Il Gargano che non t’aspetti. La storia di Michele e Viola, cicloviaggiatori

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 Ci sono tanti modi per vivere e per visitare il Gargano. Uno dei più interessanti ed originali è rappresentato dal cicloturismo. Ed è un modo che va facendosi sempre più strada, negli ultimi anni. Per sua natura, la bicicletta è il mezzo che consente di vivere un territorio fino in fondo, trasformando lo stesso atto del viaggiare in una esperienza profonda. Soprattutto se lo scenario è rappresentato dalla Montagna del Sole.
Antonio Dembech si occupa da anni di promuovere la cultura del pedale e del cicloturismo. Lo ringrazio molto per aver voluto condividere con gli amici e i lettori di Lettere Meridiane il bel racconto che segue, scritto da Michele, che assieme a sua figlia Viola ha trascorso sul Gargano le recenti vacanze estive da cicloturista. Un racconto di viaggio da leggere e da gustare dalla prima all’ultima parola, che svela anche un Gargano diverso, che può essere conosciuto ed apprezzato fino in fondo soltanto attraverso quel turismo lento che trasforma la vacanza in un’avventura e in un’occasione di turismo esperenziale. Turismo lento e turismo esperenziale possono diventare per il Gargano due fattori importanti nella prospettiva della destagionalizzazione. La storia di Michele e Viola lo conferma.

