Se Foggia reagisce, Foggia rinasce

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 Se Foggia reagisce, Foggia rinasce. E un bel passo nella direzione della reazione la città sembra averlo compiuto, questa mattina, in un Teatro Giordano gremito come se anziché una giornata di mobilitazione contro la mafia, fosse stato un concerto pop. Aprendo i lavori, Filippo Santigliano, capo della redazione foggiana della Gazzetta del Mezzogiorno, e giornalista particolarmente attento, aveva ben chiarito il senso la sfida: “Non si può restare sugli spalti, adesso dobbiamo scendere in campo.”
Foggia è scesa in campo.

PELVI: IL SENSO RELIGIOSO DA SOLO NON BASTA
L’evento promosso dalla Chiesa foggiana, dalla Camera di Commercio e dalla Fondazione Buon Samaritano ha colto nel segno, e non soltanto per la presenza massiccia e consapevole dello Stato che non s’arrende e che ci mette la faccia. È stata nuova, e confortante, la sensazione tangibile di essere una cosa sola, di voler veramente fare quadrato tutti assieme, per contrastare un fenomeno criminale che ha raggiunto livelli di pericolosità tali da non poter più essere sottovalutati.
La trafila degli interventi è stato aperta da mons. Vincenzo Pelvi, che fin dal suo arrivo a Foggia, ha mostrato un’attenzione nuova verso il tema della legalità (e del ruolo della chiesa per difenderla e consolidarla). Poche settimane dopo il suo insediamento, mons. Pelvi affermò che il male peggiore della città è l’ignavia. 
A quelle considerazione si è riallacciato stamattina il presule: “Ci stiamo abituando alla corruzione come se si trattasse di una cosa cosa normale, ma è veleno per la vita civile. È necessaria un’opera di rigenerazione sociale e morale, che restituisca la necessaria priorità al bene comune.”
Applausi sentiti dell’intera platea quando l’arcivescovo ha fatto autocritica, rivolgendosi direttamente ai credenti: “Il senso religioso da solo non basta, deve accompagnarsi ad una crescita della coscienza civica. Come cristiani dobbiamo tornare ad aver il coraggio della profezia, quel coraggio gioioso ed anche un po’ incosciente che hanno i giovani, soltanto così potremo costruire una città bella e luminosa.”


PORRECA: “FOGGIA RINASCE SE RIESCE A REAGIRE”
Un’atmosfera responsabilmente costruttiva, che ha ispirato anche l’intervento del presidente della Camera di Commercio, Fabio Porreca, cui debbo l’incipit di questa lettera meridiana.”Foggia rinasce se Foggia reagisce. E questa grande partecipazione è un evidente e tangibile segno di reazione della città”. Porreca ha articolato il suo intervento attorno a tre riflessioni: “la prima è che a Foggia la mafia esiste; lo dicono indagini, sentenze ma anche episodi quotidiani. Ma bisogna ribadirlo perché troppe persone sottovalutano ancora il fenomeno. Occorrono una conoscenza e una consapevolezza condivisa.  Seconda riflessione: è possibile sconfiggere la criminalità organizzata, perché la nostra terra è dotata delle risorse umane, culturali, della bellezza, delle risorse necessarie per uno sviluppo dell’economia completamente emancipato dal giogo criminale. Il risveglio culturale, il desiderio di partecipazione che la città sta manifestando negli ultimi tempi ci dimostrano che il nostro territorio non è ancora irrimediabilmente compromesso. Terza riflessione. Come farlo? Non lo so. E credo che nessuno di noi abbia in tasca la ricetta miracolosa. Occorro lavorare insieme, prima di tutto non scaricando ad altri. La repressione è importante ma non è tutto. Occorre che ognuno di noi si assuma la sua parte di responsabilità a partire, da noi imprenditori.” Porreca ha concluso il suo intervento dichiarandosi “moderatamente ottimista” sul futuro della città, soprattutto “per il rinnovato impegno che vediamo da parte di donne e di giovani.”

