Cinemadessai | Quando il cinema diventa proverbio: La Dolce Vita

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FILM IN TV OGGI
Per capire cosa fosse il cinema italiano all’inizio degli anni Sessanta, basti ricordare questo: al Festival di Cannes del 1960, Federico Fellini conquistò la Palma d’oro con La dolce vita, mentre Michelangelo Antonioni ottenne il premio della critica con L’Avventura.
Se il neorealismo aveva raccontato la miseria e la distruzione anche morale provocate dalla guerra, nasceva una nuova grandissima generazione di autori che riflettevano sull’ormai incombente boom economico e sui suoi limiti.
È difficile dire qualcosa che non sia già stato detto a proposito de La dolce vita:  un classico a tutti gli effetti, dal titolo, divenuto ormai proverbiale, alla celeberrima inquadratura della fontana di Trevi, nota quanto La Gioconda, alla mitica colonna sonora di Nino Rota, è probabilmente l’opera più citata del cinema italiana, e non è un caso che Sorrentino con La grande bellezza, che è a suo modo un remake del capolavoro felliniano, abbia vinto l’Oscar (che La Dolce Vita conquistò soltanto per i costumi in bianco e nero).
Articolato in una serie di episodi tra di loro intrecciati, il film ruota attorna al personaggio di Marcello (Marcello Mastroianni), giornalista cinico e disincantato, che vorrebbe diventare scrittore. Nel cast,  Anita Ekberg, Anouk Aimée, Yvonne Furneaux, Magali Noël, Laura Betti, Enzo Cerusico, Adriano Celentano.
È certo un irripetibile esempio di come si possa racconta una città, un’epoca, un’atmosfera rinunciando alla linearità temporale, attraverso pura poesia, sospesa tra testo, immagine e musica. Eccezionale. Su Iris, stasera, alle 23.25.
Qui sotto la celebre sequenza della fontana di Trevi.

DOMANI
Il genio di Totò assieme a quello di Eduardo Scarpetta, padre del teatro napoletano (e non solo come autore: nella sua numerosa progenie, risultato di relazioni con diverse donne, figurano Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, nonché Ernesto Murolo, padre di Roberto). Miseria e nobiltà racconta le gesta di Felice Sciosciammocca scrivano poveraccio, che le commedie di Scarpetta fecero assurgere ad autentica maschera del teatro partenopeo, una sorta di Pulcinella del ventesimo secolo.
Attraverso una serie di imbrogli e di raggiri don Felice si insedia nella ricca casa di don Nicola (Carlo Campanini), cuoco che ha fatto fortuna, assieme all’amico Pasquale, spiantato come lui.  La messinscena ha due obiettivi: riempire la pancia degli affamati finti aristocratici, e facilitare il matrimonio tra la figlia di don Nicola (Sofia Loren) e il nobile Eugenio (Carlo Croccolo). Risate a valanga, gag che hanno fatto la storia del cinema comico.
Girato nel 1954 per la regia di Mario Mattoli (uno dei primi film in technicolor), Miseria e nobiltà è la terza trasposizione cinematografica della commedia scarpettiana. La prima, diretta da Enrico Guazzoni è del 1914, muta, ed interpretata dallo stesso Scarpetta. La seconda firmata nel 1940 da Corrado D’Errico. Esiste anche una versione televisiva, viene allestita nel 1953 del figlio, Eduardo e  registrata per la televisione nel 1955. Domani sera, su Tv2000 alle 22.05.
[Cinemadessai è una nuova rubrica di Lettere Meridiane: consigli quotidiani per godere al meglio della programmazione cinematografica in tv. Le Lettere Meridiane dedicate a Cinema per sempre non vengono distribuite sul consueto circuito di gruppi Facebook ma soltanto sul blog, sulla pagina Facebook di Lettere Meridiane, sulla Pagina del Festival del Cinema Indipendente di Foggia, sul diario facebook dell’autore, Geppe Inserra, e sul gruppo Amici e Lettori di Lettere Meridiane. Per non perderne neanche una, diventate fans delle pagine e iscrivetevi ai gruppo, cliccando sui relativi collegamenti.]

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Author: Geppe Inserra

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