Il ritorno di Riccardo Fiamma

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Sapevo che prima o poi sarebbe successo. Fino a qualche tempo fa, mi sarei arrabbiato. Adesso sono perfino contento. 
Franco Bambacigno ha pubblicato (ma con la discrezione che lo distingue, si è limitato a farlo sul suo profilo Facebook) la foto che mi ritrae, giovanissimo, quando indossavo le vesti di Riccardo Fiamma, ciabattino troiano, marito di Lucinda del Gaudio, e protagonista del dramma storico Cinque serpi in cambio di un impero, scritto da suo padre, Vincenzo Bambacigno. 
Non si tratta di una foto di scena: venne scattata infatti nello studio di un fotografo troiano (perdonatemi, ma non ricordo chi) ad iniziativa dell’organizzatore dello spettacolo, che era il presidente della Pro Loco, Vincenzo De Santis.
La pro loco si fece carico della spese di produzione dello spettacolo, che andò in scena al Cineteatro Diana, davanti ad una platea gremita e calorosa. Manco a dirlo, tra i presenti non figurava l’autore, Vincenzo Bambacigno, personaggio schivo e scarsamente avvezzo ad essere oggetto di standing ovation, come quella che il pubblico gli tributò alla fine della messinscena.
I ripetuti appelli a far salire l’autore sul palcoscenico restarono purtroppo insoddisfatti. “Se vuoi ottenere qualcosa qui a Troia, devi lavorare senza dare nell’occhio, badando al concreto”, amava ripetermi, soprattutto quando si trattava di lavorare per il suo museo civico, che apri i battenti diversi anni dopo.
Sul sito web del periodico locale Aria di Troia è disponibile la versione digitale di Cinque serpi in cambio di un impero: potete scaricarla cliccando sul seguente collegamento: http://www.ariaditroia.it/news/62-maggio-2013/1025-vincenzo-bambacigno-e-il-suo-museo-il-video.html

Mi commuove sapere che Vincenzo ha custodito una copia della fotografia, e che l’abbia tramandata a suo figlio. Da allora è passato quasi mezzo secolo: quella rappresentazione teatrale, come ho avuto già modo di scrivere in un’altra lettera meridiana, costituì l’atto iniziale di un lungo e profondo rapporto con Troia, che dura ancora. 
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Author: Geppe Inserra

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