essere fatto per il tema del settore industriale. Quanti sono gli elettori informati che hanno capito che si punta al lardo di Colonnata o al turismo, alla produzione di minigonne molto belle e quanti invece pensano che si punta all’industria vera? in quali settori tecnologici strategici? con quali capitali? con quale tipo di coinvolgimento della ricerca?
Io ho invece la sensazione che sia stato clonato all’infinito il modello D’Alema e tutti stiamo li a discutere di schemi e di tattiche: la questione a cui tutti sono impegnati nel bar Sport della politica attualmente è: è stata sbagliata l’alleanza con Sel? andava fatta quella con monti o viceversa?
Oggi si tratta con Grillo anzi non col Pdl; nessuno vede gli elettori ma solo gli eletti. Nessuno vede i temi economici dello sviluppo e della crisi ma si vede solo la politica che si osserva al suo interno.
Ma chi non frequenta il bar sport della politica ha bisogno di altre risposte. Avverte la crisi perché teme di essere licenziata, si chiede se deve licenziare o se deve proprio chiudere, si chiede se deve partire e andare all’estero ….
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Il PD ha pagato due errori, relativamente, recenti. Il sostegno al governo tecnico (il fallimento del governo di cdx è diventato il fallimento dei tutti i partiti). Non aver fatto votare gli elettori del cdx alle primarie (è passato un messaggio di autosufficienza, esclusivo: non abbiamo bisogno di voi, anzi, inquinereste il voto). La conseguenza di questi due errori è stata precludersi il voto degli scontenti. Poi ci sono, a mio avviso, due questioni strutturali. Il PD, tolti i voti delle regioni rosse, "pesa" poco più del 21%: vota per il PD circa il 15% della popolazione italiana. Significa che manca il radicamento sociale, un blocco sociale di riferimento. Troppo dirigenti del PD ragionano con schemi legati alla Prima Repubblica, ad un mondo che non esiste più (per prendere i voti dei moderati siamo andati 2 anni appresso a Casini, che poi non è arrivato al 2%…). Berlusconi nel '94 e Grillo hanno dimostrato che, oggi, bisogna rivolgersi direttamente agli individui. Non servono intermediari.