Ma a Melfi hanno vinto prima di tutto i tifosi

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Ci sono momenti in cui ti rendi conto che la bilancia del destino sta per pendere da una parte o dall’altra. E che dopo niente sarà come prima.
È successo ieri, all’82’ della partita Melfi-Foggia, quando i padroni di casa si sono procurati un calcio di rigore, a causa di uno svarione difensivo dello stopper rossonero Martinelli.
Fino a venti minuti prima, i satanelli erano padroni del match e avevano a portata di mano una vittoria necessaria come il pane per superare il difficile momento e riprendere la rincorsa verso la promozione diretta.
Stavano giocando in undici contro dieci, si erano portati in vantaggio grazie a un autogol. Per una volta, la dea bendata sembrava favorire i satanelli.
Manco a dirlo, così non è stato. Un improvviso abbassamento di tensione e di concentrazione aveva consentito al Melfi di pareggiare.
La frittata s’era completata con l’erroraccio di Martinelli e il penalty. Un’altra sconfitta, dopo l’imprevisto stop interno col Fondi, avrebbe sancito l’apertura ufficiale di una crisi che avrebbe ridimensionato le aspirazioni del Foggia.
Ecco il destino appeso a un filo.

Ma ecco, soprattutto, la commovente dedizione dei tifosi rossoneri. Fino a quel fatidico 82′ non avevano mai spesso di incitare la loro squadra. E quando il pallone tirato da De Vena è finito sul palo frustrando le ambizioni del Melfi di passare in vantaggio, sono stati questi impagabili tifosi a cambiare la partita.
Hanno capito il difficile momento che la squadra stava attraversando. Hanno continuato a incitare il Foggia. Hanno trasmesso agli undici in campo la loro voglia di vincere, di riscattarsi, di archiviare il brutto momento.
Hanno fatto ritrovare alla squadra quel supporto e quell’affetto che non è mai mancato, ma che le contestazioni al termine della brutta sconfitta con il Fondi avevano perlomeno incrinato.
Erano in tanti già pronti a processare il Foggia se a Melfi non si fosse vinto, e non oso pensare a che sarebbe successo se il pallone del rigore calciato da De Vena non fosse finito  sul palo, ma si fosse insaccato nella porta di Guarna.
Dal canto loro, i giocatori hanno ripagato alla grande l’amore mostrato dai tifosi, infuocando la curva, proprio quella davanti alla quale Sarno, il migliore in campo, si è plasticamente inginocchiato, per raccogliere il delizioso assist di Riverola e spingerlo alle spalle dell’incolpevole Gragnaniello.
Commentando un gol quasi identico, quello segnato da Pablito Rossi nella semifinale dei Mondiali di Spagna nel 1982, che permise agli Azzurri di battere la Polonia, il grande Brera scrisse che l’attaccante azzurro si era inginocchiato davanti alla dea Eupalla, per renderle omaggio.

Parafrasando Brera, potremmo dire che Sarno si è inginocchiato davanti ai tifosi per ringraziarli del loro apporto incessante, incondizionato, decisivo.
Con un pubblico così, il sogno della promozione diretta non è un sogno proibito.

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Author: Geppe Inserra

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