Zavattini, De Sica, Napoli: il Bel Paese secondo Maurizio Micheli

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Che Maurizio Micheli fosse non soltanto un bravo attore brillante, colto e raffinato, lo sapevo già, data la comune frequentazione con Vito Di Leo e Gina Morelli

Non sospettavo tuttavia che fosse anche un autentico mattatore, in un’arte che si sta spegnendo: la conversazione, il parlare per il puro gusto di esprimere i propri pensieri, e metterli a confronto con quelli altrui, ricevendo arricchimento da questo scambio reciproco.
Con la complicità e per la regia di Vito e di Gina, sotto lo sguardo sorridente e sornione del padrone di casa, Francesco Panniello, la serata andata in scena a La Botte Bistrot (già Enoteca Panniello) è stata divertente e stimolante: un riuscito ritorno ad una certa idea di salotto culturale. Ogni volta che viene tentata, Foggia risponde positivamente. A volte sorprendentemente, come giovedì sera in via Liceo.
Lo ha detto a chiare lettere lo stesso Micheli: “Raramente mi è capitato di prendere parte ad un incontro così interessante, all’insegna del puro piacere della conversazione, il che denota una bella e positiva tensione culturale.”
Quale giornalista che ha accumulato una certa esperienza in incontri ed  interviste in pubblico con uomini dello spettacolo (tra cui i sedici anni di Festival del Cinema Indipendente) posso testimoniare che Maurizio Micheli è il tipo ideale: non è affetto dalla perniciosa malattia del narcisismo, che cogli in molti dei suoi colleghi, e del resto se lo può permettere, perché possiede il raro dono del carisma. E poi, privilegia sempre il contenuto della comunicazione rispetto alla forma, così il suo messaggio è profondo, sapido, onestamente accattivante. Le sue risposte non sono mai tanto lunghe da appiattire la conversazione, e mai tanto brevi ma farla procedere a ritmo sincopato, come se fossimo in un telegiornale.
Se a tutto questo unite che Maurizio è persona di solide letture, e si vede, capirete perché la serata a La Botte promossa dalla compagnia teatrale Le Maschere, ha rappresentato veramente un evento importante per la città, di quelli che non si vedevano da tempo, speriamo soltanto che possa ripetersi momenti del genere.
Delle molte cose belle che Micheli ha detto, mi hanno colpito in particolare due.
La prima riguarda l’importanza della scrittura, se preferite della letteratura, quale ingrediente essenziale dello spettacolo, sia esso teatrale o cinematografico. Rispondendo ad una mia riflessione sulla generale sottovalutazione che esiste verso gli autori italiani che scrivono teatro o cinema, genialmente, Micheli ha osservato che non vi sarebbero stati gli oscar a Vittorio De Sica se non ci fosse stato il sodalizio con Cesare Zavattini, esaltante la grandi capacità letterarie di Zavattini, così come quelle di altri grandi autori, come Age e Scarpelli, e lo stesso Ettore Scola, che esordì come sceneggiatore.

Verissimo. Con 26 film fatti insieme (Siamo come il cappuccino, amava dire Zavattini del suo rapporto con De Sica), tra cui Ladri di biciclette, Miracolo a Milano, Umberto D. e Sciuscià, il sodalizio ha scritto la pagina più bella ed importante della cultura italiana nel Novecento. Ma non se ne parla abbastanza. Talvolta la si riduce a fenomeno nazional-popolare.
Sarebbe necessario studiare le sceneggiature cinematografiche dei grandi autori nella scuole,  come genere letterario in sé, così come affermava un altro grandissimo intellettuale che ha costruito un solido ponte tra la letteratura ed il cinema, come Pier Paolo Pasolini.
L’altra cosa che mi ha impressionato, è quanto Maurizio Micheli ha detto a proposito di Napoli. “È il vero simbolo dell’Italia nel Mondo. Noi siamo conosciuti in tutto l’universo per la pizza e per le canzoni, e quando si pensa alle canzoni non si può non pensare e non cantare Napoli. Del resto se andate a Venezia dopo un paio di canzoni in dialetto veneto i gondolieri intonano un ricco repertorio partenopeo.”
Zavattini, De Sica, Napoli… C’è tutto il senso profondo del Bel Paese, l’antica bellezza italiana, che persone come Maurizio Micheli riescono a farti vivere con rara capacità di suggestione.

(La fotografia che illustra il post è di Giuseppe Iannelli, che ringrazio molto)

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Author: Geppe Inserra

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