Svelato il mistero su due antichi  giornali foggiani “scomparsi” (di Maurizio De Tullio)

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Per lungo tempo studiosi, giornalisti e appassionati di cose giornalistiche di Capitanata, hanno sperato che quanto scriveva esattamente 70 anni fa Mario Menduni (1), sul Corriere di Foggia, avesse un minimo di verità e di fondamento.

Menduni in due lunghi articoli, pubblicati sul periodico foggiano tra febbraio e aprile 1950, aveva tentato per primo di fare una panoramica su quanto prodotto dall’editoria di Capitanata dagli inizi del 1800 al 1950.

Lo aveva fatto prendendo spunto dal lavoro di riordinamento e classificazione della gran mole di materiale bibliografico ancora esistente, a quel tempo, presso il Museo Civico, già allora ubicato in Via Arpi, sebbene in locali disagiati.

Si trattava di una massa evidentemente indistinta di giornali, bollettini e numeri unici, apparsi in provincia di Foggia dagli inizi del XIX secolo e pubblicati fino ai giorni in cui l’autore ne discorreva. Una preziosa collezione purtroppo compromessa da testate mancanti, annate lacunose, carta lacerata, conseguenza – da un lato – dello smembramento effettuato nel 1940 “per un errato concetto di accentramento” che portò a fondere la storica Biblioteca Comunale con la nascente Provinciale e – dall’altro – per i disastrosi effetti della Seconda Guerra Mondiale. L’evento bellico, infatti, causò il crollo di due aule del Palazzo d’Arpi, presso cui erano conservati quelli che Menduni correttamente definiva “gloriosi cimeli” e che erano consistiti in nuovi acquisti e sporadiche donazioni, necessari per cercare di ricostruire la dotazione iniziale.

Il primo articolo (2) aveva preso avvio sulla scorta di quanto era sopravvissuto a bombe e crolli, poco ma ugualmente significativo, e riferito alle testate edite nel solo capoluogo. La serie non poteva che partire dall’antico Giornale degli atti della Intendenza di Capitanata, che vide la luce nel 1808, cui fecero seguito il Giornale fisico agrario di Capitanata (1830), Il Poligrafo (1833) e il Giornale degli atti della Società Economica di Capitanata (1835).

Menduni nel secondo dei due articoli (3), invece, sembrava più dar conto del suo impegno di novello storico, in risposta a qualche malignità evidentemente circolata sulla stampa dell’epoca sul suo conto, che produrre documenti incontestabili.

Il tono polemico è però limitato al passaggio – che ha dato spunto alla presente ricostruzione – nel quale Menduni sottolinea il fatto che se davvero avesse potuto fare una sorta di storia documentata della stampa dauna, dagli albori ai suoi giorni, sarebbe dovuto partire da due testate delle quali – sosteneva con tono perentorio – si sono perse misteriosamente le tracce.

Se avessi voluto organicamente enumerare tutti i periodici, bollettini, riviste e numeri unici effettivamente apparsi in Capitanata – scriveva – non mi sarebbe mancata certamente l’occasione di iniziare la ricca rassegna col  Giornale Economico, pubblicato a Foggia sin dal lontano 1758”.

Ora, di questo Giornale Economico effettivamente nemmeno oggi c’è alcuna traccia, né all’interno di archivi e biblioteche locali e nazionali, e nemmeno su internet, ambiente solitamente così ricco di materiali digitalizzati, facilmente reperibili o consultabili. E non ce n’è per un semplice motivo: a Foggia (o in Capitanata) non è mai esistito alcun Giornale Economico, tanto meno riferito all’epoca indicata dal giornalista.

Nel citato passaggio polemico a cui s’è accennato, Menduni s’era affrettato a spiegare che “…la singolare scoperta di questo vetusto foglio, da tutti ignorato, dimostra pienamente che il compilatore del presente ha sempre avuto la passione di riesumare numerose notizie interessanti la storia della Daunia, ricavate da materiale bibliografico gelosamente custodito presso gli archivi conventuali delle Parrocchie, nonché attraverso pazienti ricerche effettuate in vari Archivi di Stato, nelle biblioteche pubbliche ed in quelle private”.

