Il Foggia, una passione sconfinata, una storia irripetibile

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Lusingandomi non poco, Giovanni Cataleta mi ha chiesto di scrivere la presentazione della sua ultima fatica letteraria e sportiva, Il distintivo dalla parte del cuore, pubblicato per i tipi di Mitico Channel, Il libro è una delicata raccolta di ricordi ed episodi legati alla ormai quasi secolare storia del Foggia. Un’opera preziosa e in un certo senso militante, che testimonia una certa idea di sport, ricca di civiltà, di cultura e rispetto per gli avversari, che spesso si fa fatica a trovare dietro certi comportamenti delle tifoserie. Invece il calcio è bello, soprattutto se a giocare c’è il Foggia, perchéIl Foggia, una storia irripetibile, una passione sconfinata è prima di tutto un gioco, da guardare con il sorriso sulle labbra e con gli occhi del cuore.
Di seguito la mia introduzione. Leggetela, ma soprattutto andate a comprare “Il distintivo dalla parte del cuore” che trovate nelle migliori librerie.

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Ci sono squadre e squadre. Passioni e passioni. Leggende e leggende. Come il Foggia, appunto.
Questa cosa – come dire, la profondità d’una storia di calcio, la sua capacità di intrigarti e di coinvolgerti, la possibilità che diventi epopea e mito – non dipende dai numeri, dal palmares, dagli scudetti vinti e dalle stelle.
L’epica ha regole imperscrutabili, che hanno a che fare con la vita, col dolore e colla sofferenza. Si gioisce d’una promozione, perché c’è stata una retrocessione. Si sorride per una vittoria, se si è provato prima il sapore amaro della sconfitta.
Lo sport racconta la vita, soprattutto quando si tratta di storie d’eccezione, come quella rossonera.
Giovanni Cataleta riesce in modo impareggiabile a declinare l’irripetibilità del Foggia, quella sua dimensione specifica e particolare, che attraversando l’identità e gli umori più profondi della città, trascende sovente nell’epica.
A Foggia il calcio è speciale per le ragioni imperscrutabili che ho detto prima. Ma non è fenomeno, attenzione. Sbaglierebbe chi volesse leggerlo con la lente della sociologia. È prima di tutto cuore, legato com’è, a filo doppio, alla storia di una città che durante i secoli è caduta tante volte, ed altrettante è riuscita a ricostruirsi ed a risollevarsi.
Al centro di questa nuova fatica letteraria di Cataleta c’è, non casualmente, il distintivo rossonero che suo padre ideò, disegnò e fece realizzare da un valente artigiano, a suprema consacrazione della sua fede rossonera.
In quel distintivo indossato con orgoglio ed ostentazione, per decenni, al bavero della giacca o del cappotto e poi regalato dal padre a figlio a mo’ di trasmissione e passaggio di memoria, c’è tuttavia qualcosa di più che un’espressione di attaccamento ai colori sportivi.
Quell’oggetto ha un valore simbolico particolare, rivelato dalla vita stessa di Antonio Cataleta, che durante la sua esistenza terrena ebbe due grandi amori, oltre a quelli familiari: Foggia e il Foggia, la città e la sua squadra, l’impegno civico e la passione sportiva.
Impareggiabile storyteller, Giovanni riesce a raccontare come pochi quest’alchimia complessa tra territorio e squadra, tra la testa e il cuore della città. L’aveva già fatto mirabilmente nel suo libro precedente, che trae le mosse da quel Che si dice d’u Fogge che è un po’ detto e un po’ motto, un po’ saluto e un po’ fatto di costume, e che comunque è capace di legare i tifosi rossoneri sotto ogni cielo ed ogni latitudine.
La grande capacità di Giovanni sta nel riuscire a raccontare mantenendo sempre un certo aplomb che è pudore, più che distacco e che tradisce un sorriso interiore, come quello dei nonni che raccontano ai nipoti storie un po’ inverosimili, ammantate come sono dei toni dell’epica.
Mi piace di Cataleta la sua capacità di raccontare col sorriso, un sorriso gentile, espressione di una signorilità profonda, d’altri tempi. E sono storie col sorriso quelle  raccolte in questo volume. Il consiglio per l’uso che sento di poter rivolgere a quanti lo leggeranno, e di farlo loro stessi col sorriso.
Si può sorridere di calcio, si deve sorridere di calcio.
E poi, il sorriso di Giovanni mi ricorda quello del grande filosofo Seneca, che insegnava a non disperare mai senza speranza, e a non sperare mai senza disperazione. Cos’altro è, la passione calcistica, se non un inevitabile alternarsi di gioie e di dolori, ma sempre intrisi di speranza?
Alcune storie costituiscono riedizioni di pezzi già comparsi in altri volumi. Nuova di zecca, bella, intrigante è invece quella che racconta proprio del distintivo di papà Antonio: un piccolo grande gesto di amore verso la città e verso la sua squadra.
Il pezzo più recente – che viene qui presentato nella sua edizione integrale, ed inedita – è quello che ricorda invece come la città di Foggia sia stata un’autentica università del calcio per tutto il Paese, nell’ultimo mezzo secolo, vedendo avvicendarsi sulla panchina rossonera fior di allenatori del calibro di Oronzo Pugliese, Tommaso Maestrelli, Ettore Puricelli, Lauro Toneatto, Cesare Maldini, Tarcisio Burgnich, Enrico Catuzzi, Delio Rossi , Pasquale Marino, Roberto De Zerbi e naturalmente Sdeneck Zeman.
Il Foggia è stato tutto questo, ed altro. Per sapere tutto, tuffatevi nella lettura. Mi raccomando, con il sorriso del cuore.
Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

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