La lettura ungarettiana del foggiano Paglia premiata al concorso internazionale Lago Gerundo

Con il suo libro, Il grido e l’ultragrido. Lettura di Ungaretti (dal Sentimento del Tempo al Taccuino del Vecchio), pubblicato da Ed. Lemonnier Università – Mondadori, lo scrittore e poeta foggiano, Luigi Paglia si è aggiudicato il Premio speciale della giuria per la critica letteraria nel Concorso internazionale “Lago Gerundo” di Paullo-Milano, conferito da una prestigiosa giuria composta dallo scrittore Carlo Alfieri, dal professore ordinario dell’Università La sapienza di Roma, Giovanni Antonucci, dal poeta Ivan Fedeli, da Rosy Lorenzini, docente e segretaria del Premio, da Cesare Milanese, autore e critico letterario e da Marco Ostoni, storico e giornalista.
Nel binomio grido-ultragrido, che dà il titolo al libro, è proposto il diagramma emotivo e stilistico delle opere poetiche ungarettiane oscillanti dialetticamente tra il dolore della vita («d’abissale pena soffoco») e il suo superamento nell’ultragrido metafisico paragonato ad un ultrasuono che nel campo fisico va al di là della percezione umana.
Le varie raccolte ungarettiane, dal Sentimento al Taccuino del Vecchio, pur nell’inevitabile progressione e differenziazione dovute al fluire delle esperienze esistenziali e letterarie dell’autore, presentano una linea di continuità o di coincidenza delle “strutture profonde” che Paglia mette a fuoco dettagliatamente nelle introduzioni globali ad ogni raccolta, nelle quali sono delineati anche il processo genetico e le modalità stilistiche, oltre all’organismo logico-semantico, al sistema archetipico-simbolico e al meccanismo spazio-temporale, così che il mosaico di tutte le composizioni ungarettiane analizzate viene ricondotto alla globalità interpretativa macrotestuale.

Luigi Paglia

Esprimendo le più sincere e affettuose congratulazioni di Lettere Meridiane a Luigi Paglia, pubblichiamo di seguito una recensione al libro di Federico Andornino.