Il mistero circa l’inesistenza del Giornale economico a Foggia e in Capitanata è, a mio avviso, chiarito da due elementari dati di fatto: il primo è riscontrabile dalla totale assenza di una testata con simili caratteristiche (denominazione, città di pubblicazione e anno di nascita e successivo periodo di esistenza) presso la Biblioteca Centrale di Firenze, presso il catalogo centrale delle biblioteche italiane (ICCU) e su internet. Non che il web debba rappresentare la verità assoluta o il luogo per eccellenza ove trovare riscontro in caso di necessità o di dubbi, ma una traccia, seppur labile, generalmente viene lasciata.

Il secondo dato di fatto è quello che, a mio parere, chiarisce meglio ogni dubbio. Menduni, ed altri prima di lui, sarebbe incorso nell’errore di considerare il Giornale economico una pubblicazione locale semplicemente… per sentito dire.

L’unico a citare effettivamente una testata con quella denominazione e l’esplicito riferimento all’anno 1758  – almeno nella pubblicistica locale del tempo – era stato padre Michelangelo Manicone (4). L’insigne luminare garganico, nella sua Fisica Appula (5), a proposito dei metodi di conservazione del grano nelle fosse, aveva citato proprio un Giornale economico e non a caso il 1758, perché si trattava dell’anno in cui su quella testata s’era discusso di quei problemi e di talune tecniche al riguardo. Peccato, però, che il Giornale economico in questione fosse una storica pubblicazione parigina! Anzi, più correttamente occorre parlare del Journal Èconomique, antica testata specialistica sorta a Parigi nel 1751 che si pubblicò fino al 1772. (6)

È, anzi, ancora più probabile che padre Michelangelo Manicone non avesse letto la testata parigina ma si fosse documentato su una pubblicazione italiana, il Dizionario delle arti e de’ mestieri compilato da Francesco Griselini, edita a Venezia nel 1768, che di quell’argomento si era occupata collegandosi effettivamente al Giornale economico e all’articolo pubblicato a Parigi dieci anni prima. (7)

Restando sempre al secondo dei due articoli pubblicati sul Corriere di Foggia nel 1950, l’autore, rivolgendosi a studiosi e giornalisti, concludeva con un chiaro invito a impegnarsi nella ricerca di un’altra storica testata, altrettanto sconosciuta ai più. “All’opera dunque – sollecitava il buon Menduni – e si cerchi soprattutto di rintracciare un antico giornale garganico, Il Giannone, conosciuto vagamente da qualcuno, ma sulla cui esistenza mancano purtroppo concreti particolari”.

In questo caso il bersaglio è stato del tutto centrato, perché, se è vero che questo giornale vide effettivamente la luce nel 1870, non nacque in territorio garganico ma a Foggia.

Dopo lunghe ricerche, consultando anche i cataloghi in rete delle diverse e più ricche biblioteche italiane, a partire ovviamente da “La Magna Capitana”, sembrava che riscontri materiali circa l’esistenza de Il Giannone non ve ne fossero. L’unico riferimento esplicito, che deponeva a favore del Menduni, l’avevo raccolto su una rivista toscana del 1800, La Gioventù. Rivista nazionale italiana di scienze, lettere, arti, un quindicinale diretto da Augusto Alfani ed Emilio Piovanelli, sorto a Firenze nel 1862, poco dopo l’Unità d’Italia.

Il giornale, nel numero del 15 gennaio 1870 si compiaceva di riportare integralmente un articolo – siglato con una semplice “R” – sulle università di studi agrari, tratto “…dal giornale politico-scientifico di Foggia Il Giannone, che riportiamo in nota. (8)

Tranne questo esile riferimento, null’altro era dato sapere su questa testata. Per alcuni anni si è pubblicata a San Marco in Lamis, per iniziativa del locale Liceo Classico e del Dirigente Scolastico Prof. Antonio Cera, una pregevole rivista avente la stessa intestazione, ma senza alcun riferimento o collegamento con l’antico giornale citato da Menduni.

Ritenendo chiuse le ricerche all’ultimo momento, ecco venire incontro l’aiuto della Grande Rete, che pure era stata “saccheggiata” nello spasmodico tentativo di pervenire a una pur minima traccia. Il vago riferimento era emerso all’interno di un archivio privato, quello della famiglia Aquilecchia, di Melfi, le cui carte sono state inventariate ed ora fanno parte dell’Archivio Branchini di Melfi. (9)

Il Giannone, che si definiva Giornale politico – scientifico – artistico – commerciale – agricolo, aveva scelto il formato tabloid e constava di quattro pagine. Si pubblicava a Foggia ogni venerdì e il primo numero verosimilmente uscì a marzo del 1870, dal momento che la copia rinvenuta a Melfi si riferisce al numero 8 del 29 aprile. Amministratore risultava essere il Prof. Pietro De Vecchi mentre gerente era Giuseppe Ciampitti, quasi certamente lo stesso che, anni prima, aveva rilevato una tipografia nel capoluogo dauno. (10)

Solo adesso possiamo considerare risolto il mistero su queste due antiche testate, una sola delle quali, in realtà, redatta e stampata in provincia di Foggia. Molte altre, purtroppo, restano ignote e nascoste.

