Wolfgang Lettl e Manfredonia: “Questa terra è il mio paradiso”

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È una storia bella e tenera, come una favola, quella del rapporto profondo che ha legato il grande artista tedesco Wolfgang Lettl a Manfredonia. Ed è una favola che continua: i suoi figli continuano a venire sulla riviera sipontina due volte l’anno, in occasione della Pentecoste e durante il periodo estivo.
Il Comune sta pensando ad alcune iniziative per suggellare definitivamente, anche dal punto di vista formale, questa splendida storia di arte, di passione per un luogo, di sensibilità fuori dell’ordinario. D’altra parte, la famiglia Lettl ha manifestato la disponibilità a donare alla città alcune opere.
Marco Russo, bravo e sensibile artista foggiano, si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Foggia discutendo un’approfondita tesi proprio sul complesso ma affascinante percorso artistico di Wolfgang Lettl. È naturale che il prolifico periodo trascorso a Manfredonia occupi un posto di rilievo nell’approfondito lavoro di Russo, che rappresenta quanto di meglio sia stato scritto sull’artista tedesco in lingua italiano.
Per gentile concessione di Russo (che ringrazio molto per questo) Lettere Meridiane pubblica l’intervista concessa all’autore della tesi, dal figlio dell’artista, Florian Lettl. È un documento toccante, che testimonia l’intensità del rapporto  che lega la famiglia Lettl a Manfredonia. La foto ritrae Marco Russo con la signora Franziska nel giardino di villa Lettl,  allo Sciale delle Rondinelle, dove l’intervista è stata rilasciata il 25 maggio del 2010.
Quanti volessero leggere le precedenti lettere meridiane su Wolfgang Lettl e Manfredonia le trovano qui:

* * *
[D] Perché lei e in special modo suo padre, avete amato tanto Manfredonia? E come è nato questo forte legame?
[R] Perché questa è libertà, non esiste altro posto al mondo con questa luce, questa spiaggia e quest’atmosfera. Mio padre ha sempre sperato di trovare un luogo in Europa verso sud per poterci passare la vecchiaia. Infatti, lui sosteneva che essere vecchi non è molto bello, ma fare il giardiniere in vecchiaia poteva essere gratificante e piacevole, e per questo motivo che ha cercato tanto questo posto. Qui nel suo giardino poteva lavorare tutto l’anno, mentre in Germania questo non era possibile date le avverse condizioni climatiche. Prima si approdare a Manfredonia, mio padre, aveva provato in Iugoslavia e all’isola d’Elba ma un giorno su una rivista Austriaca lesse un inserto che proponeva la vendita di un terreno in Italia e senza vederlo, lo acquistò. Dopo l’acquisto venne a Manfredonia e il vecchio proprietario, che in questo terreno pascolava i bufali, per delimitare il perimetro del terreno comprato, mise 4 ruote di un vecchio carro, così mostrò a mio padre il pezzo di terra che aveva comprato.
In seguito, la ditta Austriaca incaricata di edificare la casa, poco dopo iniziati i lavori, fallì. Solo tra il 1973/74 finalmente la casa venne realizzata.

