La Capitanata torna ad essere laboratorio di sviluppo?

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Il contratto istituzionale di sviluppo per la Capitanata promosso dal premier Giuseppe Conte è partito decisamente col piede sbagliato, perché non si può presentare una iniziativa tanto importante per il territorio senza premurarsi che all’incontro siano presenti oltre che le imprese e le loro associazioni di categoria, anche la Regione, gli enti locali, i sindacati.
Lo sviluppo che funziona nasce dal basso, è il frutto di mediazioni complesse tra interessi e forze diverse, e di un’approfondita conoscenza del territorio in cui si va ad operare, che può essere raggiunta solo attraverso il più ampio coinvolgimento di tutti gli attori interessati.
Tanto premesso, l’iniziativa del presidente del Consiglio va comunque accolta con attenzione, perché per la prima volta dopo decenni, la Capitanata torna al centro del laboratorio Sud. Alle polemiche che hanno accompagnato l’incontro svoltosi in prefettura deve seguire adesso un confronto vero: non tanto sulla forma, quanto sulla sostanza.
Il fatto nuovo è che a scrivere e ad attuare materialmente il progetto di sviluppo che sorreggerà il contratto sarà un soggetto unico, non politico. Accadde già negli anni Sessanta con la Cassa per il Mezzogiorno, che elaborò il Piano Pitigliani con cui vennero gettate le premesse per la valorizzazione turistica del Gargano e delle Isole Tremiti.
Il soggetto chiamato alla elaborazione e alla gestione del Piano è Invitalia, agenzia di proprietà del Ministero per lo Sviluppo Economico, che già gestisce per conto del Ministero progetti importanti come Resto al Sud ed ha già al suo attivo interventi in aree depresse per il Mezzogiorno, come Bagnoli, Termini Imerese, la Città Vecchia di Taranto e, in Sardegna, il Sulcis.
l Contratti Istituzionali di Sviluppo (CIS) sono strumenti finalizzati alla realizzazione di interventi strategici per il superamento del divario economico e per garantire la qualità della spesa pubblica nel Mezzogiorno e nelle aree più svantaggiate del Paese. Sono finanziati con risorse nazionali e risorse comunitarie e definiscono gli interventi da realizzare, i tempi di attuazione, le responsabilità dei contraenti, i criteri di valutazione e di monitoraggio e le sanzioni per eventuali inadempimenti.
Il Contratto Istituzionale di Sviluppo della Capitanata potrebbe essere perfino qualcosa di più, come ha lasciato intendere la Ministra per il Mezzogiorno Barbara Lezzi, intervenuta all’incontro in Prefettura, che ha parlato di “progetto pilota” da utilizzare come modello per il resto del Mezzogiorno, anche dal punto di vista del metodo. L’iter del Contratto sarà infatti assistito da un tavolo istituzionale permanente che dovrebbe essere istituito per decreto.
Se l’incontro in Prefettura è finito sotto i riflettori dei mass media soprattutto per le polemiche che ha sollevato, a chiarire lo stato dell’arte del CIS della Capitanata ci ha pensato il comunicato stampa ufficiale di Invitalia, che all’incontro foggiano ha partecipato con uno dei suoi massimi rappresentanti, l’amministratore delegato Domenico Arcuri, che non è un manager qualsiasi, ma vanta un curriculum di altissimo profilo.
Il fine, innanzitutto: “il Contratto Istituzionale di Sviluppo – scrive l’ufficio stampa di Invitalia – punta ad accelerare l’impiego dei fondi già stanziati, a cominciare dai fondi europei, dopo aver raccolto le istanze giunte dal territorio.”
Le istanze pervenute all’Agenzia sono un’ottantina. Il comunicato ne elenca alcune, che saranno verosimilmente oggetto di particolare considerazione. Nell’ordine in cui sono citati: il porto turistico e commerciale di Peschici, la superstrada del Gargano, l’aeroporto Gino Lisa, la diga Piano dei Limiti e la Fiera di Foggia.
L’impressione è che occorrerà lavorare ancora per definire un progetto che punti a priorità autentiche. Che ne è, per esempio, del Treno Tram, che pure rappresentava il progetto centrale e nevralgico di Capitanata 2020 e della pianificazione di area vasta?
Ci sarà tempo e modo per verificarlo, soprattutto se non si ripeteranno più episodi e querelle come quelli che hanno accompagnato il vertice in prefettura.
Lo sviluppo non si cala dall’alto, ma dev’essere un esercizio corale.
L’ottimismo manifestato da Arcuri va comunque salutato positivamente. Riferendosi al CIS della Capitanata, l’ad di Invitalia ha detto: “la strategia di sviluppo si basa anzitutto sulla valorizzazione delle eccellenze locali – culturali, naturalistiche, enogastronomiche, produttive – e mira a dare concretezza al potenziale della zona, che vive un deficit strutturale che va colmato ma ha anche possibilità di sviluppo. Dal confronto col territorio sono emersi 78 progetti che muovono su due macro ambiti: potenziamento delle infrastrutture e rafforzamento della competitività. Oggi abbiamo ricevuto altri due progetti e continueremo a riceverne. Per Invitalia – ha continuato Arcuri – esistono le condizioni perché il CIS Capitanata possa essere attuato. L’Agenzia ha gli strumenti e le competenze necessarie per accompagnare la crescita di quest’area, nella consapevolezza che lo sviluppo non è casuale, né avviene da un giorno all’altro, ma dipende da diversi elementi tra cui la pazienza, la tenacia, la lungimiranza e la modestia.”
Pazienza, tenacia, lungimiranza e modestia di cui, adesso, è chiamata a dar prova la classe dirigente regionale e provinciale.

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Author: Geppe Inserra

2 thoughts on “La Capitanata torna ad essere laboratorio di sviluppo?

  1. Avere un Presidente del Governo originario di Capitanata non è di tutti i giorni. Per trovarne uno bisogna risalire al troiano Salandra o al miglior ministro a Vincenzo Russo. Allora a che serve polemizzare. A mio avviso l’incontro di Foggia è stato positivo, perché con Arcuri dell’Invitalia i grandi temi sono ritornati sul tappeto risolutivo. Insomma, questa volta speriamo.che davvero
    sia femmina!

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