Di Leo un monumento? Forse è esagerato, ma…

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Fa discutere la lettera meridiana su Fernando Di Leo e sull’inaugurazione del cinecircolo Cinemafelix. Ho ricevuto da Luigi Paglia, docente, poeta ed umanista, una simpatica lettera che volentieri giro all’attenzione degli amici e dei lettori di Lettere Meridiane. La mia risposta alla fine.

* * *

Caro Geppe,

perché non intitolare una strada, una piazza a Fernando
Di Leo? A Foggia non le si nega a nessuno, neanche a personaggi poco
conosciuti, e perché, dunque, non all’abbastanza noto regista e
sceneggiatore Di Leo? Il quale nei suoi pochi anni vissuti a Foggia si
prodigò per la diffusione della cultura cinematografica, ed io
personalmente gli debbo la prima conoscenza del cinema, avendo
partecipato agli inizi degli anni ’50, quando ero ancora uno studentello
ginnasiale, al primo cineforum (“La scaletta”) da lui organizzato a
Foggia, e avendo molto appreso dalle sue illuminanti presentazioni dei
film.
Ed è veramente paradossale la cancellazione del suo nome dalla strada del suo paese di origine.
Detto
questo c’è, però, da domandarsi perché non dedicare qualche strada
anche a giganti della cinematografia italiana come Rossellini, De Sica,
Fellini ecc., e perché non a scienziati, artisti e scrittori del 900?
Ci sono voluti parecchi anni, e i miei tre libri sulle prose daunie che
hanno fatto conoscere Ungaretti a molta gente, perché passasse la
proposta di dedicare una piazza ad Ungaretti, mentre l’altro grandissimo
poeta italiano del 900 è ancora privo di tale onore, pur avendo scritto
il racconto “Clizia a Foggia”.

Va bene, quindi, l’intitolazione di
un luogo cittadino a Di Leo, tenendo comunque presente che non si tratta
di un “geniale personaggio”, di un “monumento”, qualificazione
metaforica che solo la tua grande generosità gli può attribuire, ma di
un discreto (?) regista, a noi caro perché nato nel nostro territorio,
ma di cui bisogna, obbiettivamente, ristabilire le dimensioni.
Il
nome di Di Leo, comunque, si lega benissimo alla lodevole iniziativa del
Cinemafelix, proposto come luogo di incontro, di confronto, di
dibattito relativo alle visioni e alle tematiche del cinema, idea che
ebbe, come promotore del primo cineforum foggiano, proprio Fernando Di
Leo.

Luigi Paglia

* * *
Caro Luigi,
che dirti? Sono d’accordo con te praticamente su tutto. A cominciare dalla singolare situazione della toponomastica foggiana, che abbonda di strade intitolate a personaggi del tutto soconosciuti. Ci starebbe bene una strada che ricordi Fernando Di Leo, così come mi sembrano sensate intitolazioni che ricordino scrittori, poeti, o altri cineasti e musicisti che hanno raccontato Foggia (oltre ai nomi che hai fatto giustamente, ricorderei quello di Luciano Bianciardi, per il suo bellissimo racconto L’ultima lettera che scrissi a Maria Grazia, testimonianza diretta e drammatica dei bombardamenti del 22 luglio 1943, ma anche della fatuità della letteratura, di fronte alla tragedia della guerra.
Accolgo il tuo rimprovero sull’iperbole del “monumento”. Però proprio ieri ho letto la recensione di un serissimo critico britannico che paragola  Checcho Zalone ad Alberto Sordi. Se le cose stanno così, ci può stare che Di Leo sia un monumento, non trovi?
Scherzi a parte, il discorso va approfondito, ed è quanto mi riprometto di fare nei prossimi giorni. Secondo me, molto a torto, si è ritenuto Di Leo rappresentante di un b-movie all’italiana, che non è mai esistito come tale. C’è stato, invece, in Italia un cinema di genere che ha avuto esiti in taluni casi effettivamente monumentali (penso soprattutto a Sergio Leone e agli spaghetti western), la cui grandezza è stata solo tardivamente e neanche esaustivamente riconosciuta dalla critica, che allora, diversamente da oggi, guardava con sospetto gli autori che avevano successo al botteghino.
Cinema di genere è stato anche il poliziottesco, declinato al massimo delle capacità tecniche ed espressive da Fernando Di Leo. Mentre pattume è stato molto altro dei cosiddetti b-movie di quegli anni.
Per tutte le ragioni che hai sottolineato anche tu, che Cinemafelix esordisca proprio con Di Leo, mi pare una scelta oltremodo significativa, ed azzeccata. 
Geppe Inserra
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Author: Geppe Inserra

1 thought on “Di Leo un monumento? Forse è esagerato, ma…

  1. A proposito di intitolazioni di strade, anche un personaggio come il noto architetto Carlo Aymonino lo meriterebbe, avendo progettato e realizzato negli anni 1957 – 58 “l’unità residenziale al Tratturo dei preti” e negli anni 1959 – 61 “ il quartiere INA casa in viale Ofanto”. L'ordine degli architetti di Foggia potrebbe (dovrebbe?) prendere l'iniziativa della proposta al Comune.

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