Devo ringraziare l’impareggiabile Tommaso Palermo, studioso e cultore di storia cittadina, per avermi fatto scoprire la Teca Digitale dell’Archivio centrale dello Stato, i cui ricchi materiali ci faranno compagnia per alcune puntate di Memorie Meridiane la rubrica del nostro blog che offre ad amici e lettori gadget digitali che riguardano la nostra identità e il nostro passato. Il bello di questa libreria digitale è che i documenti sono offerti, grazie all’adozione dello standard IIIF (un insieme di standard aperti per la distribuzione on line di oggetti digitali di alta qualità su larga scala), in alta risoluzione e di dominio pubblico, diversamente da quanto – purtroppo – accade per tanti altri siti archivistici delle istituzioni culturali del nostro Paese.
L’estrazione, la pubblicazione e il riuso delle immagini sono gratuiti, quando non hanno finalità di lucro.
Cominciamo la pubblicazione delle diverse «chicche» che mi sono state segnalate da Tommaso o che ho rinvenuto navigando per la Teca con un paio di rarissime immagini dei cantieri del Palazzo III Incis. Le fotografie risalgono al 1936, e mostrano il palazzo in costruzione.
La scheda della Teca che se ne occupa, e che potete visionare qui, è intitolata Cantiere dell’I.N.C.I.S. a Foggia, lotto III, nel 1936 (2 immagini) (Foggia, 1936).
La fonte delle due immagini è:
ACS, ARCHIVI FOTOGRAFICI E FOTOGRAFIE/Ministero dell’interno (già Miscellanea A)/Le nuove costruzioni dell’Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati dello Stato (I.N.C.I.S.) in Italia nell’anno 1936.
Non è stato facilissimo collocare con precisione il punto di vista dal quale le foto sono state scattate. Azzardo qualche ipotesi. Quello della foto verticale dovrebbe essere l’attuale via Conte Appiano. Quello della foto orizzontale dovrebbe essere invece l’attuale piazza San Francesco, ma il palazzo che vi è rappresentato non è quello attualmente visibile proprio da piazza San Francesco, ma quello che si trova alle spalle, e che ha l’accesso in via Fiume. Per vostra comodità, ho scaricato la mappa attuale del sito da Google Earth, indicando con le due frecce rosse il punto da cui, a mio parere, il fotografo ha scattato le due immagini. Se non siete d’accordo, fatemelo sapere commentando il post.
Anche se abitualmente si indica con il nome di III Incis l’intero isolato compreso tra via Fiume, via Conte Appiano, piazza San Francesco e via della Repubblica, i lotti realizzati non furono 3 ma 4.
Nel suo libro «Urbanistica ed architettura nel Tavoliere delle Puglie», Gianfranco Piemontese pubblica le immagini del progetto del IV lotto, indicando chiaramente che si tratta di quello che sarebbe stato costruito, dopo il 1938, a piazza San Francesco.
Dal bel libro di Piemontese apprendiamo anche che progettista fu l’ingegnere razionalista italiano, Giuseppe Wittinch.
La costruzione dei palazzo Incis rappresentò per Foggia una delle prime iniziative di edilizia popolare. L’acronimo Incis sta per Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati Statali: si occupava di costruire abitazioni e gestirne l’assegnazione, a canone agevolato, agli impiegati pubblici.
I palazzi furono duramente danneggiati dai bombardamenti dell’estate del 1943, e restarono a lungo pericolanti. Ciononostante, il II lotto venne per diversi anni occupato dalle famiglie rimaste senza tetto per gli eventi bellici. Rappresentano, insomma, un pezzo importante della storia della città.Come sempre, vi ricordiamo che le fotografie che regaliamo ad amici e lettori e che vedete nel post, sono soltanto delle miniature degli originali, in alta risoluzione, che potete guardare o scaricare utilizzando i link che trovate alla fine dell’articolo.
Prima di fornirveli, un invito: Lettere Meridiane è una iniziativa completamente volontaria. Non chiediamo abbonamenti, né abbiamo proventi pubblicitari. Ci basta la vostra amicizia e la vostra simpatia. Per questo, vi invitiamo, se ancora non l’avete fatto, a seguire la nostra pagina Facebook, a iscrivervi alla nostra newsletter, a iscrivervi al gruppo Facebook Amici di Lettere Meridiane. Per iscrivervi alla newsletter, trovate il modulo in alto a sinistra sulla home page. Per la pagina e il gruppo facebook, cliccate sui relativi collegamenti. È tutto gratuito, e in più sarete costantemente aggiornati su tutti i post pubblicati da Lettere Meridiane.
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Foto magnifiche.
Sembrano plasticamente, segnalare un’epoca in cui la città si stava dando un progetto per il futuro prossimo.
È effettivamente così. La costruzione dei Palazzi Incis rispose al crescente bisogno abitativo della città, che cominciava ad assumere una dimensione sempre più terziaria e di servizio. Forse la scelta urbanistica avrebbe meritato qualche ulteriore ponderazione. In sostanza, i Palazzi Incis così come la Casa del Contadino, più avanti, vennero realizzati sul sito del trattura e del Piano delle Fosse, che il regime riteneva ormai non più utile, essendo stato costruito il grande silos di viale Fortore (all’epoca, il più grande d’Europa). Considerando che si trattava di un’area demaniale si poteva immaginare una utilizzazione meno “cementificata”. Che ne pensa? Geppe Inserra
l’opera di informazione e documentazione a favore dei fruitori, ancor più per coloro che a buon ragione seguono il lodevole e meritevole vostro impegno, si completerebbe, eventualmente, con ulteriori dati tecnici, quali ad esempio, la o le ditte esecutrici e la tempistica di realizzo. I primi per dare uno spaccato del sistema di selezione e appalto delle ditte-maestranze esecutrici e delle opere, la qualità e del cui output è indiscutibile (per far cogliere come un sistema di norme e prassi pur in un periodo che poteva risultare potenzialmente “clientelare”, invece, l’opera pubblica veniva affidata più che adeguatamente a competenze e probità sia nella programmazione che nella esecuzione…e la nostra città, proprio in quel periodo, dispone di varie testimonianze a riguardo), i secondi solo per dare un parametro dei possibili tempi di esecuzioni e completamento pur con tecnonologie e strumentazioni all’epoca datate.
Non vorrei errare, ma quel cantiere vide maestranze abruzzesi (teatine in particolare) e locali cooperare e scambiare tecniche operative, delle quali le prime si avvantaggiavano di esperienza evoluta nell’esecuzione di vari cantieri nazionali.
grazie per la vostra opera.