Masterplan? No grazie

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I più antichi e radicati amici e lettori di Lettere Meridiane ricorderanno le brillanti e insolite riflessioni di Ennio Tangrosso  sul prezzo pagato dal territorio della provincia di Foggia a scelte di sviluppo orientate alla produzione di energia.
Eolico, fotovoltaico, biomasse hanno modificato sensibilmente il paesaggio, senza che al territorio sia giunta un’apprezzabile ricaduta in termini economici od occupazionali: sull’argomento Tangrosso scrisse un’analisi di grande interesse, e certamente controcorrente, che non mancò di suscitare un’appassionata discussione.
Acuto polemista ed attento osservatore delle cose e delle questioni meridionali, a Tangrosso non poteva sfuggire l’occasione del Masterplan per il Mezzogiorno, annunciato l’estate scorsa da Renzi, e che sta muovendo adesso i suoi primi passi con i patti stipulati dal governo con le aree metropolitane  ere regioni meridionale.
Sull’argomento, lo scrittore pubblica un pamphlet “in progress” provocatorio già dal titolo: Masterplan no grazie. Il dichiarato obiettivo è di “dissuadere il Presidente e l’intero Governo a licenziare provvedimenti speciali a favore delle popolazioni del sud Italia.”
Tangrosso ribalta la prospettiva con cui solitamente si guarda alla questione meridionale. Il Mezzogiorno ha molto di più di quanto comunemente non si ritenga e di conseguenza “non aspetta nessuno perché consapevole di avere tutto quello che serve per vivere bene, un sud che percepisce i suoi vantaggi, le sue fortune, le sue straordinarie ricchezze, i suoi privilegi, un sud che impara finalmente a riconoscere i suoi specifici talenti e ne gode fieramente.”
Ai meridionali rivolge l’invito “a dismettere gli abiti che gli si sono stati cuciti addosso, basta con le lamentazioni, niente più cahier de doléances, finito il tempo delle peregrinazioni da un assessorato ad un ministero, da un potentato all’altro. Basta! Finito! Chiuso! Stop!”
Tangrosso ribalta anche il punto di vista con cui abitualmente si guardano le classifiche della qualità della vita compilate dal Sole 24 ore per proporre una sua personalissima graduatoria, che vede al primo posto la Provincia di Agrigento seguita da Bari, Trapani, Caltanissetta, Enna…

Per scoprire i parametri utilizzati dal polemista per la compilazione della sua classifica vi suggerisco e vi invito calorosamente a leggervi il pamphlet, messo a disposizione degli amici e dei lettori di Lettere Meridiane dall’amico comune Antonio Gelormini, che ringrazio affettuosamente, assieme ad Ennio Tangrosso.
Ho detto prima che si tratta di un pamphlet in progresso perché è prevista l’uscita di tre capitoli. I primi due li trovate nell’e-book che potete scaricare cliccando qui,
La conclusione, in attesa del terzo ed ultimo capitolo del saggio, che si legge con molto piacere grazie alla gradevolissima prosa di Tangrosso, è che 

“Investire si può e si deve, ma sulle risorse reali. Il talento dei tantissimi giovani meridionali, l’alta percentuale di scolarità sono il settore dove impegnarsi ed investire lasciando ad essi la possibilità di creare ambienti e condizioni nei quali vivere, un andare avanti nella continuità dei luoghi e delle culture.
È esattamente qui che bisognerebbe investire ogni risorsa possibile, infatti, la vera ricchezza del meridione sta nel “capitale umano”: giovane, esuberante, creativo. Valorizzarlo, dando la possibilità di farlo crescere in loco è l’unica cosa intelligente da fare, non servono né patti territoriali né contratti d’area né tanto meno nuove cattedrali nel deserto. Basterebbe dare fiducia all’intraprendenza e alla voglia di fare delle migliaia di giovani meridionali per rendere possibile qualsiasi “epifania”.
Gli esempi ci sono prendete i progetti denominati “Bollenti Spiriti” della regione Puglia, la creazione dei Laboratori Urbani, le tante ed originali iniziative nate con i bandi di “Principi attivi” che hanno messo in moto idee, entusiasmo, innovazione e recuperato decine di strutture inutilizzate se non abbandonate.”

Fanno molto riflettere anche le considerazioni che Tangrosso svolge sull’eterna polemica circa il paventato, cattivo uso dei finanziamenti comunitari. E se fosse invece sbagliata la filosofia su cui si fonda l’intervento dell’Unione Europea? “La progettazione europea – si legge nel pamphlet –  non solo nasce male, i bandi sono finalizzati a raggiungere obiettivi capotici se non astrusi, ma si evolve peggio attraverso iter di realizzazione e presentazione pressoché inaccessibili. Conclusione: anche se l’idea ti viene, te la tieni perchè le condizioni per presentarla richiedono tante prerogative da stravolgerla, l’iter di presentazione è altamente complicato, i vincoli sono spesso inaccettabili. Pertanto non vale la pena lavorare tanto per non ottenere nulla.”
Un saggio da leggere. Potete scaricarlo a questo collegamento.
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Author: Geppe Inserra

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