Referendum greco, gli amici e i lettori di Lettere Meridiane votano "no"

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Non hanno dubbi o quasi, gli amici e i lettori di Lettere Meridiane. Se fossero greci, e dovessero recarsi oggi alle urne, direbbero “no” al piano che l’Unione Europea propone alla Grecia come condizione per poter continuare a beneficiare degli aiuti comunicari. Per la precisione, dice “no” il 70 per cento di quanti hanno partecipato al sondaggio, mentre solo il 30 per cento accetterebbe le condizioni imposte dalle autorità comunitarie.

Per il dovere di correttezza che mi lega a quanti seguono Lettere Meridiane, sento il dovere di dirvi che ho votato anche io “no”, seppure a malincuore. Nella speranza che se ad Atene preverranno i no, l’Europa franco-tedesca comincerà a riflettere più seriamente e sinceramente sul senso di una coesione che deve significare prima di tutto solidarietà tra i popoli europei, e non un’austerità che, seppure comprensibile nei suoi principi di fondo, non può risolversi in una fiducia cieca nelle leggi della finanza e del mercato.
Tra i commenti più belli e significativi all’iniziativa del blog ci sono questi, pubblicati sulla bacheca del gruppo dell’Auser, che testimoniano un dato interessante e sottaciuto di questa campagna elettorale che ha valicato i confini della Grecia: per la prima volta, al di là dell’intrinseca asperità del confronto politico, è affiorata, e proprio grazie all’iniziativa del premier greco Tzipras, una coscienza comune europea. E non è poco.
Ecco quanto ha scritto Rosalia Gatta: “Il cuore dice no. La testa dice sì”, l’ha detto un greco. Quali strumenti (cordiali e mentali) dovrei pretendere di avere io per rispondere con un secco no o sì?
Purtroppo non potrà finire in parità. Ma sarebbe già tanto se, comunque vadano le cose, l’Europa riprenda a riflettere sul suo futuro. In maniera cvosì condivisa e partercipata.
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Author: Geppe Inserra

1 thought on “Referendum greco, gli amici e i lettori di Lettere Meridiane votano "no"

  1. A PROPOSITO DEL REFERENDUM GRECO
    Mi auguro che la Grecia al referendum dica no alle imposizioni della Troika e, di conseguenza, esca dalla zona euro senza abbandonare l'Europa.
    L'esperienza greca, che non risulterà certamente così nera come dipinta, sarà il viatico x altre nazioni (compreso l'Italia) pressate dai diktat della stessa Troika.
    Comunque va sfatata la credenza che l' Euro sia la causa dei mali europei, in quanto esso è solo un mezzo di scambio per merce e servizi, che semplifica il rapporto negoziale tra i popoli dell’area euro.
    Se critiche sono da farsi, queste devono essere rivolte alla sua anticipazione rispetto all’ unità politica della Europa ed, ancor più, alla natura privatistica e non comunitaria della BCE che, contrariamente allo spirito dell’unione europea, non consente l'accesso diretto ai suoi finanziamenti da parte dei singoli paesi comunitari, a 1/2 delle rispettive banche nazionali, in modo da avere tassi di sconto uguali x tutti i paesi aderenti all' Euro, e non lasciare gli stessi alla mercè di un mercato finanziario piratesco e speculativo che, paradossalmente, attua tassi di sconto più leggeri nei confronti dei paesi più sani, perché meno indebitati, mentre eleva i tassi di sconto nei confronti dei paesi più deboli, perché a maggior debito, con la conseguenza di aggravare sempre più la situazione debitoria di questi ultimi, benché attuassero politiche fiscali e sociali di recupero finanziario con avanzo primario di bilancio (vedi l’esempio dell’Italia che, nel solo anno 2012, avrebbe potuto ridurre gli interessi relativi al suo debito pubblico da 86 miliardi, effettivamente pagati, a soli 6 miliardi, recuperando ben 80 miliardi, utilizzabili in primis per alleggerire proprio la mole del debito pubblico dello Stato ed in secundo per alleviare la fiscalità generale).
    Per interrompere quindi questa spirale perversa di avvitamento sempre più profondo nel debito pubblico che strangola gli stati della zona euro non va abolita la moneta comune, bensì va rivisto completamente la natura della sua struttura di governo, che deve rispondere agli interessi dei popoli aderenti all’Unione Europea e non agli interessi di organizzazioni finanziarie private.
    Purtroppo questo, e solo questo, è il vero nodo da sciogliere sull’ euro, problema mai centrato e focalizzato dalla stampa e dalle varie trasmissioni sia radiofoniche che televisive.
    Dal Blog: http://www.terzavia.info

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