Cinemadessai | L’omaggio a Jonathan Demme con “Il silenzio degli innocenti”

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Oggi
La7 rende omaggio, stasera, a Jonathan Demme, il grande regista americano scomparso l’altro giorno. Non andrà più in onda, pertanto, come annunciato (e come segnalato ieri, da Lettere Meridiane) Caccia al ladro di Hitchcock, ma la pellicola che fece vincere l’Oscar a Demme, Il silenzio degli innocenti, tratto dall’omonimo e celebre romanzo di  Thomas Harris. Lemme ha firmato nella sua carriera altri capolavori, come Philadelphia, ed è autore di un gran bel documentario sul musicista e cantautore napoletano, Enzo Avitabile.
Il silenzio degli innocenti ha conquistato un posto di rilievo nella storia del cinema: è stato infatti il terzo film (dopo Accadde una notte e Qualcuno volò sul nido del cuculo), ad essersi aggiudicato i cinque premi Oscar più importanti: miglior film, miglior regia (J.Demme), miglior attore (Anthony Hopkins), miglior attrice (Jodie Foster) e sceneggiatura (di Ted Tally).
Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito nella classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.
Al centro della storia c’è un inquietante criminologo e psichiatra psicopatico, Hannibal Lecter, in carcere per aver ucciso e divorato alcuni suoi pazienti. La polizia chiede la sua collaborazione per catturare un serial killer sadico e spietato, che uccide e scuoia le sue vittime, tutte giovani e belle ragazze. Lecter collabora solo con Clarice Sterling, giovane recluta dell’Fbi, che si mette sulle tracce del criminale. Lecter ottiene in cambio un regime carcerario più leggero, e ne approfitta per evadere. Memorabile la battuta che lo psichiatra rivolge a Clarice, telefonando dal suo rifugio alle Bahamas: “Bene, Clarice, gli agnelli hanno smesso di gridare?”.
Da vedere. Stasera, su LA7 alle 21.10.
Domani
Se qualcuno avesse pronosticato a Fatih Akin, regista impeccabile e stilisticamente virtuoso, che un giorno avrebbe vinto il Premio Speciale della Giuria a Venezi), il talentuoso regista tedesco nato da genitori turchi difficilmente ci avrebbe creduto. Invece è accaduto veramente, nel 2009 quando (per la serie anche le giurie ridono…) il premio è andato a Soul Kitchen.

Commedia lieve ma intensa, a tratti perfino scollacciata, la pellicola strappa risate sincere. La prima incursione di Akin nel territorio della commedia si conclude con sorprendenti risultati, conservando tutta la potenza espressiva e narrativa che era emersa dai suoi film precedenti (due drammatici e un documentario).
La storia è ambientata nel ristorante che dà il titolo al film, alla periferia di Amburgo. Il locale è di proprietà di Zinos, che vi riversa tanta passione ma discutibile capacità culinaria. I problemi cominciano quando Nadine, la fidanzata di Zinos, decide di trasferirsi in Cina e chiede al suo ragazzo di seguirla, nonostante il suo amore per il Soul Kitchen, e Zinos assume Shayn, cuoco geniale ma dal carattere bisbetico, che non viene affatto gradito dalla clientela. Ma tutto comincia e tutto finisce in quell’ombelico del mondo che è il Soul…
Eccellente l’interpretazione di Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Birol Ünel, Wotan Wilke Möhring e Jan Fedder.
Ha scritto della pellicola FilmTv: “Fatih Akin si era dato a esercizi di stile che gli assicuravano i gran premi della giuria senza però saziarlo della sua passione. E così ha deciso di provarsi in una commedia anche triviale, il cui menu prevede finezze estetiche e risate grasse (ovviamente), cura dei dettagli e battutacce, tripli sensi e sciabolate politicamente ed etnicamente scorrette. Da leccarsi i baffi.”
Da non perdere. Domani notte, all’1.00, su Paramount Channel.

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Author: Geppe Inserra

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