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Il volume nasce come naturale sviluppo del filone di ricerca espresso dall’autore nei due precedenti lavori, L’urlo e lo stupore. Lettura di Ungaretti. L’Allegria e Il viaggio ungarettiano nel tempo e nello spazio, che costituiscono il punto di partenza e il termine di paragone privilegiato per il proseguimento della riflessione sull’opera di Giuseppe Ungaretti.
Come viene ricordato fin dal principio, infatti, il sistema logico-semantico e l’universo archetipico-simbolico dell’Allegria ritornano con insistenza nelle raccolte successive, sia che si tratti di un proseguimento fedele di tali schemi, sia che tale organizzazione venga sottoposta a un graduale processo di variazione: a mano a mano che si scorre la produzione poetica ungarettiana si avverte uno slittamento da un panorama ristretto ai rapporti interpersonali a un sistema di riferimento superumano, mitico o relativo al mistero metafisico. Da qui la scelta del titolo del volume: «Come nell’endiadi urlo-stupore sono sintetizzati l’orizzonte tematico e la figurazione metaforica dell’Allegria, fluttuanti tra lo strazio della guerra e lo sconfinato inebriamento cosmico, così col binomio grido-ultragrido è proposto il diagramma emotivo e stilistico delle altre opere poetiche ungarettiane, oscillanti dialetticamente tra il dolore della vita e il suo superamento nell’ultragrido metafisico».
Tale equilibrio tra continuità e innovazione costituisce il cuore dell’organizzazione del libro. I primi quattro capitoli si concentrano su una singola opera (rispettivamente Sentimento del Tempo, Il Dolore, La Terra Promessa, Un grido e paesaggi), mentre quello finale racchiude le ultime raccolte del poeta (Il Taccuino del Vecchio, Apocalissi, Proverbi, Dialogo, Nuove, Croazia segreta). L’analisi di ogni opera è preceduta da un’introduzione di carattere generale che esamina, con leggere variazioni da capitolo a capitolo, la genesi e le caratteristiche della raccolta, il sistema logico-semantico, l’organismo simbolico-archetipico e le modalità stilistiche; segue una lettura stratigrafica di tutte le poesie (di cui però non viene riprodotto il testo, decisione «determinata dall’esclusivo sfruttamento economico delle opere intellettuali», pratica tristemente di moda oggi in Italia).
Quasi metà del volume è occupata dal primo capitolo, relativo all’analisi di Sentimento del Tempo, la cui struttura verrà qui esposta come modello per lo schema interpretativo generale del volume. Un primo paragrafo ricostruisce la genesi e le caratteristiche della raccolta poetica, rintracciando, con notevole perizia, le prime pubblicazioni dei singoli testi e l’evoluzione della loro disposizione all’interno dell’insieme generale. Si tratta di un lavoro filologico essenziale non solo per aiutare il lettore a seguire attentamente la successione di riscritture che ha permesso la riunione di singole poesie in un insieme organico, ma anche perché restituisce uno spaccato della trasmissione culturale italiana e europea nel primo ’900 di notevole interesse. Tale percorso iniziale introduce, peraltro, le pagine dedicate alle caratteristiche principali dell’opera.
Particolarmente fruttuoso risulta l’accostamento con l’Allegria, base di partenza privilegiata per individuare punti di contatto e innovazioni e per osservare da vicino l’evoluzione dell’essere poeta di Ungaretti; scrive Paglia: «Dopo l’Allegria, dopo la massima concentrazione verbale affidata alla parola, all’elemento atomico dell’enunciato, e dopo l’espansione e la semantizzazione degli spazi bianchi (che, tuttavia, perdureranno spesso nel Sentimento, però spostate dalla verticalità all’orizzontalità nello stacco tra i versi-strofe) non v’era altra via da percorrere per Ungaretti se non quella del silenzio totale, della rinuncia alla parola poetica, o il rovesciamento sull’orlo del vuoto (come un trapezista «acrobata» per non uscire dalla tangente) nel senso della progressiva (tendenziale o dialettica) riaggregazione della articolazioni metriche, sintattiche, letterarie». Poche righe che permettono però di collocare immediatamente e con una certa precisione il Sentimento del Tempo all’interno del più ampio flusso creativo ungarettiano, consentendo all’autore di allargare il proprio studio al di là delle coordinate esplicitamente dichiarate nel titolo. Ciò che viene descritto è il tentativo di cercare nuove strade, in equilibrio tra tradizione e innovazione, che siano in grado di allontanare il pericolo di un inaridimento della creazione poetica; tale esperimento viene analizzato attraverso lo studio delle soluzioni metriche, sintattiche, lessicali («rispetto alla parola “scavata” e folgorante dell’Allegria, ed alla sua costante rivoluzionaria quotidianità, si realizza il ripristino, o la reviviscenza, di un lessico sontuoso, di grande spessore storico e letterario»), del rapporto con la tradizione e dell’effetto di slittamento dalla soggettivazione dell’Allegria all’oggettivazione del Sentimento che questi cambiamenti producono.