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Per il terzo anno consecutivo mia figlia Viola ed io abbiamo deciso di trascorrere le nostre vacanze da cicloviaggiatori e quest’anno la nostra meta è stata la Puglia. La scelta è nata da una proposta di Viola che aveva sentito diverse sue compagne di scuola parlare di belle vacanze trascorse lì e dal desiderio mio di rivedere con occhi diversi luoghi nei quali ero stato tanti anni fa e naturalmente tantissimi nuovi. Abbiamo cercato su internet se ci fossero dei percorsi adatti al nostro passaggio e ci siamo affidati alla descrizione del tratto pugliese della Ciclovia Adriatica e alla consulenza tua e di altri cicloamici che ci hanno aiutato a realizzare questa avventura. Prima della partenza le perplessità più grandi erano sul traffico che avremmo incontrato e sulla difficoltà altimetrica di alcuni tratti.
Fortunatamente siamo quasi sempre riusciti ad evitare strade trafficate e, con mia sorpresa e piacere, abbiamo sempre trovato automobilisti rispettosi nei confronti di questa strana coppia di viaggiatori carichi di bagagli e di voglia di pedalare. Per quanto riguarda le salite ho avuto la conferma che, nonostante la sua giovane età (a Giugno quando siamo partiti erano ancora 11 anni), Viola è una ciclista super tosta, sempre positiva e mai doma di fronte alle difficoltà (nota di papà orgoglioso). Questo è il resoconto dei primi giorni di viaggio in cui abbiamo attraversato lo splendido Gargano.
 Il 5 Giugno sono andato a prendere Viola all’uscita di scuola con la macchina carica delle due bici e di tutti i bagagli che ci sarebbero stati necessari per viaggiare in autonomia lungo il tacco dello stivale d’Italia ovvero una tenda, sacchi a pelo, due cambi di vestiti, fornello e set da cucina, i ricambi necessari per le bici, infermeria, qualche liofilizzato d’emergenza, carta stradale e poco altro oltre a una gran voglia di avventura…
 Abbiamo viaggiato in macchina fino a Termoli dove abbiamo pernottato in una pensione (cosa che ha rappresentato un’eccezione visto che abbiamo quasi sempre dormito in tenda). La mattina di buonora abbiamo lasciato la pensione, e presi dall’euforia e dalla sbadataggine, anche i nostri documenti, abbiamo trovato un parcheggio strategico per l’auto e iniziato ad allestire le nostre bici appendendoci borse su borse (da quest’anno anche Viola aveva il suo portapacchi posteriore con le due sacche laterali e io le mie solite 3 dietro e due davanti più borsellino da manubrio). Questa operazione di trasformazione di due bici in una sorta di trattori ha destato la curiosità di un ragazzo del posto, Pasquale, che, come spesso ci è accaduto, ha pensato che fossimo stranieri e in inglese ci ha chiesto quali fossero i nostri programmi. Pasquale si è offerto di farci da Cicerone mostrandoci con orgoglio i punti più belli della sua città. Avevamo fatto il primo di tante piacevoli conoscenze che hanno accompagnato il nostro viaggio. Vista Termoli non ci rimaneva che iniziare a pedalare sul serio sul tratto (per fortuna il primo e l’unico) di statale molto trafficata, circa 30km con una buona corsia d’emergenza, che da Termoli ci ha portati alla deviazione per il lago di Lesina. Imboccata questa deviazione è cambiato immediatamente il paesaggio in campi di grano e papaveri e il traffico era diventato quasi inesistente. Facendo una sosta al primo dei numerosi caseifici che abbiamo “saccheggiato” di mozzarelle, burrate, caciocavallo, ricotta e ogni bontà due ciclisti affamati e golosi possano sognare, siamo arrivati fino a Marina di Lesina dove abbiamo fatto il primo bagno in mare pugliese…
 Rigenerati dal bagno e dal cibo abbiamo ripreso il nostro cammino provando a costeggiare il lago attraverso una strada bianca indicata sul nostro road book che si è rivelata molto bella, ma anche troppo ardua per il fondo stradale che si è gradualmente trasformato da terra battuta in sabbia dove sprofondavamo sempre più fino a dover scendere e spingere. Dopo circa un chilometro di bici a mano abbiamo deciso di accamparci in un bel posto riparato con vista lago.
 Il secondo giorno si annunciava splendido, senza una nuvola in cielo, così abbiamo smontato la tenda , fatto colazione e siamo ripartiti sperando che il sentiero fosse più battuto ma così non era. A malincuore, anche a causa del ridursi delle scorte d’acqua siamo tornati sui nostri passi, ripercorrendo i sentieri del giorno prima fino a ritrovare l’asfalto e la strada per Lesina. A Lesina abbiamo fatto la seconda colazione con ottime ciliege e dolcetti di marzapane comprati al mercatino, e dopo una veloce visita del paese ne siamo usciti scortati da un gentile signore su un Ape Car al quale avevamo chiesto un indicazione e che ci ha voluto accompagnare fino al bivio per Torre Mileto. Questo tratto di strada circondato da campi coltivati e pochissime macchine è risultato piacevole e rilassante inoltre in una delle soste presso un chiosco lungo la strada il proprietario ci ha colto dalla pianta e offerto un piattino di un frutto squisito che non conoscevamo. Da Torre Mileto abbiamo proseguito verso Capoiale per poi continuare tra il lago di Varano e il mare divisi da una bella e piacevolmente rinfrescante pineta, giunti quasi a Foce Varano abbiamo deciso di fermarci in uno dei tanti campeggi presenti lungo la strada. Risolto il problema dei documenti che ci sono stati scannerizzati e spediti dalla pensione di Termoli e montata la tenda ci siamo concessi prima un bagno al mare e una merenda in pineta e infine il piacere ritrovato di una doccia calda…
