1960, il Foggia promosso. Assieme alla città.

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Il decennio Sessanta inizia per  Foggia tra speranze nuove e problemi vecchi. La città ha quasi completato il gigantesco processo di ricostruzione post bellico. I bombardamenti degli alleati nella estate del 1943 avevano provocato la distruzione o il danneggiamento dell’ottanta per cento degli immobili e migliaia di vittime. Rasa al suolo, la città aveva saputo rialzarsi e risollevarsi.
Negli anni successivi, tra ricostruzione ed immigrazione, Foggia era cresciuta esponenzialmente. Come scrive Attilio Tibollo in una inchiesta pubblicata sul settimanale Il Foglietto, in occasione delle celebrazioni del 1° centenario dell’Unità d’Italia, nel giro di pochi anni il perimetro urbano è addirittura quadruplicato e la popolazione cresciuta di ben 26mila abitanti in un solo decennio.
I consistenti flussi migratori che spingono tantissimi foggiani a cercare fortuna al Nord e all’estero sono stati compensati “da un fenomeno immigratorio eccezionale di popolazioni provenienti soprattutto dalla campagna e dai comuni della provincia. La provincia si impoverisce e il capoluogo si ingrandisce senza una reale consistenza di sviluppo”.
A Foggia ci sono sempre meno foggiani e sempre più “neofoggiani” provenienti dal Gargano, dalle colline del Subappennino Dauno, dai centri del Tavoliere. Il fenomeno  della crescita senza sviluppo innesca problemi di identità che saranno una costante degli anni a venire. E non solo: mancano le scuole, i posti letto negli ospedali, i servizi scarseggiano. Però c’è il Foggia.

In questo panorama, il calcio comincia ad assumere connotazioni nuove. In una città che fa sempre più fatica a ritrovarsi e a trovare simboli comuni d’identità, questa funzione viene assolta dalla squadra rossonera, per la quale gli anni Cinquanta sono stati però un autentico calvario.
Retrocesso in C nel 1947,  dopo una sola stagione trascorsa nelle serie cadetta, il Foggia aveva conosciuto uno dei periodi più oscuri della sua storia. Il sogno del ritorno in B si era infranto a Firenze, in un pomeriggio della tarda primavera del 1951, quando i satanelli avevano perduto lo spareggio che li opponeva alla Juve Stabia. È l’inizio dell’inferno. L’anno successivo il Foggia patisce l’onta della retrocessione in quarta serie, a causa di una penalizzazione di quattordici punti inflitta per un illecito sportivo.
Nel campionato 1956-57 si disputa per la prima ed unica volta il derby stracittadino tra il Foggia e l’Incedit: finisce in parità, ma sarà proprio la fusione tra le due società a propiziare il salto di qualità che finalmente riporterà i satanelli nel calcio che conta.
Il torneo 1957-58 vede la squadra rossonera militare nella Prima Categoria del Campionato Interregionale (corrisponde all’attuale serie D e nello stesso girone del Foggia c’è l’Audace Cerignola), e si conclude con un sesto posto che frutta però il passaggio alla serie C.
Siamo ormai alle fine del tormentato decennio. Ai vertici del sodalizio dopo la fusione c’è un politico, Armando Piccapane, monarchico come l’allora sindaco, Vittorio De Miro d’Ajeta. In panchina siede un tecnico giovane, Leonardo Costagliola, tarantino, che aveva appeso da un paio d’anni le scarpe al chiodo, dopo aver giocato come portiere nella Fiorentina e per qualche partita anche nella Nazionale azzurra.
Tra i pali c’è Renzo Biondani, approdato a Foggia dalla Salernitana, dopo una fugace apparizione al Milan. La stagione è l’ultima in rossonero di Mimì Cosmano, grande attaccante barese che verrà ceduto al Trani nel mercato autunnale (e che poi tornerà a Foggia a guidare come tecnico le squadre giovanili, vivendo nel capoluogo dauno fino alla sua morte).
Nella rosa di quella stagione, figurano alcuni giocatori che diventeranno protagonisti pochi anni dopo della prima storica promozione in serie A, e non solo. Dal Secondigliano arriva Cosimo Vittorio Nocera, dal Venezia viene prelevato Francesco Ciccio Patino, e fa il suo esordio in prima squadra Matteo Rinaldi, nato a Monte Sant’Angelo e cresciuto calcisticamente nel Foggia.
La squadra rossonera parte bene, espugnando alla prima di campionato il campo della Casertana (1-2) e battendo alla seconda in casa il Cosenza, per 3 a 1. Ma i satanelli si rendono subito conto che il torneo non sarà una passeggiata: al terzo turno sono fermati dal Barletta, che vince il derby dell’Ofanto per 2-1. Quindi ritorno alla vittoria allo Zaccheria con la Salernitana, e poi due pareggi di fila, con L’Aquila e con il Marsala.
Saranno proprio i siciliani a contendere fino alla fine al Foggia la vittoria del torneo. Per spuntarla i rossoneri devono aspettare l’ultima giornata.
Il 2 giugno del 1960, alla penultima del campionato, i satanelli guidano la classifica con 45 punti. Due in più del Marsala. Vanno a far visita al Chieti. Le cronache dell’epoca raccontano di una partita volitiva, con i foggiani determinati a fare propria l’intera posta e a festeggiare la promozione. Al 4’ Nocera potrebbe segnare dopo un rinvio difettoso del portiere Rizzotto, ma di fronte alla porta sguarnita, il centravanti colpisce male e tira fuori. Gli ospiti insistono ma a passare sono i padroni di casa, con un bel gol di Luna che va in rete dopo uno scambio veloce con Casisi.
La partita si accende. Il Foggia si getta in avanti, ma i tiri di Patino e Nocera non hanno fortuna, mentre Biondani deve esaltarsi in un paio di occasione per negare il raddoppio agli abruzzesi. L’arbitro Galatolo (che il cronista della Gazzetta del Mezzogiorno giudica mediocre)  annulla una rete alla mezzala foggiana Stornaiuolo e un tiro del Foggia a 5’ dalla fine finisce sulla traversa.
Al triplice fischio, è 1-0 per il Chieti, ma le speranze di promozione sono tutt’altro che compromesse, perché il Trapani, seppure ormai tagliato fuori dalla corsa promozione (la domenica prima aveva perso, proprio a Foggia) si prende la soddisfazione di battere il Marsala nel derby siciliano.

