Auguri, fratello arcivescovo: i novant’anni di Giuseppe Casale

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Ha compiuto ieri novant’anni mons. Giuseppe Casale, arcivescovo emerito di Foggia. E mentre la ricorrenza è passata praticamente inosservata nella diocesi pugliese che lo ha visto per tanti anni pastore, Vallo della Lucania – il paese in cui intraprese per la prima volta la sua missione episcopale – ha festeggiato con un evento di cui Casale è stato magna pars, e che conferma la straordinaria levatura religiosa e culturale del personaggio: l’inaugurazione di una biblioteca dedicata ad Edith Stein, eretta agli onori degli altari come Santa Teresa Benedetta della Croce,  patrona d’Europa e martire della ferocia nazista.
L’intitolazione non è casuale, ma indica la missione di una istituzione che non vuol essere un semplice deposito di libri, ma punto d’incontro per approfondire e dibattere le tematiche riguardanti una cultura che contribuisca a costruire un’Europa libera e solidale nello spirito del Vangelo. Edith Stein, “è stata appassionata ricercatrice dell’uomo e del mistero di Dio, che parte dall’ebraismo e si compie nel cristianesimo”, come spiega mons. Giuseppe Casale che ha dato un sostanziale contributo alla realizzazione dell’iniziativa. La festa per i novant’anni dell’arcivescovo emerito di Foggia è stata completata, questa mattina, da una solenne celebrazione eucaristica, sempre a Vallo della Lucania.
Avrei voluto esserci, purtroppo non ho potuto, ma dovrebbe aver partecipato don Tonino Intiso, che di Casale fu uno stretto collaboratore (fu direttore della Caritas e promotore della Giornata Internazionale della Labbra). Se ci è andato, mi farò raccontare e vi riferirò.
La biblioteca è ospitata presso la casa generalizia delle Ancelle di S. Teresa di Gesù Bambino.
Una iniziativa (per saperne di più e per scoprire come consultare on line il catalogo della biblioteca cliccare qui) perfettamente in linea, come si è detto, con la statura spirituale e culturale di mons. Casale, vescovo scomodo per eccellenza, distintosi più volte per le sue prese di posizione (ed è singolare come alcune di essere come la necessità che la chiesa accolga gli omosessuali, abbiano anticipato le aperture di Papa Francesco sulla questione).
Nato a Trani il 28 settembre del 1923, ordinato sacerdote nel 1946, laureato in teologia, Casale giunse a Foggia da Vallo della Lucania (dove era vescovo dal 1974) a maggio 1988. A nominarlo Arcivescovo Metropolita di Foggia-Bovino fu Papa Giovanni Paolo II.
In seno alla Conferenza Episcopale Pugliese fu Vescovo Delegato per i Problemi Sociali e del Lavoro e per le Migrazioni. Nel 1988 diede inizio, in collaborazione col dr. Massimo Introvigne e il prof. Mayer, all’attività del CESNUR (Centro Studi Nuove Religioni), di cui è il Presidente.
Il suo episcopato a Foggia fu caratterizzato da una profonda attenzione ai problemi sociali ed economici del territorio. Sin dall’inizio del suo episcopato a Foggia si è schierato in difesa della giustizia sociale contro la tracotanza della malavita organizzata, comparendo in prima linea tanto a livello nazionale e regionale, che provinciale e comunale. Deciso e decisivo il suo intervento per la presenza dell’Università a Foggia: fu in prima fila nel corteo popolare che sindusse il governo a dare il via libera al terzo centro universitario pugliese.
Sotto il suo episcopato, Foggia visse momenti di grande intensa solidarietà, come la Giornata Internazionale della Lebbra, di cui ho detto prima, e di cui proprio quest’anno ricorre il trentesimo anniversario.
Al centro dell’attività pastorale e degli scritti di mons. Casale c’è sempre stato lo spirito del Concilio Vaticano II, rilanciato dallo stesso papa Benedetto XVI che lo ha posto al centro dell’Anno della Fede.
Tante volte Casale è parso anticipare con le sue prese di posizione, atteggiamenti e scelte che in questi mesi di straordinario cambiamento della Chiesa, vengono confermati dallo spirito riformatore di papa Francesco. Al centro dei suoi scritti degli ultimi anni vi è del resto la consapevolezza della necessità e dell’urgenza di riformare la Chiesa.
Per riformare la Chiesa. Appunti per una stagione conciliare è il titolo di uno dei suoi ultimi libri, pubblicato da Edizioni La Meridiana. Mons. Casale mi onorò volendo che fossi io a presentarlo a Foggia. Quella sera, alla Libreria Ubik, c’era un pubblico piuttosto folto di laici, ma quasi nessun religioso, e questo spiega forse anche perché il novantesimo compleanno del presule, sia stato praticamente dimenticato dalla città che lo ha avuto come arcivescovo. Si trattò però di una serata profonda, in cui si poteva toccare con mano le ansie di una Chiesa nascosta, che sta ritrovando vigore e coraggio, dopo le rivoluzionarie dimissioni di papa Ratzinger e l’avvento di papa Francesco.
È illuminante quanto Casale ha scritto nel suo ultimo libro, Guai a me se non annuncio il Vangelo, anche questo pubblicato da Edizioni La Meridiana, che è in realtà una lettera aperta ai Vescovi in occasione del Sinodo 2012: “Chi gliela dà oggi la “buona notizia” ai poveri? Parlare oggi di evangelizzazione vuol dire riprendere in mano il Vangelo, vivere come è vissuto Gesù, che volle essere povero e visse con i poveri. Non si tratta di presupporre la fede come un fatto ovvio, ma di situarla nel vissuto degli uomini e delle donne di oggi perché aprano i cuori alla speranza e sappiano viverla in una carità operosa.
Dobbiamo cominciare noi Vescovi insieme al Papa a dare l’esempio. Al termine del Concilio, molti vescovi chiesero che la Chiesa riscoprisse la gioia della povertà evangelica. La rinuncia al fasto esteriore e ai titoli onorifici, la scelta della vita semplice e senza lusso, la condivisione della povertà di tanta gente sono ancora un traguardo lontano. C’è ancora tanto carrierismo, tanta alterigia, troppa smania di costruire opere (il mal della pietra) rimanendo spesso invischiati nel sistema di una finanza che rasenta i limiti dell’illegalità”.