NOTE

(1) Figlio di Nicola e di Luigia Di Pasquale, Mario Menduni nacque a Foggia il 6 febbraio 1911 e vi morì il 26 giugno 1973. Tra gli anni ’40 e ’50 era uno dei tre dipendenti, oltre al Direttore, su cui poteva contare il Museo Civico di Foggia. Negli ultimi anni della vita professionale fu impiegato presso il Palazzetto dell’Arte. Menduni è ricordato soprattutto come eccellente disegnatore, caricaturista e autore di volumi su alcuni aspetti della città, della vita e su personaggi della Foggia dell’epoca. Come caricaturista si ricorda l’apprezzata mostra che tenne nel capoluogo il 7 agosto 1938, nell’àmbito delle iniziative del G.U.F.

(2) Menduni Mario, Documentata rassegna di una preziosa collezione, pubblicato ne Il Corriere di Foggia, n. 12 del 12 febbraio 1950, ripubblicato nella sua raccolta di articoli Squarci di vita foggiana, Foggia, Tip. “Il Rinnovamento”, 1958, pp. 20-23.

(3) Menduni Mario, Una preziosa raccolta mutilata dalla guerra, pubblicato ne Il Corriere di Foggia del 30 aprile 1950, ripubblicato nella sua raccolta di articoli Squarci di vita foggiana, Foggia, Tip. “Il Rinnovamento”, 1958, pp. 24-27.

(4) Il francescano Padre Michelangelo Manicone (Vico del Gargano, 4 marzo 1745 – Ischitella, 18 aprile 1810) fu un celebre naturalista e filosofo, autore de La Fisica Appula, in cinque volumi, opera nella quale esamina le caratteristiche fisiche delle terre del Gargano.

(5) Manicone Michelangelo, La Fisica Appula, tomo I, Napoli, Presso Domenico Sangiacomo, 1806, p. 154.

(6) Barbier Frédéric, Storia del libro: dall’antichità al XX secolo (titolo originale Historie du livre), Bari, Edizioni Dedalo, 2004, p. 331.

(7) Dizionario delle arti e de’ mestieri compilato da Francesco Griselini, Tomo I, Venezia, Presso Modesto Fenzo, 1768, p. 35. Scriveva Griselini: “Nel Giornale Economico di Parigi per l’anno 1758 è stata proposta una nuova maniera di conservare i grani dietro l’esperienza, la quale dicesi essere stata fatta sopra dugento misure di frumento. Si dee costruire a tal effetto una cava nel luogo più asciuto delle case che si proteggono e costruirla in maniera, che sia circondata da tutte le parti di picciole cave: bisogna praticarvi al di sopra un’apertura per calarvi giù il frumento: cotest’apertura dev’esser chiusa esattamente, e ricoperta di terra a livello del suolo che vi corrisponde. E’ d’uopo foderare l’interiore della cava di robuste tavole di quercia, e fare un intavolato del medesimo legno, posato sopra travicelli, affinchè il grano che è messo di sopra rimanga preservato dall’umidità delle terre e delle muraglie, senz’altro risentirne che il benefizio della freschezza. Il frumento in tal modo allogato non ha mestteri di esser rimesso o rivoltato colla pala e vi può dimorare parecchj anni senza soggiacere ad alterazione alcuna; ma innanzi di deporvelo conviene che sia perfettamente secco.”

(8)La Gioventù. Rivista nazionale italiana di scienze, lettere, arti’, Firenze, anno IX, n. 1, Vol. I, 15 gennaio 1870, pp. 295-296. Si riporta l’articolo integrale, unica traccia finora riscontrata che conduce alla testata citata nell’articolo di Mario Menduni del 1950:

