Torna ad esporre a Foggia Nicola Liberatore. Ed è una bella notizia, perché erano quattro anni che l’artista originario di San Marco in Lamis, non teneva una personale nel capoluogo dauno (un’antologia delle sue opere è stato esposta a settembre nel rettorato dell’università di Foggia)..
L’ultima volta fu nel 2010 con la mostra“Racconti degli affetti” che si tenne nella Sala Grigia del Palazzetto dell’Arte.
E sarà la stessa location (che nel frattempo ha cambiato nome, ed oggi si chiama Palazzetto dell’Arte “Andrea Pazienza” ad ospitare la nuova personale di Liberatore intitolata, “Oltre l’oblio”.
Un ritorno importante, il maestro Liberatore è reduce infatti dalla mostra “ Nicola Liberatore il sacro, l’uomo, l’arte”, che si è svolta l’anno scorso nella prestigiosissima cornice di Villa Soragna, a Collecchio (Parma). Sempre lo scorso anno, l’artista è stato invitato a Napoli alla Rassegna Paleocontemporanea, a cura di Holger Milkau. Gli ultimi anni hanno registrato brillanti affermazioni di questo artista particolarmente rappresentativo di un’estetica che recupera la tradizooni e la memoria, restituendo loro attualità e capacità di narrazione.
La mostra foggiana è articolata in due sedi espositive, Sala Grigia e il Museo Civico (Piazza Nigri 1). Curata da Gaetano Cristino e Luigi Paolo Finizio, presenta le opere più significative del Maestro, volte a coniugare il rapporto tra la materia, il sacro e il tempo. La cerimonia di inaugurazione si terrà sabato 8 novembre prossimo al Palazzetto dell’arte.
Per Gaetano Cristino “ex voto, madonne nere, immagini di santi, ori, abitini femminili per prima comunione, abiti nuziali, fasce per neonati, scarpine, pagine scritte, rotoli di tela, decontestualizzati rispetto alla loro essenza etnografica o d’uso e mirabilmente manipolati dall’artista con un lavoro di stratificazione/macerazione della materia e delle cromie sulla superficie, oltre che con assemblaggi, vivono in una dimensione altra, completamente nuova, la dimensione estetica, che tutto simultaneamente congiunge, passato e presente, vita (e gli oggetti, anche devozionali) e azione artistica, affabulando il fruitore, con la sua potenza e finezza espressiva, sugli eterni misteri del sacro e dell’esistenza”.
“L’arte di Liberatore – ha sostenuto a sua volta Luigi Paolo Finizio – arretra nel passato, induce alla nostalgia, sottrae il tempo al tempo. La sua identità visibile e comunicativa attraverso la memoria, nei sedimenti di materiali e oggetti, nel combinarsi di forme e colorati pigmenti, di tessuti e oggetti, non si concede, certo, alle realtà oggettuali e simboliche che comunemente ci attorniano, che diffusamente configurano i costumi e gli usi dei nostri tempi. Dove la tecnologia, sino al digitale, preme e ribalta i desideri sull’attualità del sentire e vedere. Le sue opere mostrano come poter ritrovare, riconvertire il desiderio sul tempo andato, nel divenuto di una memoria, di una storia che ci riguarda nella continuità della coscienza, della cultura. I suoi santi sbiaditi, le sue cattedrali che rigenerano il fondersi di stilemi e ricami, le sue icone stinte fra oriente e occidente e le pagine di manoscritti che richiamano il corale di un salmo polifonico, rendono un’antologia di segni incastonati nel tempo”.
La mostra resterà aperta fino al 9 dicembre 2014.
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