Capri espiatori (di Marcello Colopi)

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Il blog Lettere Meridiane è nato allo scopo di restituire ossigeno al pensiero, ed alla sua espressione libera, che stanno diventando merce sempre più rara nella società dominata dal social, dall’invettiva, dal tweet che affida all’insulto una comunicazione che si sta sempre più impoverendo.

Per questo mi piace in modo particolare l’articolo di questa settimana di Marcello Colopi, sociologo, ma anche apprezzato regista e attore. Colopi scandaglia le paure su cui si sta costruendo la nuova politica di governo del Paese. Si potrà concordare o meno con le sue tesi, quel che è certo è che sono sviluppate con grande rigore scientifico. Chi dissente, dovrebbe avere l’onestà e il coraggio di farlo con altrettanta passione, ed altrettanta razionalità. Buona lettura. (g.i.)
* * *
L’origine del termine “Capro espiatorio” è da far risalire alla cultura ebraica . Il caprone, offerto in sacrificio a Dio, veniva ucciso, ma solo dopo che il Sommo Sacerdote gli aveva passato e trasmesso tutti i peccati di cui la comunità si era macchiata: questo era il “capro espiatorio”, incolpato di tutte le colpe degli altri che si sacrifica per la loro salvezza.
Nel 1982, l’antropologo francese René Girard scrisse un saggio che recava come titolo proprio il “Capro espriatorio” (ed.Adelphi). In questo saggio, Girard ci spiega il meccanismo della persecuzione e del sacrificio. È un lavoro sotto alcuni aspetti illuminante e drammaticamente attuale, perché la nostra storia ha prodotto ininterrottamente capri espiatori. Perché oggi questo saggio è illuminante? In sostanza Girard  ci dice che, con il sacrifico del capro espiatorio, nella società contemporanea gli individui e le società si liberano di colpa e colpevolezza, scaricandola violentemente su un outsider
Gli attuali capri espiatori sono gli immigrati perché sono le vittime prescelte , i colpevoli che stanno al posto nostro, i nemici su cui possiamo proiettare ogni male. Sembra una banalità, ma non lo è, perciò cercherò di approfondire e di allargare la mia riflessione. Nelle dinamiche sociali, spesso accade che per ottenere coesione tra i membri interni del gruppo si inventi un nemico. Il capro espiatorio è un membro del gruppo al quale si dà sempre la colpa se qualcosa non funziona, contando sulla sua condiscendenza, per fare in modo che altri non litighino seriamente. In buona sostanza sul capro espiatorio viene proiettata, quasi psicanaliticamente, l’”ombra” di un gruppo: cioè quegli aspetti, quelle caratteristiche comportamentali che i componenti del gruppo non accettano di sé, vogliono cancellare e negare, e da cui si sentono minacciati. Tra i più quotati nel corso della storia troviamo le minoranze etniche come i neri e gli zingari, gli immigrati come i “terroni”, i poveri e/o gli schiavi, persone aderenti a ideologie politiche di minoranza (come il comunismo o l’anarchia), le donne, gli omosessuali, minoranze religiose, persone con problemi psicologici, malati gravi e contagiosi come i lebbrosi e i sieropositivi. Si tratta di categorie di individui accomunate da un unico fattore: vivere all’interno di una comunità ma in modo diverso rispetto alla maggioranza. 
Essendo una minoranza, questi inoltre faticheranno a difendersi dalle accuse o a trovare degli alleati che possano difenderli. Riflettiamo su cosa è accaduto in questi ultimi anni. Siamo stati bombardati da programmi che hanno costruito un nemico (immigrato, possibilmente di cultura e religione islamica, potenziali terroristi e lontani dalla nostra cultura religiosa e sociale). Si sono enfatizzate le calunnie (gli extracomunitari sono tutti delinquenti ). Questo perché? Io credo che ciò sia servito come collante per trasformare una forza politica regionale e di area geografica ben definita (Lega Nord), in un forza politica nazionale. La legittimazione su scala nazionale si è avuta sul tema dell’immigrazione e sulla costruzione scientifica di capri espiatori. Come potevano i dirigenti della Lega venire al Sud dopo averci chiamato per 30 anni terroni? Anzi dopo che per un ventennio noi eravamo per loro il male (sostituzione scientifica di capri espiatori). Su un nemico comune gli immigrati ( che piaccia o no ma la xenofobia è presente al Nord quanto al Sud) si è costruito la negatività sociale, il