UNIVERSITÀ DI STUDI AGRARI

Nell’Impero Austriaco si è divisato creare una Università Agraria-forestale, incorporando in essa l’antica Accademia forestale di Mariabrunn. Avremmo proprio desiderato, che questo concetto si fosse affacciato prima a’ Governanti del Regno d’Italia, avvegnaché è proprio una necessità per questa regione ricreare l’agricoltura, non perchè noi fossimo in pieno regresso, come i pessimisti vanno spacciando, ma perchè non vediamo che l’agricoltura progredisca ad un pari con le scienze fisiche e chimiche, e, quello che è peggio, ad un pari colle imposte, le quali sono divenute eccessive, e finiran per distruggere le nostre industrie agrarie, se non si troverà modo a far che queste prosperino, e dieno duplicati prodotti. Come ciò possa succedere coll’unire allo insegnamento delle lettere elementari nozioni agrarie, noi non intendiamo, comunque ammiriamo sotto i nostri occhi molte centinaia di uomini infervorati a ficcare una enciclopedia nelle menti de’ giovanetti, dai quali poi vedremo quanta utilità caverà la patria.

L’Agricoltura è scienza la quale va studiata con forte nerbo di studi, e con molto corredo di macchine e di sperimenti, fatti nelle varie plaghe della regione in cui si vive. Ha dunque essa bisogno di una Università, ma messa proprio come si usa in Germania, ove non è sterminato il numero de’ Professori, nè di breve durata è la lezione che danno, nè sono escluse le conferenze de’ discepoli. E costoro debbono addarvisi con tutto l’animo, e non come a passatempo, e come a ginnastica dello spirito.

Bisogna dunque provvedere a tanta bisogna, e se altri, cui spetterebbe, non vuol prendere la iniziativa, la prenda con petizioni la classe agricola d’Italia, la quale è la più numerosa, epperciò nel diritto di essere presa in maggior considerazione.

Il Ministro Castagnola, che si mostra così sollecito nel prodigare economii (qui, forse, c’è un errore, giacché l’anonimo articolista foggiano voleva parlare di encomii – ndr) a que’ comitati che lavorano pel miglioramento delle arti e delle industrie, vogliamo sperare che non troverà fuori di proposito quanto abbiamo esposto intorno alle Università Agrarie, e farà quanto è in lui di regalare anche all’ Italia un’ istituzione che è reclamata dall’indole istessa della sua popolazione, e che sola può somministrare i mezzi per riparare i gravi dissesti finanziari che oggi più che mai si affacciano spaventosi agli occhi di chi vorrebbe vedere non solo libera, ma anche florida questa misera Italia.

È un lampo che noi abbiamo voluto gettare in mezzo alle tenebre profonde che ci circondano: buon per noi, se lascerà una grata impressione.  R.

(9) Il giornale Il Giannone è citato nella Scheda n. 466 – Serie II – Luigi di Giuseppe. Carte di famiglia. La copia era indirizzata a Luigi Aquilecchia ospitando un articolo relativo alla costituzione del Consorzio del Tavoliere di Puglia con l’indicazione dei Soci. L’inventario delle carte della Famiglia Aquilecchia è stato curato dalla dottoressa Maria Pietrafesa (Direttore Tecnico della IANUS di Potenza), che ringrazio per avermi fornito i dati identificativi della testata.

(10) Nel 1859 la tipografia degli eredi di Giacomo Russo, ubicata in largo Farina n. 3, fu rilevata da Giuseppe Ciampitti (Foggia il 26 aprile 1831-Lecce il 2 agosto 1912), già dipendente, il quale aveva sposato nel 1855 Giulietta Russo, figlia di Giacomo e di Vincenza Tugino. Nella sua tipografia, che chiuse nel 1889, furono stampati, oltre a Il Giannone, altri interessanti periodici foggiani, tra i quali La Stella di Garibaldi nel 1863, La Gazzetta delle Puglie, che uscì tra il 1866 e il 1867, il Frustino, che fu pubblicato tra il 1871 e il 1881, e infine Il Trovatore, che uscì tra il 1883 e il 1884. Desumo queste notizie sul Ciampitti dall’ottimo lavoro curato da Michele Ferri e pubblicato in due puntate sulla rivista foggiana Diomede. Tra passato e futuro nel 2010.

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Author: Maurizio De Tullio

2 thoughts on “Svelato il mistero su due antichi  giornali foggiani “scomparsi” (di Maurizio De Tullio)

  1. Ringrazio il contributo fornito da Viere Ferro, che conferma l’esistenza di quel giornale. “Il Giannone” era però un giornale foggiano anche se guardava a buona parte della provincia.
    Molto interessante e ricco di spunti anche il libriccino citato dal lettore, anche da me acquistato molti anni fa ormai, su una bancarella del viale della Stazione.

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