Confronti | Il Mezzogiorno tra policy e politica

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[I commenti e le riflessioni sul post di Lettere Meridiane Per il riscatto del Mezzogiorno, più policy e meno politica]

Girolamo Arciuolo
Mi verrebbe da dire più Politica e meno “intermediazione impropria”
Piero Barucci, che appunto per anni ha diretto lo SVIMEZ e che ha sicuramente contribuito a formare molti ricercatori di quell’istituto con questa espressione intende appunto il ruolo distorto di gran parte della politica meridionale.
Il politico “fattivo”, secondo l’accezione meridionale, intermedia tra l’impresa o il singolo e l’amministrazione. Tutto il sistema è completamente impostato per selezionare/formare questa categoria di personale politico. L’idea che il politico debba essere un tantino visionario sia pur con giudizio, e che debba saper osare/prefigurare è fuori portata.
Nella migliore ipotesi, soprattutto a livello locale, il politico è una sorta di funzionario aggiunto. Supplisce alle deficienze della macchina amministrativa, introducendo un po’ di pragmatismo dove regna la interpretazione formalistica della legge.

Il legislatore infatti si è sgolato, soprattutto nei primi anni novanta, per spiegare che anche l’azione della pa è improntata al principio di adeguatezza della forma alla sostanza, di libertà di forma e, correlativamente, per spiegare che la legge assume significato normativo solo quando incontra il caso concreto e che la mancanza di una norma puntuale per il problema da affrontare non può risolversi in inerzia.
Ebbene il politico bravo arriva e con buon senso dice: questa cosa si fa, me ne assumo la responsabilità.
Proprio in questi giorni ho letto un programma politico che risponde in pieno a questo stereotipo, diciamo così, positivo.
Ma così si fa bene, ed è veramente tanto, ma non si va avanti.
Sono ragionevolmente convinto che il Sud da solo non possa farcela. Al Sud manca la Politica.
Manca cioè l’innovazione e il coraggio. manca il gusto della sfida.
C’è solo una consolazione. La situazione è del tutto identica anche a livello nazionale 🙂

Ninì Russo
Fino a pochi anni fa, puntualmente acquistavo i corposi rapporti, poi ho smesso, è uno sconforto … nel meridione, più che nel resto d’Italia, viviamo in un oceanico delirio d’impotenza. Manca la consapevolezza di essere individui con delle responsabilità e quindi, finalmente, con delle possibilità di cambiamento. Grazie Geppe.

Enzo Pizzolo
Di questione meridionale non si parla più espressamente in politica anche se la questione è secolare. Le radici di questo fenomeno sono da collocarsi, probabilmente, al momento della nascita dello Stato unitario (e probabilmente anche un po’ prima). Ma, invece, che puntare sui temi che tutti condividiamo (mancanza di policy, visione strategica, gap infrastrutturali ed emergenza criminalità), per cambiare prospettiva mi vorrei soffermare su un elemento diverso. Tra la prima e la seconda rivoluzione industriale ci fu un cambiamento di prospettiva a 360 gradi. I Paesi che nel corso della Prima rivoluzione industriale (carbone, ecc) si erano trovati più avanti, furono scavalcati da Paesi più “arretrati” (e uso il termine con virgolette perché parliamo di quelli che ancora oggi sono giganti dell’economia mondiale). Che cosa era successo? Questi Paesi più arretrati non avevanon avuto le difficoltà che avevano trovato gli altri a “riconvertire” strutture e infrastrutture. Industrie che da un giorno all’altro si ritrovarono obsolete. Semplifico per ragioni di spazio, ovviamente: quei Paesi che non avevano quelle zavorre si ritrovarono davanti in una nuova Rivoluzione industriale.
Arrivo al punto: se abbiamo aspettato oltre 20 anni per il raddoppio della Statale 16, non è il caso di aspettarne altrettanti per l’alta velocità, il porto di Manfredonia, la questione aeroportuale e quant’altro.
Puntiamo su settori emergenti: le energie alternative (eolico, fotovoltaico), sull’innovazione tecnologica. In una fase in cui tutta l’Italia è in crisi, il Mezzogiorno potrebbe rovesciare la prospettiva partendo da ciò che ancora non c’è.
Andiamo avanti e cerchiamo di precorrere i tempi: tanto continueremo ad avere un patrimonio infrastrutturale più vecchio e meno efficiente di quello del resto del Paese.

Girolamo Arciuolo
Condivido l’approccio di Enzo Pizzolo. Occorre rovesciare la prospettiva. Il sud e la provincia di Foggia devono lasciar perdere identità e lamentele e si devono lanciare sulle strade dell’innovazione.
Pensiamo a quanto moderno e innovativo fu Castel del Monte quando venne realizzato.
Bisogna osare.

Martin Barutzki
Ma chi dovrebbe essere investito da questo compito di formare la Policy ? In questo momento mi manca una qualsiasi idea di come procedere per costituire un tale organismo.
Sostenuto da quale potere, visto che il potere che detiene il consenso sarebbe da mettere in discussione?
Sono assai sconsolato.

Michele Lauriola
Geppe per cercare di stimolare un dibattito virtuale sul tema “occorre più’ policy …”, volutamente ho postato sulla tua bacheca:”mi dispiace dissentire”. Dissento perche’ il vero interrogativo e’ un altro. Il PIL del Mezzogiorno e’ potenzialmente piu’ alto di quello del Nord. Gia’ potenzialmente, perche’??? Questo e’ l’interrogativo serio da cui partire. A questo interrogativo mediante questo dibattito virtuale pubblico, con la moderazione di Geppe, si deve dare una prima risposta. Poi si potrà’ capire se occorre più’ policy e meno politica o se occorre ben altro.

Franco Cuttano
Divulgare la vera storia che i libri di scuola non hanno mai raccontato. Prendere coscienza su come siamo stati truffati, impoveriti, massacrati e colonizzati con la farsa dell’Unità d’Italia, allora si che questo Popolo Meridionale scippato della sua dignità e quindi costantemente DEPRESSO potrebbe riuscire a RISCATTARSI. Il riscatto del Mezzogiorno inizierà quando la sua gente, a dignità ritrovata, pretenderà la cancellazione dei falsi eroi (Cavour, Vitt. Emanuele, Garibaldi e compari) dalle proprie Vie e Piazze. Quello sarà il segnale!! Per farlo non c’è bisogno di separarsi…

Gaetano Berthoud
La gente senza amore per gli altri nn c’è bisogno che me la indichi Dio. E anche questa è umiltà, quella di imparare da soli dove vive l’amore e dove l’inganno.

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Author: Geppe Inserra

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