[D] La scoperta è stata quindi casuale?
[R] In un certo senso sì e in un altro no perché in villaggio “Sciale delle Rondinelle” nasce da un progetto tedesco, noi lo abbiamo visionato sulla carta, ma successivamente in questo posto di tedeschi ci siamo rimasti solo noi: la mia famiglia. Ed è meraviglioso: qui non piove quasi mai, c’è spazio e libertà, terra da modellare, da amare e poi si trova solo a 1500 da Monaco, la mia città, praticamente bastano 12 ore di viaggio.
[D] Ricorda qualche confidenza o aneddoto raccontato da suo padre, su questo posto e sulla città di Manfredonia?
[R] Ve ne sono molti: un giorno, era il mese di febbraio, c’era tanta nebbia, alla porta è venuto a bussare una persona che in seguito si è capito che un contrabbandiere di sigarette, che chiedeva aiuto perché si erano arenati e non riuscivano più ad andare via. Un altro aneddoto che raccontava mio padre era: che appena costruita la villa nel primo soggiorno, nei dintorni vi era solo campagna e paludi, stanchi del lungo viaggio sono andati a letto, l’indomani al risveglio mia madre ha rifatto il letto e sotto le lenzuola a trovato un grosso serpente.
[D] Qual è il suo rapporto con l’ambiente dopo tutti questi anni? 
[R] Rigenerante. Acqua, montagna, terra, cielo. E poi il colore di questo cielo: unico. (mi mostra alcuni dipinti del padre, che io ho solo visto in fotografia: sembrano delle istantanea della nostra terra).
[D] A suo padre, paesaggisticamente parlando, cosa piaceva di più di questa terra?
[R] Era il suo giardino, il suo paradiso, non si muoveva molto, perché quando era nel suo giardino era molto felice, quasi come se avesse avuto 10 anni di meno. 
[D] Suo padre, ha dipinto tante tipiche masserie di questo territorio, per quale motivo?
[R] Durante l’estate lui voleva dipingere esclusivamente sua moglie nel suo giardino, siccome lei non era sempre disponibile cominciò a recarsi fuori ed appassionarsi a queste vedute e ai suoi manufatti.
[D] Oggi questo luogo è sicuramente cambiato dalla prima volta che siete arrivati, cosa c’è di diverso?
[R] La prima cosa è che oggi c’è l’energia elettrica, allora mancava tra tutte le comodità di oggi anche questa. Eravamo costretti ad utilizzare un generatore elettrico.
[D] Alla luce di tutti questi cambiamenti, secondo lei suo padre se fosse ancora in vita ci tornerebbe a vivere?
[R] Certamente si. In questo posto ci si arriva, tra l’altro, in 12 ore di viaggio.
[D] Ma cosa gli piaceva di più il paesaggio o la sua casa?
[R] Sinceramente entrambi, ma la sua casa era il suo paradiso, era la sua pace che gli permetteva di allontanarsi e isolarsi anche dai suoi vicini.
[D] Secondo Lei quali sono le differenze nel modo di dipingere di suo padre tra quello che dipingeva in Germania come surrealista e di quello che dipingeva qui a Manfredonia in stile impressionista?
[R] Inizialmente, mio padre, questo stile impressionista lo ha utilizzato perché le pareti della sua villa erano completamente spoglie, e per riempirle ha iniziato a dipingere vedute e luoghi di questa terra. Poi, io gli ho suggerito: perché di questi quadri non  ne facciamo una mostra in Germania? E così è stato. Ma secondo me la cosa più importante è che mio padre ha veramente imparato a dipingere in questo luogo, all’inizio in Germania i suoi dipinti erano piatti, legnosi. Invece qui a Manfredonia la sua tavolozza si è arricchita di nuovi colori e impressioni, ed anche i suoi quadri surrealistici hanno assunto un nuovo respiro, più vivacità, in breve sono diventati molto più belli.
[D] Avete mai pensato di realizzare un museo permanente a Manfredonia, dove esporre i dipinti del maestro, ispirati al nostro territorio?

[R] Sì noi lo avremmo voluto e siamo disponibili a farlo. Ad esempio vi è villa rosa che si presterebbe benissimo a tale scopo, io l’ho anche suggerito al Comune, ma nessuno mi ha ancora risposto, ma sicuramente se qualcuno lo vorrà, noi come famiglia Lettl, ne saremo veramente felici. Dopotutto, era quello che fortemente desiderava mio padre, anche se lui era già contento di essere un ambasciatore di questa terra nel mondo. Mio padre considerava questo posto il più unico del mondo, solo da qui si vede ogni sfumatura del panorama. E poi i prodotti della cucina. Scommetto che conosciamo meglio noi di voi i posti dove trovare le migliori primizie…
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Author: Geppe Inserra

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