1911 – 1913: i primi passaggi da Foggia del Giro d’Italia

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Il grande Costante Girardengo,
dopo l’arrivo a Campobasso

La rete, e il social network in modo particolare, offrono inedite possibilità al recupero e alla condivisione della memoria, schiudono orizzonti nuovi ed incoraggianti a quella “public history” che si nutre di fonti non convenzionali o ufficiali, come fotografie o ricordi. Non è casuale che tra le materie più promettenti ai fini della “public history” vi sia lo sport, che esercita di suo un fascino popolare (pubblico) notevole.
Ma veniamo al dunque.
Grazie al dettagliato racconto delle diverse volte che il Giro d’Italia ha fatto tappa in provincia di Foggia curato da Maurizio De Tullio (trovate qui l’ultima puntata, con i collegamenti alle precedenti due) è spuntato un documento storico di notevole interesse, segnalato ad amici e lettori di Lettere Meridiane da Andrea Pastore (che ringrazio molto). Si tratta di un diploma, datato 1913, in cui il direttore della Gazzetta dello Sport ringrazia il presidente del Circolo Cacciatori di Foggia per l’ospitalità ricevuta dai corridori.
Il documento è testualmente intitolato: Diploma di benemerenza rilasciato al Circolo Cacciatori di Foggia per l’efficace sua collaborazione all’organizzazione del nostro 5° Giro d’Italia.  “Aggiungo – precisa l’amico Pastore – che il documento stesso incorniciato mi è stato regalato da una amico che conosce la mia passione per il ciclismo e proviene da Palazzo Arbore. Ma chi vinse?”
Tanta gentilezza merita di essere ricambiata e così, assieme a Maurizio De Tullio, ci siamo dati da fare per cercare di saperne di più.
Precisato che il racconto di Maurizio riguarda soltanto le tappe foggiane o daune della carovana rosa (cioè le volte in cui il Giro si è fermato e/o è partito dal capoluogo o da un comune della Capitanata) va detto che altre volte il giro è passato per Foggia, senza fermarsi.
La prima volta successe nel 1911, in una della ultime tappe: la decima delle dodici che condussero i corridori da Milano a Roma. Era il 2 giugno del 1911 e la lunga tappa portò i corridori da Sulmona a Bari attraverso 363 di strade che allora (in fondo, come oggi…) erano al limite dell’impraticabilità. Sul traguardo di Bari vinse Carlo Galetti, che conquistò pure la maglia rosa che portò poi fino a Roma, aggiudicandosi quella edizione della corsa rosa.

Carlo Oriani, vincitore del Giro 1913

Il secondo passaggio del Giro da Foggia si verificò due anni dopo, ed è quello cui si riferisce Andrea Pastore. Quell’anno la carovana partì da Milano, per farvi ritorno, dopo 9 tappe. Il passaggio foggiano si verificò alla sesta tappa, lunga 256 chilometri, quando i corridori partirono da Bari per arrivare a Campobasso.
La quinta edizione del Giro fu particolarmente dura, e caratterizzata da numerosi ritiri. Alla partenza di Bari, alle 6.35 del 16 maggio 1913, si presentano in 39, per la squalifica di cinque corridori. Durante i durissimi 256 chilometri, che si svolgono su strade dissestate e mal tenute che provocano le proteste sia dei cronisti che dei ciclisti (allora abituati a cimentarsi su percorsi simili a mulattiere), tanti altri saranno costretti al ritiro.
Al passaggio di Cerignola Santhia, uno dei favoriti, che si era presentato alla partenza con problemi bronchiali, giunge attardato di mezzora e decide di ritirarsi, imitato dalla squadra di cui era capitano. Con lui se ne vanno Durando, Beni e Gremo.
Tra San Ferdinando di Puglia e Cerignola si registra un episodio che ha dell’eroico. Cervi cade e rompe il pedale della sua bicicletta. Allora non c’erano le ammiraglie ad assistere gli atleti in caso di difficoltà tecniche e così Cervi è costretto a raggiungere il punto di controllo di Cerignola pedalando con una sola gamba. “Meraviglioso ciclista –  annota l’inviato de La Stampa di Torino, Gigi Michelotti – con un solo pedale senza lasciarsi distanziare né sorpassare, supera trenta e più chilometri che lo separano dal primo controllo.”
Il passaggio da Foggia incanta il cronista per la bellezza del panorama. “Il paesaggio che la strada ci permette di abbracciare è interessantissimo: il contrafforte dell’Appennino si delinea in fondo con una bellissima linea azzurra, intorno prati immensi, piccoli colli rasati, pochi e rari gli alberi e raggruppati a decina, come tante piccole oasi.”
La popolazione del capoluogo accorre in massa per vedere i ciclisti: “attraversiamo Foggia tra un continuo scrosciare di applausi”, annota Michelotti.
Foggia non è neanche sede di controllo: si deve pensare che il Circolo Cacciatori, insignito del diploma di benemerenza dal direttore della “rosea”, il giornale organizzatore del Giro, abbia offerto alla carovana un supporto logistico, probabilmente in termini di servizio d’ordine.
Dopo Cerignola, il successivo controllo è posto a Lucera. Alla 11.15 passa il gruppo dei fuggitivi, composto da Girardengo, Cocchi, Azzini, Bobotti, Oriani e Agostoni.
Il prosieguo della tappa porterà i corridori sulla salita di Motta Montecorvino, e di qui per la discesa di Volturara verso Campobasso, passando per l’ultima asperità di Gambatesa. Incidenti meccanici e cadute provocano il ritiro di altri due ciclisti, Borgarello e Sala.
In piazza Vittorio Emanuele, nel capoluogo molisano, si presentano in due, alle 15.58: Costante Girardengo e Giuseppe Azzini. Ad aggiudicarsi la volata e la tappa è Girardengo, che batte per una ruota il suo compagno di fuga, che alla fine del Giro si classificherà al terzo posto della classifica generale. Carlo Oriani, che aveva caparbiamente inseguito il duo di testa nei saliscendi appulo-molisani, giunge con tre minuti di distacco. Compagno di squadra di Girardengo (Maino) sarà lui, alla fine, a vincere quella edizione del Giro d’Italia.
Se volete saperne ancora di più, e leggere il resoconto integrale della tappa, scaricate a questo link la pagina de La Stampa del 17 maggio 1913: https://www.dropbox.com/s/i50z3klht4e5uv0/1190_01_1913_0135_0002.pdf?dl=0
Geppe Inserra

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