Un secondo momento della ricerca prende in considerazione il sistema logico-semantico della raccolta, ancora una volta partendo dai presupposti tematici dell’Allegria. In questo caso Paglia mette in atto una forma di visualizzazione delle tensioni semantiche interne all’opera che mi sembra particolarmente efficace: l’accostamento di elementi complementari o dialettici è reso facilmente comprensibile attraverso la rappresentazione di una serie di assi orizzontale e verticali che permette un chiaro inquadramento iniziale del Sentimento. Partendo da queste coordinate l’autore procede, in un secondo tempo, a ricostruire con precisione una mappa dettagliata del testo, riconoscendo due fasi principali, un momento caratterizzato da un chiaro ritorno al mito, e un secondo edenico o preistorico. È nella distanza che separa queste due porzioni che il lettore può riconoscere con maggiore facilità il significato del titolo della raccolta: l’elemento del tempo costituisce il cuore della narrazione poetica e il suo progresso da circolare a lineare fornisce all’opera un proprio sviluppo drammatico (dal tempo dell’innocenza, al peccato originale, alla caduta, alla morte, fino al riconoscimento dell’«incommensurabile distanza tra l’umano e il divino»). Strettamente legato a questa analisi è anche lo studio dell’organismo simbolico-archetipico che occupa il terzo paragrafo del primo capitolo: ancora una volta al centro dell’attenzione è il rapporto con l’Allegria e il tentativo di individuare la strada scelta da Ungaretti tra fedeltà alla propria produzione precedente e desiderio di innovazione. Indicativo, in questo senso, il potenziamento di uno degli elementi già ricorrenti nelle poesie precedenti, quello del sole distruttivo ricollegato alle manifestazioni dell’Estate, che va a rinvigorire la coppia negativa fuoco/aridità (opposta a quella positiva cielo-aria-luce/acqua-terra-ombra).
L’ultima parte dello studio delle caratteristiche generali del Sentimento del Tempo è dedicata alle modalità stilistiche, con particolare riferimento alla «costellazione ossimorica ed antitetica» che rientra perfettamente nella costruzione dialettica che caratterizza l’intera raccolta e che si riallaccia, ampliandone tuttavia la portata, all’uso tipico dell’Allegria. Ampio spazio è dedicato anche alla sintassi, elemento fondamentale per lo studio della poesia di Ungaretti.
Concluso questo ampio lavoro introduttivo, Paglia dà l’avvio all’analisi di ogni singolo componimento compreso nella raccolta. Si tratta di uno studio attento, rigoroso e completo che contribuisce in maniera decisiva a rendere questo volume uno strumento indispensabile non solo per gli studenti alle prese con uno dei maggiori poeti italiani del ’900, ma anche per chi si avvicini a Ungaretti in maniera più critica. Lo schema esegetico ripercorso poco sopra per l’introduzione generale viene riproposto in piccolo per ogni poesia, andando a formare una costellazione di analisi testuali puntuali e approfondite che fanno dei rimandi interni e alle opere precedenti uno dei loro principali punti di forza; in questo senso è interessante notare come alcuni testi vengano compattati in un unico movimento interpretativo, soluzione che permette di dare maggior risalto alle caratteristiche della poetica ungarettiana.
La struttura che abbiamo fin qui evidenziato viene successivamente riutilizzata per le altre pubblicazioni del poeta, che occupano grossomodo la seconda porzione del libro. Nonostante l’apparente schematicità di un simile approccio, lungo tutto il corso dello studio è forte la sensazione di essere davanti a un flusso unitario di creazione letteraria: i vari capitoli mantengono separate le singole opere, ma i continui rimandi al resto dell’universo poetico ungarettiano che Paglia dissemina all’interno della sua analisi consentono al lettore di aver sempre presenti alcuni punti di riferimento essenziali, a loro volta stabilmente inseriti in un contesto cronologico preciso. Si raggiunge così un felice equilibrio tra la volontà di scandaglio rigoroso di ogni poesia e il tentativo di restituire al lettore un quadro generale ben definito; ciò che ne deriva è uno strumento imprescindibile per l’esame della produzione di Giuseppe Ungaretti e, risultato forse ancora più pregevole, un modello di organizzazione testuale convincente per chi voglia intraprendere lo studio di un autore attraverso l’analisi della sua produzione poetica.        
Federico Andornino  
Editor at Two Roads at Hodder & Stoughton
University College London, U. of London

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Author: Geppe Inserra

2 thoughts on “La lettura ungarettiana del foggiano Paglia premiata al concorso internazionale Lago Gerundo

  1. Sento il dovere di esprimere la più sentita ammirazione per questo prestigioso riconoscimento (chiamarlo Premio lo trovo riduttivo, per quanto corretto) al Prof. Luigi Paglia, vanto del genio foggiano in Italia.
    I suoi approfonditi studi su Ungaretti (e non solo), prima o poi approdano al meritato e qualificato giudizio: si tratta sempre di saper aspettare.
    Non suoni ridondante ma riconosco nella figura del Professor Paglia le qualità che più si addicono ad un uomo di cultura: la passione dell'uomo e la competenza dello studioso, senza tralasciare un altro tratto distintivo della sua personalità e cioè la sobrietà dell'uomo. Che di questi tempi è oro allo stato puro.
    Complimenti Professore.
    (Maurizio De Tullio)

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