Perché Foggia venne violentata

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Può il battito d’ali d’una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas? Certo che sì. Con questa provocatoria domanda e con la rigorosa dimostrazione scientifica con cui motivò la risposta positiva, il matematico e meteorologo Edward Lorenz enunciò nel 1960 la teoria del caos, che segnò la fine del determinismo scientifico. Il mondo non è un meccanismo preciso e perfetto, in cui una certa causa produce sempre un determinato (e prevedibile) effetto. La realtà è il risultato di fenomeni non lineari, ma discontinui, incerti, irregolari. E quindi, non prevedibili.
Siete rimasti sconcertati? Vi capisco. Da quando la teoria del caos è stata formulata, niente è più come prima nella comunità scientifica, tanto più che si è acclarato che non vale solo per la fisica, la matematica, la meteorologia ma anche per le scienze umane, la storia, la psicologia…
Però, pensate che bello sarebbe se potessimo disporre di una fotografia, di una immagine della farfalla brasiliana all’atto del suo batter d’ali che scatenerà l’uragano nel lontano Texas…
È quello che mi è venuto in mente guardando la curiosa cartolina che ho scovato nelle pieghe del web, e che Memorie Meridiane regala oggi ad amici e lettori del nostro blog.
Sulle prime, sembra un’immagine del tutto innocente: celebra la Scuola di Volo ubicata all’aeroporto Gino Lisa di Foggia, presso la quale, qualche anno prima, si erano addestrati i giovani piloti americani guidati da Fiorello La Guardia.
Per comprendere perché quei velivoli plasticamente in volo, sotto la suggestiva evocazione di Pegaso rappresentino il batter d’ali della farfalla, che innescherà il ciclone (anzi, nel nostro caso, la tragedia), si deve girare la cartolina, disegnata da Giulio Ferrari, e guardarne il verso.L’apparentemente innocuo cartoncino celebra il terzo anniversario di una particolare, infausta ricorrenza: le sanzioni comminate dalla Società delle Nazioni all’Italia fascista, che aveva occupato l’Etiopia. “A ricordo dell’ASSEDIO, perché resti documentata nel secoli – si legge nel testo dell’epigrafe – l’enorme ingiustizia consumata contro I’Italia, alla quale tanto deve la civiltà di tutti i continenti. Nel cuore e nella mente di tutti gli Italiani rimarranno per tutta la vita scolpiti i nomi delle nazioni che partecipano all’Assedio ignominioso e tutti gli Italiani trasmetteranno il ricordo e l’insegnamento dai padri, ai figli, ai nipoti…”
L’assedio di cui parlano i propagandisti del regime è rappresentato appunto dalla sanzioni economiche (embargo su armi, crediti, materie prime, divieto di importare beni) deliberate il 3 novembre 1935, e andate in vigore quindici giorni dopo, il 18. Non verranno mai seriamente applicate, soprattutto per la mancata adesione della Germania e degli Stati Uniti, che non facevano parte della Società delle Nazioni.
L’assedio, seppure blando e poco sostenuto da tanti Paesi, provocherà significative ripercussioni. Nelle relazioni estere si consolideranno i legami con la Germania hitleriana (che però in quegli anni forniva armi all’Etiopia). Sul fronte interno, vi sarà la svolta autarchica. L’Italia non vuol più dipendere dall’esterno, ma fare da sola. Per l’approvvigionamento del metallo necessari per la guerra coloniale, con la campagna dell’Oro alla patria e la Giornata della Fede (18 dicembre) gli italiani vengono invitati a regalare alla “patria” fedi nuziali, gioielli di famiglia, metallo.
In realtà, proprio come il batter d’ali della farfalla, le sanzioni si rivelarono un micidiale boomerang per chi le aveva promosse. Diversi paesi cominciarono a disimpegnarsi. Sette mesi dopo la loro adozione si riunì un’assemblea che riconobbe implicitamente le conquiste italiane in Etiopia e revocò le sanzioni (4 luglio 1936).
La cartolina della Scuola Avieri di Foggia venne spedita il 17 marzo 1937, quando il presunto assedio era già cessato, ma nuove, oscure nuvole si profilavano all’orizzonte. A novembre l’Italia entra nel patto Anticominter, che segna di fatto l’inizio dell’alleanza con Germania e Giappone. Nel 1938, vengono emanate le leggi razziali, nel 1940, Mussolini dichiara guerra alla Gran Bretagna e alla Francia.
L’importanza della scuola foggiana è attestata da Luigi Iacomino, nel suo libro Storia dell’aviazione in Capitanata (Claudio Grenzi Editore, 2006), che è il testo più completo ed esauriente in materia.
Secondo Iacomino, la scuola – tecnicamente definita Scuola di Pilotaggio di 2° Periodo – venne costituita dopo il 1925, al termine di “importanti lavori di ristrutturazione e ampliamento” del Gino Lisa. “Vi si brevettarono molti famosi piloti da caccia della Regia Aeronautica”: Iacomino ricorda Luigi Gorrini, Teresio Martinoli e Franco Lucchini.
Una cospicua documentazione è custodita nel Fondo Memorie Storiche dell’Aeronautica Militare, con documenti degli anni 1936-1937 e 1939.
Il ruolo nevralgico dell’aeroporto Lisa anche per ciò che riguardava la formazione dei piloti viene sottolineato da Iacomino anche in un altro passaggio del suo saggio. L’autore dà infatti notizia che “in seguito ad accordi segreti stipulati tra i Governi italiano e tedesco, sul Gino Lisa vennero inviati ad addestrarsi alla caccia e all’acrobazia aerea un certo numero di piloti appartenenti alla Luftwaffe.”
Furono le scellerate mire espansionistiche e colonialistiche del regime, con la guerra d’Etiopia e poi con l’entrata nel secondo conflitto bellico il battito d’ali iniziale che innescò la tragedia di Foggia, con la drammatica estate del 1943. Il resto lo fece la posizione strategica del sistema aeroportuale di Foggia nello scacchiere bellico. Conquistandolo, gli Alleati avrebbero avuto a portata di tiro la Germania di Hitler. A pagarne il prezzo furono, soprattutto, i foggiani.
[Se volete saperne di più, date un’occhiata agli approfondimenti che pubblichiamo qui sotto. Per scaricare la cartolina ad una risoluzione più elevata, cliccare qui.]
Geppe Inserra

Per approfondire:

Roosevelt: “Foggia città chiave per i Tedeschi. La sua conquista un successo strategico”

Quando il generale Eisenhower disse: “Prendiamo Foggia”

L’operazione Avalanche passò per Foggia

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Author: Geppe Inserra

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