Non è per rigirare il coltello nella piaga, ma citando l’intramontabile Trilussa, quando ce vò, ce vò.
Nella rutilante brochure dell’agenzia regionale Pugliapromozione sui Cammini, la svista commessa ai danni di Casalnuovo Monterotaro, collocato al di fuori dei confini regionali e con la denominazione sbagliata (Castelnuovo Monterotaro) non è la sola.
I “curatori” dell’opuscolo hanno sbagliato anche in nome di Casalvecchio di Puglia, indicandolo erroneamente come Castelvecchio di Puglia.
Ringrazio l’amico Nicola Ippolito per avermelo segnalato (ho provveduto anche a correggere l’articolo di ieri, in cui lamentavo l’assenza totale di Foggia da tutti i Cammini illustrati nella guida).
E, purtroppo, non è l’ultima amenità. Nel post di ieri mi sono occupato della esclusione di Foggia dall’itinerario fridericiano, nonostante la conclamata importanza che ebbe la città durante la dominazione sveva.
Sfogliando più attentamente la brochure, ci si avvede che Foggia non è fuori soltanto dal cammino Svevo, ma anche – secondo gli ineffabili responsabili dell’agenzia regionale – dalla “Puglia imperiale”, appellativo che viene attribuito alla provincia della BAT, nel cui territorio sorge Castel del Monte, uno dei monumenti fridericiani più rappresentavi.
Nulla da eccepire, il problema è che è un orrore storico affermare che la Puglia Imperiale si fermi all’Ofanto.
Non c’è nessun documento scritto che attesti la presenza dell’imperatore a Castel del Monte (che morì lo stesso anno in cui il meraviglioso castello venne completato) mentre esiste una valanga di documenti che attesta la frequente presenza a Foggia di Federico II, che trasferì la sua corte itinerante nel capoluogo dauno, eleggendolo a “inclita sedes imperialis”. L’imperatore non soltanto visse per diverso tempo a Foggia e in Capitanata, ma vi morì, esalando l’ultimo respiro a Castel Fiorentino, vicino Torremaggiore, località anch’essa del tutto dimenticata nella Puglia Imperiale delimitata da Pugliapromozione.
Foggia è stata esclusa dai Cammini essenzialmente per due ragioni, la prima tecnica (l’assenza del Comune dai tavoli in cui sono stati definiti i percorsi), l’altra politica (la mancanza di sentieri che i camminatori possano percorrere in sicurezza). Tesi opinabili, ma che ci possono stare.
Nessuna giustificazione può essere invece addotta per quella Puglia Imperiale che non tiene presente Foggia e la Capitanata. È un insulto alla storia.
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