IL PROCURATORE NAZIONALE ANTIMAFIA ROBERTI: “LA MAFIA FOGGIANA HA GODUTO DI VASTE COLLUSIONI”
Che il Procuratore Nazionale Antimafia dott. Franco Roberti non sia uno che manda a dire le cose, lo si sapeva. Ma stamattina se n’è avuta una perentoria conferma. Il magistrato ha inquadrato il caso Foggia in tutta la sua drammaticità: “La mafia a Foggia esiste da tempo, e la camorra napoletana ha avuto un ruolo importante nella sua nascita e nel suo radicamento”. Roberti ha ricordato il ruolo del superboss Raffaele Cutolo che si insediò a Lucera nel 1979, per ampliare il raggio d’azione del contrabbando di sigarette.” Il procuratore si è poi soffermato  sulla brillante operazione che proprio in mattinata ha inferto un duro colpo ai clan foggiani, con l’arresto di undici persone.
Una operazione in un certo senso paradigmatica della situazione criminosa foggiana.
I clan non si limitavano a chiedere tangenti ai titolari di un’importante azienda operante nel settore agroalimentare; imponevano assunzioni fittizie di manodopera, e per dare una parvenza di legalità al tutto, avevano creato un consorzio che prestava agli imprenditori “consulenza”. Ai domiciliari è finita un’avvocatessa foggiana. Gli imprenditori taglieggiati non hanno mai denunciato le richieste estorsive che erano costretti a subire, né hanno minimamente collaborato con le forze dell’ordine.
Se la situazione è questa, c’è di che stare freschi…
Il procuratore ha usato parole di fuoco: “La criminalità organizzata foggiana ha prosperato grazie alla diffusa complicità di  chi è disposto a scambiare favori con la criminalità, grazie ad alleanze che si annidano all’interno delle istituzioni, della società civile.” Roberti  ha puntato il dito verso l’omertà, che produce indagini troppo spesso condotte senza la minima collaborazione delle vittime: “Senza questa collaborazione la criminalità organizzata non verrà mai sconfitta. Gli imprenditori devono dimostrare con i fatti che vogliono stare con le istituzioni.” Tanto più che si sta profilando una nuova, inquietante tendenza: “Spesso non si tratta di più estorsioni ma di veri e propri accordi, che gli imprenditori preferiscono concludere per stare tranquilli o per procurarsi vantaggi. Sanzionare penalmente l’imprenditore che cerca l’accordo con il mafioso è, per questo, una ipotesi da coltivare.”

PIPPO CAVALIERE: “OGGI COMINCIA UN PERCORSO CHE CI PORTERA’ LONTANO”
Il presidente della Fondazione Buon Samaritano, Pippo Cavaliere, ha chiarito l’importanza della posta in gioco: “Abbiamo l’ambizione che quella di oggi non sia la solita manifestazione, ma l’inizio di una svolta. Se davvero lo vogliamo, è possibile restituire alla città la dignità che merita. Siamo agli ultimi posti delle graduatorie nazionali del reddito e della qualità della vita nonostante le nostre risorse, le nostre bellezze. Siamo una terra generosa e accogliente, ma non riusciamo ad uscire dalla crisi”.
Secondo Cavaliere, le ragioni sono due:”la  presenza invasiva e soffocante della criminalità  e l’atteggiamento di noi cittadini. La nostra indifferenza e la nostra rassegnazione. L’Arcivescovo Pelvi evidenziò subito, appena arrivato a Foggia, come il male più grande sia l’ignavia. Qualcuno la chiama omertà, il termine è forte ma fondato.”
I dati illustrati da Cavalier sono però incoraggianti: 3.500 famiglie sottratte alla spirale dell’usura,  22 denunce che hanno dato vita ad altrettanti procedimenti penali: fino ad oggi, 15 sono giunti alla conclusione, e tutti con condanne. “A fronte di una denuncia, a fronte di una partecipazione attiva, i risultati arrivano”, ha concluso Cavaliere.

GIOVANNA MONTANARO: “IL FENOMENO È ANCORA SOTTOVALUTATO”
Un interessante punto di vista è stato quello di Giovanna Montanaro, coautrice della ricerca recentemente edita da Rubbettino, Il sistema delle estorsioni in Puglia – Potere e legittimazione. La ricercatrice ha riferito delle impressioni che ha maturato durante il suo lavoro di indagine sul territorio: “sono in pochi a conoscere la gravità della situazione. E non c’è molto sul piano dell’analisi. La mafia foggiana è la più agguerrita e pericolosa della Puglia. È molto presente, e il clima di omertà molto diffuso. Ogni messaggio di speranza deve essere accompagnato da un desiderio di conoscenza. A Foggia esistono energie positive che possono far superare la rassegnazione.”
 