collante edificatorio che ha promosso la Lega da forza localistica in forza nazionale. In questa operazione politica, i leghisti sono stati spregiudicati nel creare una sorta di comunità che si unisce contro un nemico. Questo è stato possibile perché ogni membro della comunità non solo deve riconoscere il capro espiatorio come un elemento negativo del gruppo, ma deve anche desiderare la sua persecuzione al fine di rendere l’intera comunità migliore. Adesso il discorso credo che sia meno banale. Quando una forza politica costruisce la propria azione sulla identificazione del nemico (vero o presunto) oltre a canalizzare la rabbia dei propri adepti verso il capro espiatorio, fa passare un’idea fondamentale: eliminando il nemico, nel nostro caso mandare via i migranti o impedirgli di arrivare, aumenta il benessere collettivo. Anche se la persecuzione o l’eliminazione della vittima sono assolutamente prive di fondamento e costituiscono per la comunità solamente un’inutile perdita di energie questo comporta una sensazione di benessere. 
In tutto ciò si vive un bestiale piacere della vendetta. Si tratta chiaramente di una reazione animalesca e priva di fondamenti razionali che nel fenomeno del capro espiatorio assume tratti ancor più meschini, poiché consente di godere a scapito di un innocente. Vi è capitato di vedere i servizi sui bambini di Lodi? Molti degli intervistati erano d’accordo con la sindaca perché sostenevano che per fare i figli bisogna essere in grado di mantenerli o ancora peggio “che si paghino loro la mensa e se non possono tornassero ai loro paesi.La pacchia è finita”. Ho notato in alcuni quasi un senso di giustizia nel fare pagare a dei bambini la retta piena per la mensa scolastica. 
La Lega che è già stata al governo (ogni tanto val la pena ricordarlo) non è nuova a costruire il proprio consenso sulla creazione di Capri espiatori; in passato eravamo noi quelli da abbattere e la nostra bandiera era buona solo per pulirsi il didietro, poi i nemici sono diventati gli immigrati e in futuro chi sa. Questo accade nel momento in cui un movimento politico deve costruire una risposta di governo e la costruisce sulla creazione delle paure e sulle angosce sociali amplificando la percezione della realtà (che spesso non corrisponde alla realtà medesima). 
In questi ultimi anni, la crescente fragilità economica e sociale di molte famiglie, la mancanza di prospettive e di fiducia ha generato paura e insicurezza. Nella difficoltà di costruire nuove e migliori politiche di welfare (visto che erano stati al governo del paese e quindi avevano anche responsabilità politiche) hanno individuato come responsabili dell’impoverimento del paese gli africani sbarcati sulle coste meridionali. Benché non si possa dire che prima dell’arrivo dei rifugiati fossero in vigore generose politiche verso poveri, disoccupati e sfrattati, è facile attribuire la colpa dell’inadeguatezza delle politiche sociali ai nuovi arrivati. 
È uno schema ciclico, perché la società contemporanea sostituisce rapidamente i suoi idoli e i suoi bersagli, sempre alla ricerca di nuove vittime, di nuovo sangue da far scorrere per placare la rabbia repressa e alienata delle maggioranze. La rete, da questo punto di vista, è un formidabile moltiplicatore dell’indignazione popolare e della calunnia collettiva. Diffamare qualcuno senza prove, additare un comportamento non conforme alla volontà del gruppo, perché infedele, osceno, immorale, vedere ovunque complotti e cospirazioni da parte di misteriosi burattinai o di fantomatiche spectre del crimine planetario incarnate dai “signori” disincarnati dell’economia, del farmaco, della guerra, della droga, della religione, dell’informazione, dell’immigrazione, testimonia questo bisogno corale di costruire sempre nuovi capri espiatori. Che poi uno lo faccia al grido di “onestà, onestà” o a quello di “fuori gli immigrati” poco cambia.
In questa amara e grottesca girandola di capri espiatori torna con forza il pensiero di Primo Levi che continua ad essere un monito: “ In ogni gruppo umano esiste una vittima predestinata: uno che porta pena, che tutti deridono, su cui nascono dicerie insulse e malevole, su cui, con misteriosa concordia, tutti scaricano i loro mali umori e il loro desiderio di nuocere.” (La tregua).
Marcello Colopi

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