 Il terzo giorno ripartiamo alla volta di Rodi Garganico e San Menaio, e delle prime salite che ci portano su fino a un punto panoramico bellissimo da dove vediamo Rodi dietro di noi e Peschici dall’altra parte che ci aspetta, di fronte tanto bel mare, gabbiani che volano e il profumo del Gargano. Una bella discesa e uno splendido sole ci accompagnano fino a Peschici che decidiamo di non visitare, così proseguiamo ancora un po’ verso Vieste e sulla strada ci accampiamo sotto uno splendido ulivo per un piatto di orecchiette al pomodoro e una siesta all’ombra. Nel pomeriggio affrontiamo ancora tanta salita, il tratto è duro e Viola è stanca, ma fortunatamente il bosco ai lati della strada ci protegge un po’ dal sole. Il bosco si trasforma in distese di uliveti e finalmente Vieste!
 Ci fiondiamo immediatamente alla spiaggia del Pizzomunno e il mare ci ridona freschezza ed energia. La sera la trascorriamo nel centro storico di Vieste, ospiti di Lina, la mamma di un mio vecchio amico che ora vive a Brescia e con il quale ho trascorso diverse estati giovanili tra i vicoli di questo paese in saliscendi. La sera siamo ospiti per una tipica cena con seppie ripiene e tanti ricordi che sono contento di condividere con mia figlia.
 Il mattino successivo dopo aver fatto scorta di delizie culinarie locali ripartiamo scendendo i vicoli con le nostre bici stracariche tra gli sguardi divertiti dei ragazzini che giocano in strada come trent’anni fa. Lasciamo Vieste e i suoi ricordi ma è un arrivederci a presto, infatti al termine delle nostre fatiche di cicloviaggiatori ci ritroveremo qui con Bianca e Dafne, le mie altre due figlie, per trascorrere ancora una settimana di relax, bagni in splendide calette, canoa, grotte, cene di pesce e ogni “lusso sedentario”. Vieste è alle spalle e dopo qualche chilometro in compagnia di splendidi uliveti secolari entriamo in un tratto interno che costeggia la splendida foresta Umbra (che avremo modo di rivedere anche durante la successiva vacanza relax). E’ una lunghissima, interminabile ma dolce salita immersa nel verde e quasi priva di traffico. Dopo circa tre ore che hanno messo alla prova la tenacia di Viola, arriviamo al passo del Lupo e di qui scendiamo lungo una lunga discesa. La giornata è stupenda ci godiamo il panorama con l’aria che ci asciuga sudore e fatica, ridiamo, cantiamo, siamo inebriati da ciò che ci circonda e esserselo conquistato pedalata su pedalata ne accresce il valore e l’emozione. Al termine della discesa imbocchiamo una strada secondaria alternativa alla statale e dopo poco vediamo un cartello che indica una deviazione per il mare, Viola ed io istintivamente ci guardiamo e senza bisogno di parole svoltiamo a sinistra con un sorriso di intesa stampato in viso. Arriviamo a una piccola splendida baia dove ci concediamo una sosta meritata. Riprendendo la strada che avevamo lasciato percorriamo ancora qualche chilometro prima di giungere al retro di un centro commerciale alle porte di Mattinata, ne approfittiamo per una spesa veloce e infine entriamo in paese dove troviamo subito un campeggio sul mare gestito da due simpatici vecchietti che ci forniscono tavolo e sedie per la cena e indicazioni utili su quello che potevamo vedere a Mattinata. La sera in tenda Viola si addormenta in fretta e guardandola ripenso alla tappa appena finita e ai giorni prima, all’intesa unica che si è creata tra noi e mi sento un papà molto fortunato…
 Dopo i soliti riti di preparazione e un’immancabile abbondante colazione, salutiamo e partiamo. Per arrivare nel centro di Mattinata dobbiamo affrontare subito una ripida salita che ci risveglia i muscoli stanchi. In paese, su consiglio dei proprietari del campeggio, visitiamo una farmacia che espone al suo interno reperti archeologici e il museo dove sono conservate delle impronte di dinosauro. Il museo purtroppo è in ristrutturazione e quindi chiuso al pubblico, un responsabile ci permette comunque di entrare per vedere i pochi reperti che non sono stati portati via.
 Riprendiamo il nostro cammino nuovamente in salita, arrampicandoci sul Monte Saraceno. La strada è bella e poco trafficata, il paesaggio e la giornata ottimi, ma Viola è stanca e per fortuna sarà l’ultima salita impegnativa. In cima al monte facciamo ancora una deviazione per arrivare ad un antico sito di avvistamento da dove si ammira una splendida visuale di mare. Scendiamo in picchiata su Manfredonia col suo imponente castello, qui conosciamo Ivan e Adaluce (la figlia di 4 anni) sono molto colpiti dal nostro viaggio, restiamo a parlare un po’ e dopo aver acquisito informazioni utili sulla strada ripartiamo. Dopo circa mezz’ora al termine di un lungo rettilineo alberato mi sento chiamare da dietro, erano Ivan e Adaluce che ci avevano raggiunto sulla bici del papà per percorrere assieme un pezzo di viaggio… E’ stata una bella sorpresa e dopo qualche chilometro e alcune foto e scambio di contatti li abbiamo salutati, ci avevano accompagnato per l’ultimo tratto in provincia di Foggia…ci aspettavano ancora tante avventure e tanti chilometri… Spero che questo resoconto possa essere di tuo gradimento e che da esso si possa evincere quanto ci siamo trovati bene tra persone ospitali, paesaggi e natura stupendi, un clima ideale e la possibilità di percorrere strade a basso traffico. Se devo cercare qualche appunto negativo sta nel trovare ancora troppa immondizia sulle strade e spero che voi come ciclisti vi battiate per cambiare il più possibile questa brutta usanza. Un’altra pecca è sulla talvolta scarsa segnalazione delle strade e i pochi tratti di vere e proprie piste ciclabili. Volevo ancora ringraziarti per il tuo interessamento e le utili informazioni che ci hai fornito.
 A presto,
 Viola e Michele

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Author: Geppe Inserra

1 thought on “Il Gargano che non t’aspetti. La storia di Michele e Viola, cicloviaggiatori

  1. Concentrato di nomi emotivamente giustapposti, e luoghi, odori, sapori, emozioni e incontri. Lì ho quasi visti questi due padre e figlia dalle ruote veloci e i pedali titanici. Duetto magnifico!

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