“Non so se voi abitate vicino a Foggia, / vi devo assicurare che qui la gente ormai si ammoscia / abbiamo le cime di rapa, le cipolle, la cicoria / ed i carciofi, se se la pioggia.” A suo modo ha cantato Foggia, portando il nome del capoluogo dauno in alto nella hit parade dei brani trash più ascoltati. Pugliese di nascita (era nato a Trani 77 anni fa) Leone Di Lernia, scomparso ieri per una malattia incurabile, ha avuto una particolare predilezione per Foggia, cui ha dedicato un paio dei suoi successi più celebri.
I versi di prima sono tratti da Foggia Style che rifaceva il verso a Gangnam Style di Psy, brano che furoreggiò qualche anno fa, e nella cui reinterpretazione il buon Leone riuscì a superarsi. Se è vero infatti che la sua specialità è stata rappresentata dalle parodie stile trash di hit internazionali, Foggia Style è il trash del trash: una parodia trash di una canzone che già di suo era oltremodo trash. “Gangnam style alla seconda: Leone di Lernia in Foggia style” titolò recensendo il brano Trashipirina, aggiungendo: “Se pensavate che Gangnam Style fosse eccessivamente trash, allora non avete ancora visto la parodia di uno dei nostri migliori esponenti della trasciosità italiana, Leone di Lernia.”
Di Lernia deve la sua celebrità soprattutto a Radio 105, e alla trasmissione Zoo di 105, “il programma al quale Leone ha dato di più e dal quale ha ricevuto più che da qualsiasi altro show”, come ha commentato ricordandolo il direttore dell’emittente mileanese, Angelo De Robertis.
Agli show radiofonici fu iniziato da un foggiano doc come Renzo Arbore, e chissà che non sia scoccata da questa amicizia la scintilla che lo ha poi portato a “cantare Foggia” nel modo che abbiamo visto.
Foggia c’è anche nella sua ultima canzone: “Parmigiano foggiano” uscita lo scorso anno, parodia di Partigiano Reggiano di Zucchero (potete vedere e ascoltare la canzone qui sotto).
Versi demenziali come sempre, ma che rappresentano anche una sorta di testamento spirituale: “Sei uno stupido, perché sei ottuso, le sigarette mo’, fumi fumi, e non sei più libero, come il parmigiano foggiano”.
Addio, caro Leone…
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