Cinemadessai | Olmi racconta la Milano degli anni Sessanta

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OGGI
Film intenso e amaro, tra le poche commedie girate da Ermanno Olmi, Il posto fu la seconda prova cinematografica del regista, e quella che gli diede notorietà internazionale. Uscito nel 1961, racconta la Milano degli inizi degli anni Sessanta, il mondo del lavoro terziario, le speranze di prosperità che cominciavano ad accendersi dopo la pagina triste della ricostruzione post bellica.
Domenico e Antonietta si conoscono durante le prove di un concorso indetto da una grande azienda milanese. Lo vincono entrambi ma Domenico viene mandato a svolgere l’umile ruolo di aiuto-usciere, il che gli impedisce di rivedere Antonietta, che lavora con orari diversi. La ragazza invita l’amico al veglione aziendale, Domenico è al settimo cielo, ma la ragazza non si presenterà all’appuntamento, mentre il ragazzo sarà promosso, destinato ad un incarico impiegatizio. Olmi utilizzò attori non professionisti. Loredana Detto, che veste i panni di Antonietta, diventerà sua moglie.
Così la pellicola viene raccontata dall’autore: “I miei primi film sono storie sulla povertà ma in cui c’è sempre un po’ della storia del nostro paese. Il passaggio dalle società contadine a quelle operaie, o da queste alla nuova borghesia. Nel Posto lo si vede bene nella casa di Domenico, una cascina in cui non si lavora più la terra ed è diventata solo un dormitorio per gente che va a lavorare in fabbrica e in città. Tra poco in quelle stalle senza più animali avrebbero messo le Lambrette e le Seicento.”
Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, ottenne il Premio della critica. Nel 1962, conquistò il David di Donatello.
Il Posto è stato selezionato anche tra I 100 film italiani da salvare.
Stanotte, su Rai 3 alle 2.05.
 DOMANI
Giuseppe De Santis è uno degli autori più importanti e meno conosciuti di quella straordinaria stagione del cinema italiano che è stata il neorealismo. Il suo film più noto è Riso Amaro, ma andrebbero riproposte e valorizzate tante altre sue pellicole, a cominciare da La strada lunga un anno che fu candidata all’Oscar come miglior film straniero.

Riso Amaro è una storia sociale e al tempo stesso sentimentale, il cui successo fu determinato anche dall’ottima prestazione degli attori: Vittorio Gassman, nel panni del ladro che intende appropriarsi del gioiello attorno al quale ruota tutta la vicenda, la strepitosa Silvana Mangano, che De Santis scelse dopo averla casualmente incontrata per strada (vestita in modo normale e quotidiana) dopo averla bocciata all’audizione, alla quale si era presentata vestita con un trucco e un abbigliamento al di sopra delle righe, e Raf Vallone che il regista pescò nella redazione de L’Unità nella quale lavorava ancora come giornalista.
La complessa vicenda è situata nelle risaie vercellesi, e il duro lavoro delle mondine, il ruolo del capolarato nel reclutamento della manodopera vengono raccontati da De Santis con un approccio realista che mantiene un perfetto equilibrio con la storia al centro del film: i ripetuti furti di una collana che Francesca, spinta dal suo amante Walter, sottrae ad una ricca cliente dell’albergo presso cui lavora, per vedersela a sua volta rubata dall’amica Silvana, mondina che aveva aiutato Silvana a trovare lavoro tra le mondariso.
Presentato in concorso al 3º Festival di Cannes, Riso Amaro ha ricevuto una candidatura ai Premi Oscar 1951 per il miglior soggetto. È stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare. Rai Storia lo mette in onda domani sera, alle 21.10.

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Author: Geppe Inserra

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