Francesco Patino

Tutto rimandato all’ultima di campionato. È il 5 giugno quando i satanelli affrontano  allo Zaccheria il Crotone, che non ha ormai nulla più da chiedere al campionato. Si gioca davanti a 10.000 spettatori, in un pomeriggio afoso con qualche spruzzo di pioggia. Costagliola schiera Biondani, Galetti, Grappone, Baldoni, Rinaldi, Bortolotto, Panattoni, Stornaiuolo, Nocera, Merlo, Patino.
Il Foggia va subito in vantaggio, con Stornaiuolo, quando sono passati soltanto tre minuti dopo il fischio iniziale. I calabresi non ci stanno, però, a recitare la parte della vittima sacrificale, e si impegnano allo spasimo nel tentativo di riequilibrare le sorti, e la partita è combattuta. Nocera prima e Patino poi cercano la via di quel gol che potrebbe chiudere la partita ma non lo trovano.
Nel secondo tempo, mentre tra le file rossonere serpeggia qualche nervosismo, gli ospiti si fanno più audaci. Biondani viene severamente impegnato in diverse circostanze, ma il risultato non cambia. Il Foggia vince la partita ed il campionato, conquistando la promozione in B.
“Un immenso bandierone rossonero, con nel centro una grossa “B” simbolo del traguardo raggiunto – scrive l’inviato della Gazzetta del Mezzogiorno, Franco Marrone – , ha ondeggiato lungamente per il campo, sostenuto da un nugolo di tifosi e di giocatori, al fischio finale del nolano Taurisano: era, quel bandierone, la più spontanea manifestazione di giubilo della folla foggiana ed il segno che l’incubo era finito, finalmente.”

Presente all’incontro, il sindaco De Miro d’Ajeta promette l’appoggio del Comune alla società e alla squadra. Mister Costagliola, che per temperamento e pragmatismo ricorda tanto Giovanni Stroppa, festeggia assieme ai suoi giocatori, ma non si sbilancia più di tanto: “Era questo il programma alla vigilia del campionato”.
Il Foggia conquista la copertina della Gazzetta, meritandosi il titolo di spalla, a fianco a quello d’apertura dedicato ad Eisenhower e a Krusciov. E scusate se è poco.
Geppe Inserra
(4.continua)

Per leggere le precedenti puntate del racconto delle promozioni in B del Foggia, cliccare sui relativi collegamenti:

  1. Il grande Foggia: il racconto delle promozioni in B
  2. Quando Foggia sposò il Foggia
  3. Foggia,1946: tra le macerie della guerra, il sogno (realizzato) della serie B

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Author: Geppe Inserra

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