TANO GRASSO: “FAR SENTIRE LA RIPROVAZIONE DELLA CITTA’ VERSO CHI PAGA IL PIZZO”
Tano Grasso, fondatore della Fondazione Antiracket, ha svolto un lucido intervento sottolineando ancora una volta il ruolo decisivo degli imprenditori: “C’è una inversione di tendenza a Foggia. Il ruolo delle associazioni sul territorio diventa sempre più marcato, anche da parte delle associazioni di categoria, come quella degli edili. I segnali positivi sono però largamente insufficienti rispetto alla enormità del fenomeno, che sta conoscendo una inquietante evoluzione. Non è più vero che non si denuncia per paura della rappresaglia. A volte tra l’impresa e i criminali si fanno patti espliciti, altre  volte, più spesso, l’imprenditore, pur senza fare patti, sente la convenienza ambientale del non denunciare. Perché non lo fanno? Perché valutano che è più conveniente dire di sì che non andare a denunciare. L’imprenditore sa che a Foggia per poter fare impresa è necessario sottomettersi alla criminalità. Che fare? A Foggia c’è una realtà istituzionale che funziona e  che è in grado di assistere chi denuncia. Non credo tuttavia sia un bene perseguire l’imprenditore che cerca di mettersi a posto. Una sanzione più efficace di quella penale potrebbe essere quella economica, prevedendo per esempio la sospensione di un anno. La sfida è anche culturale, morale: è necessario fare avvertire a chi paga il pizzo e a  chi è acquiescente o colluso la riprovazione ferma della città.”

DANIELA MARCONE: “IMPARIAMO A FARE IL TIFO PER FOGGIA”
Atteso, sentito, partecipato l’intervento di Daniela Marcone, referente di Libera e figlia di Mario Marcone, direttore dell’ufficio del registro e integerrimo servitore dello Stato, ucciso ventuno anni fa, in un omicidio di mafia rimasto senza un movente e senza colpevoli.
“Ormai racconto più spesso fuori che non a Foggia, la mia storia di testimone di questa città. Quando hanno ucciso mio padre qualcuno mi ha detto che dovevo reagire. Allora a Foggia ero quasi sola. Non potevo parlare di mafia se no venivo accusata di sporcarla. Abbiamo la necessità che anche nelle nostre parrocchia si cominci a parlarne. Ventuno anni fa una iniziativa del genere non sarebbe stata possibile. Ma Foggia sta reagendo, le cose stanno cambiando. Dobbiamo imparare a fare il tifo per Foggia. Alla giornata della legalità eravamo in migliaia, ma vorrei che ne fossi ancora di più, tanti quanti vanno allo stadio. Fare il proprio dovere a Foggia è quasi rivoluzionario. Facciamo il nostro dovere, allora, facciamo la rivoluzione.”
Quindi, la toccante testimonianza di una imprenditrice che è riuscita a superare i suoi problemi con l’aiuto della Fondazione Buon Samaritano e degli “uomini dello Stato”: “mi hanno dato coraggio. Avevo perso la dignità di me stessa e così ho deciso di denunciare. Lo Stato c’è. Non ho subito ritorsioni. Mi sento protetta.”
I suoi aguzzini sono stati condannati, e Pippo Cavaliere rimarca: “Sono più le donne che denunciano. Sono loro il sesso forte.”
A tirare le conclusioni, ancora il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti: “Vorrei che quello di oggi sia stato un incontro di passaggio che prelude ad altri momenti. I segni di riscatto ci sono in tutta la Puglia. Contrastare la criminalità organizzata è necessario per sviluppare l’economia. Lo Stato sconfiggerà la mafia? Si se lo vuole. Promuovere la cultura della legalità si può, scrivendo prima di tutto buone leggi, chiare e eguali per tutti che non facciano gli interessi di nessuno. Le buone leggi fanno capire che rispettare la legge è più conveniente che infrangerla.”

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Author: Geppe Inserra

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