Qualche mese dopo le coraggiose parole di Giuseppe Casale, avrebbe fatto la sua irruzione in Vaticano papa Francesco.
Auguri, fratello arcivescovo.

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Author: Geppe Inserra

1 thought on “Auguri, fratello arcivescovo: i novant’anni di Giuseppe Casale

  1. di Nico Baratta
    Ho conosciuto personalmente Mons. Casale. Come corista della Cappella Musicale Iconavetere ho avuto l'onore di stargli affianco durante gli anni del suo mandato in terra foggiana. Un mandato ricco di novità, di dibattiti sociali, di carisma colto da chi sapeva e voleva cambiare questa terra. Mons. Casale non ha mai avuto "peli sulla lingua", le cose le diceva sempre, durante il quotidian vivere, durante le omelie. E' stato un pastore che metteva a tacere finanche il più ribelle dei lupi di una società volta al personale piuttosto che al bene comune. Con lui la politica diventava materia alla portata di tutti poiché spiegava cosa fosse e non come fanno tanti che si rifugiano nel politichese. L'ho conosciuto, ho detto, e da lui ho colto il meglio -almeno spero- per una sana e proficua tolleranza alle sempre esagerate malfatte di chi col potere vuole tutto. Ma ho anche colto il senso di dir le cose come stanno, di codificare e leggere tra le righe passaggi di vita sociale e vita politica che ci attanagliano e come dovrebbero vissute e sistemate. L'abito, si dice, non fa il monaco; nel caso di Mons. Casale si sfata un detto poiché da prelato ha saputo e sa farlo ancora quell'uomo che con una veste e per intercessione del buon Dio santifica popoli e redarguisce chi è contro il bene comune del popolo. Buon novantennio Monsignore e cento di questi anni, anche di più.

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