Il trionfo delle liste civiche, la disfatta del Pd

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Francesco Miglio e Antonio Tutolo

Tre ballotaggi su quattro vinti da coalizioni più o meno civiche. Due città della pentapoli che saranno guidate da queste alleanze, con i neosindaci (Miglio a San Severo e Tutolo a Lucera), che battono in modo schiacciante gli avversari (Lallo, centrodestra, a San Severo e Bizzarri, centrosinistra, a Lucera).
Come la si volti e come la si giri, la politica “convenzionale” esce sconfitta dal risultato dei ballottaggi. Risultato che poteva essere in un certo senso previsto, ma non nelle dimensioni che ha poi avuto.
Sul trionfo delle civiche ha influito la crescente disaffezione al voto. L’assenteismo ha colpito in misura più pesante i partiti tradizionali, premiando specularmente l’entusiasmo degli elettori delle civiche. Sembra un paradosso, ma è invece un aspetto su cui i partiti tradizonali dovrebbero riflettere con attenzione. I partiti “leggeri” attenuano lo spirito di appartenenza. Una volta si andava a votare perfino con la polmonite. Ieri è bastano il primo week end assolato per indurre molti elettori (soprattutto del Partito Democratico) ad andarsene al mare.
Pesante la sconfitta del Partito Democratico che perde tre ballottaggi su quattro, a Foggia, Lucera e Orta Nova. A San Severo,  il Pd aveva perduto già due settimane fa, quando il candidato ufficiale, il consigliere regionale Dino Marino, dirigente di lungo corso, si era piazzato al terzo posto, ed era stato pertanto escluso dallo spareggio.

Il Pd paga i contrasti e le lacerazioni interne. Dal turno di amministrative escono ridimensionate anche le primarie, strumento con cui il centrosinistra aveva designato due dei suoi candidati. Entrambi battuti, Marasco a Foggia, Marino a San Severo.
Qui il successo è arriso come già detto a Miglio, altro esponente del Pd che aveva dribblato le primarie, scatenando l’inferno. A San Severo è successo di tutto nei giorni che hanno preceduto il voto, con i vertici regionali del Pd a sollecitare il voto per Miglio, e Marino e i suoi che hanno pubblicamente invitato a disertare le urne, contestando Emiliano e Piemontese.
Anche a Foggia le tossine delle primarie del centrosinistra – più che mai avvelenate – possono avere influito sul verdetto finale delle urne, considerato anche il risicato margine tra i due avversari (Landella l’ha spuntata con meno di 400 voti).
Il sindaco uscente Gianni Mongelli ha sostenuto o no Marasco (che l’aveva sconfitto alle primarie)? Intervistato domenica sera da Michy De Finis, a Teleradioerre, l’assessore uscente all’ambiente, Russo ha candidamente ammesso: “Penso di no”. Sta di fatto che il protocollo sottoscritto  dai candidati alla vigilia delle primarie prevedeva che gli sconfitti si candidassero comunque al consiglio comunale, per corroborare la colizione. Mongelli non l’ha fatto.
Riassumendo: la galassia delle liste e delle coalizioni civiche è stata l’autentica protagonista del turno di ballottaggio. Al centrodestra va la soddisfazione per essere tornato al governo della città capoluogo, dopo dieci anni di assenza. Il Pd esce duramente sconfitto.

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Author: Geppe Inserra

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