Fa discutere la lettera meridiana di Maurizio De Tullio sull’incendio del sottopassaggio della stazione ferroviaria di Foggia, durante i bombardamenti del 22 luglio 1943. L’argomento, d’altra parte, è di quelli caldi, perché la questione della possibile esagerazione circa il numero delle vittime di quella tragica estate (22.000 secondo i calcoli effettuati all’epoca dal municipio) da sempre appassiona e divide l’opinione pubblica.
Per quanto mi riguarda, sono d’accordo con Salvatore Valerio che scrive: “Non mi è mai piaciuta la “ragioneria” necrologica. 500 o 1000 morti sono questioni di lana caprina. Il dramma umano risulta essere identico.” Va comunque detto che è lo stesso De Tullio a sostenere questa tesi: l’amore per la verità storica non va confuso con il negazionismo. I bombardamenti di Foggia hanno rappresentato una tragedia immane il cui peso e la cui valenza non aumentano o diminuiscono sulla base del numero maggiore o minore di vittime.
Gino Longo regala ad amici e lettori di Lettere Meridiane un ricordo struggente, che conferma una tesi che ho spesso sostenuto su questo blog. La tragica estate del 1943 dovrebbe e potrebbe costituire un’opportunità di public history, raccogliendo la memoria dei superstiti. Ma ecco il racconto di Longo: “Mia madre ( buon’anima) e mia zia (ai tempi 14 e 12 anni), erano amiche della figlia del capostazione e andavano spesso a giocare proprio in stazione.Il caso volle che in quel drammatico giorno fossero presenti e fortunatamente superstiti. Mia madre spesso ha raccontato che si udivano urla disperate provenienti dal sottopassaggio in fiamme. Loro rimasero abbracciate immobilizzate dal terrore, in un angolo. Quando tutto finì, scapparono via per raggiungere casa, poco distante, in Via Gorizia. Raccontava che vi era così tanta gente morta in maniera orribile, che nel correre era inevitabile calpestare quei corpi al suolo. Ed ogni volta, scoppiava in lacrime.”
Marcello Ariano rivolge invece “un plauso a Maurizio De Tullio, perché chiarisce aspetti dolorosissimi di una vicenda tragica della città di Foggia.”
C’è però chi non è d’accordo con la tesi sostenuta da Maurizio. Salvatore Agostino Aiezza scrive in merito: “Ciascuno è libero ed è anche giusto, che esprima le proprie opinioni, tanto più se con dati , a prescindere dalla loro possibile confutabilità; peraltro Maurizio è un caro e “vecchio” amico, per cui rispetto sempre la sua opinione e, anzi, tante volte ho tratto insegnamenti dai suoi scritti. Quello che non capisco, ma è una cosa che riguarda tantissimi foggiani, studiosi o no dell”argomento, di “giocare” al ribasso o, comunque, tentare di dimostrare che le vittime siano …alla fine non tantissime! Ora, a parte, come Maurizio stesso dice: che siano esse poche decine o piuttosto centinaia, le vittime di quella tragica estate “suscitano dolore e devono comunque far riflettere sul senso di quegli eventi…” mi chiedo, per l’ennesima volta: Ma perché noi foggiani siamo impegnati a voler a tutti i costi dimostrare che i morti causati dai bombardamenti furono 10 anziché 100, quando in tantissime località del nostro amato Paese, si enfatizzano episodi di guerra che, a volte, con ogni probabilità, non hanno causato nemmeno una vittima e, in loro ricordo, si innalzano monumenti, si celebra solennemente il ricordo, si creano musei?”
Gianni Ruggiero, poeta e cantautore che alla tragica estate del 1943 ha dedicato un poemetto molto bello (ne ho parlato in questa lettera meridiana), interviene nel merito della questione sollevata da De Tullio: “Caro Maurizio, lungi da me contestare il tuo ragionamento ma a me i conti non tornano. La ricostruzione è un po’ approssimativa. Tu dici che il sottopasso era lungo tra i 15 e 20 metri. Innanzitutto come si fa a fare un giusto calcolo, era lungo 15 o 20? perché se era lungo 15, come potevano esserci uscite per accedere a 3/ 4 binari. e poi erano tre o quattro i binari serviti dal sottopasso Poi dici che era circa 80 metri quadri il sottopasso( calcolando per 20mt di lunghezza e 4 di larghezza) Come hai ottenuto 500/600 persone? Sette anime in un metro quadro? Senza o con i bagagli? Allora diciamo che l’esiguità dello spazio la tua stima è anche in eccesso.”
Ad Aiezza e a Ruggiero, così risponde De Tullio: “Rispondo con piacere ai cari amici Gianni Ruggiero e Salvatore Aiezza, precisando che il lavoro dello storico (come quello del giornalista) è raccontare la realtà, descriverla con dati, dettagli e testimonianze.
Il sottopassaggio era largo 4 metri. Lo sostiene il documento delle Ferrovie del 1951 da me citato che non precisa però la lunghezza, anche perché la Stazione fu allargata dopo la guerra come spazio destinato ai binari per il traffico passeggeri. Da una planimetria presente nello stesso testo si intuisce che dovevano essere 3 o 4 i binari interessati (esclusi il primo e il secondo): da qui l’ipotesi della lunghezza di max 20 m. Io ho calcolato cm 50 di larghezza x 30 di profondità per ogni adulto. Da questo sviluppo si evince che potevano entrarvi – stipate e senza calcolare bagagli o bambini piccoli – tra le 500 e le 600 persone. Di certo non le 2.000 di cui si è sempre detto. Dirò di più. Nell’Archivio Spirito si conserva un breve manoscritto in cui si afferma che le vittime furono 122.
Io non gioco al ribasso: cerco di arrivare il più vicino alla realtà e ribadisco che il dolore è una cosa e la verità storica un’altra. E poi, aver dichiarato che i morti furono 20.298 senza dimostrarlo mi sembra quello un calcolo gratuito al rialzo.”
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